La spocchia americana. Chi vince l’NBA è campione del mondo?

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Conquistare un titolo nazionale e proclamarsi campioni del mondo? Negli Usa è consuetudine. Essere la Lega più impattante a livello globale con i migliori giocatori, ti dà il diritto di avere questa nomea? Lo sprinter Noah Lyles ha lanciato la polemica contoro la spocchia americana. Da che parte sta la ragione?

spocchia americana
Durant e Lyles (fonte thesportsrush)

Tra spocchia americana e autoproclamazioni, l’NBA è davvero la Lega dei Campioni del mondo?

Per gli antichi greci era la hybris, ma possiamo chiamarla anche superbia, tracotanza o supponenza. Dal gergo popolare prendiamo in prestito il termine ‘spocchia’, ovvero quell’atteggiamento altezzoso e pieno di superiorità. Ampliando gli orizzonti, una Nazione che, nel corso degli anni, più di tutte ha saputo indossare queste vesti, è l’America. Spesso preda dei propri deliri di onnipotenza, tra temi politici, economici e sociali, ha cercato di dimostrarsi migliore in molti settori, anche in quello sportivo. Su questi binari viaggia la polemica lanciata dallo sprinter statunitense Noah Lyles che, dopo 3 ori ai Mondiali di atletica, ha voluto sottolineare: “Perché i giocatori NBA dopo aver vinto il titolo si definiscano ‘campioni del mondo’? Alle Finals vedo le scritte ‘campioni del mondo’ sopra le loro teste. Dov’è il senso? Campioni del mondo di cosa? Gli Stati Uniti non sono il mondo”. Parole pesanti, che acquistano un maggior significato se si pensa che a dirle è stato proprio un atleta USA. Affermazioni dure contro le quali sono arrivate critiche e sfottò da parte del mondo NBA.

Gente come Durant, Booker, Lillard o Reaves hanno difeso a spada tratta il proprio ambiente di lavoro, sparando a zero contro Lyles. Lo sprinter statunitense non ha fatto altro che esprimere un concetto pensato in molti da tempo. Era, infatti, il 2010, quando un certo Popovich, guru del basket americano, affermava cose simili: “Non ha senso che una squadra NBA si definisca campione del mondo. Non ricordo di nessuno che abbia giocato fuori dai nostri confini per ottenere questa etichetta”. Intendiamoci, che la Lega americana sia la più impattante e potente per finanze e diritti tv è un dato di fatto, tutti i migliori giocatori militano tutti lì. Tuttavia, è pur sempre un campionato nazionale, che gioca con proprie regole e soprattutto questo titolo i giocatori se lo danno da soli, come facevano i monarchi assoluti nell’Europa del ‘700. Nessuna federazione internazionale li nomina ‘campioni del mondo’, per quello ci sono tornei mondiali o volendo le Olimpiadi. È la spocchia americana che, da deus ex machina, autoproclama l’NBA sul tetto del mondo.

Banchero (fonte sportmediaset)

Nel resto del mondo il basket si è evoluto. Gli americani non sono più i padri padroni?

Che gli Usa si sentano superiori rispetto al resto del mondo è assicurato. È nel loro dna e fa parte della storia americana questa continua rincorsa al primo posto in qualsiasi ambito. Dice bene Bargnani quando afferma: “Auto-proclamarsi campioni del mondo senza una vera partecipazione globale nella competizione, è un qualcosa di poco elegante. Nell’epoca segnata da un’enorme attenzione al politically-correct, sarebbe più appropriato che titoli come questo venissero assegnati in altro modo”. D’altronde come diceva Nanni Moretti “le parole sono importanti”, è giusto chiamare le cose col proprio nome. Se vinci l’NBA sei campione della Lega statunitense e basta, niente di più niente di meno. Anche perché, la supremazia del basket americano non è più così salda come un tempo. La pallacanestro nel resto del mondo, capitanata dalla FIBA, si è evoluta e migliorata, crescendo dal punto di vista qualitativo e strutturale. Le sconfitte subite, nell’ultimo ventennio, in campo internazionale dal Team USA parlano da sole.

Tra Indianapolis 2002, Atene 2004, Giappone 2006, senza dimenticare Cina 2019 e Manila 2023, gli Stati Uniti hanno subito sonore batoste a conferma delle crepe nel loro movimento. Insomma, americani padri padroni del basket? Tutt’altro. Di sicuro fortissimi interpreti del gioco, ma non più dominatori assoluti come un tempo. Le altre competizioni nel resto del mondo vanno osservate con un occhio di riguardo e rispettate, perché il loro livello si è alzato negli ultimi anni. Fa da eco Giannis Antetokounmpo, uno che nell’NBA ci sguazza da tempo: “Ci vuole rispetto per le altre leghe. I Nuggets sono campioni NBA, poi c’è la squadra campione di Eurolega, di Spagna o di Francia. Nel calcio, come massima competizione c’è la Champions League e chi vince è campione di quel torneo e non del mondo”. Per la serie a ognuno il suo. Forse Lyles non ha tutti i torti, nonostante le tante critiche, se vuoi proclamarti campione del mondo, devi lottare contro il resto del mondo e non rimanere nel ‘giardino di casa tua’.

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