Sullo stadio, l’ignoranza e la vagina

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Se io dicessi “Che bestie schifose” sarebbe offensivo, per le bestie. Sì perché chiunque venga paragonato, con l’intento di insultarli, ai tifosi che a Genova si sono divertiti in un coro sessista, dovrebbe sentirsi offeso. Dire “Che animali” sarebbe improprio e inopportuno nei confronti delle povere bestiole, appunto. Secondo la Treccàni una barbarie è ‘uno stadio di civiltà primitiva, una crudeltà’. Quindi sì, forse è il sostantivo corretto per definire quanto accaduto allo stadio Marassi di Genova.

Una normalissima giornata allo stadio

Domenica pomeriggio. C’è il sole. I tifosi al Marassi, dopo mesi di assenza dagli stadi, sono in attesa che inizi la partita Sampdoria – Inter. Tutto è pronto per una domenica di sport come i vecchi tempi. Eppure mentre una donna tosa l’erba del terreno da gioco con un tagliaerba poco prima del match, migliaia (forse centinaia? Se fossero anche in dieci non cambierebbe niente) di uomini intonano: “Lascialo stare il tosaerba te la rasiamo noi“.

Vedere questo video accende una luce di allarme su un fatto sociale che con granitica convinzione ritengo il più pericoloso: l’ignoranza. Si discute tanto dell’accettazione di una diversità non diversità per le persone che ne amano altre dello stesso sesso, ma quando ci arriviamo a quella pacificazione sociale se ancora non si è fatto pace con la differenza di genere biologico?
Una donna è in un campo di calcio che lavora e fa il suo dovere, ma può essere insultata in quel modo per dare divertimento a centinaia di uomini che trovano svago e sfogo in quei 90 minuti di stadio dove è ammessa qualunque “goliardia“.

La goliardia da stadio: la solita banale scusa

Così la chiamano loro, quelli che insultano. Una “goliardata”, termine molto di moda soprattutto intorno agli anni ’30, che vive in quella linea sottile tra gioco e insulto. Un limite che solitamente non è poi così sottile o fraintendibile, a meno che non si voglia assottigliare la distanza fra le due cose. E quando si è in branco o in mezzo all’orda, per tornare al paragone barbarico, è sempre più facile sorpassare quel limite. E nascondersi vigliaccamente dietro alla definizione semantica che richiama al gioco.

E a far paura è che, anche in molti programmi non si è tenuto a marcare la differenza tra insulto e gioco. La goliardia del calcio può prevedere lo sfottò tra squadre non la messa in mezzo di una donna, una lavoratrice che sì, sorride, ma che è lì indifesa e tutto sommato disarmata. Parliamoci chiaro: cosa avrebbe potuto fare se non sorridere imbarazzata? Ha dimostrato che l’arma più forte è e rimarrà sempre il sorriso, sensibile, onesto e forte di chi, non potendo fare altro, si aggrappa alle proprie difese. Quelle dell’anima, l’unica in grado di battere l’ignoranza; ma quella non basterà il tosaerba a raderla via.

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