L’NBA ai piedi di Nikola Jokic: il primo anello dei Nuggets porta la firma di Joker

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Una perfetta rappresentazione di strapotere fuori controllo. Nikola Jokic ha trascinato i Denver Nuggets alla conquista del primo anello NBA, una prima volta sia per lui che per la franchigia. Joker è entrato di diritto nella storia della squadra del Colorado e il segno che sta lasciando nel gioco è già rivoluzionario.

Jokic Denver VS Miami- finals NBA
Jokic Denver VS Miami- finals NBA (Getty Images)

Jokic realizza il sogno di Denver: il titolo che consacra la grandezza di Joker

Non c’è stato niente da fare per i Miami Heat. La finale ha avuto un solo padrone dall’inizio alla fine ed è terminata con un netto 4-1 in favore di Denver. I campioni della Eastern conference hanno provato a contrastare la squadra di Michael Malone, affidandosi al talento di Jimmy Butler. Lo status di Nikola Jokic ha fatto la differenza e ha delineato l’esito della serie. Il primo titolo dei Nuggets ha definitivamente consacrato la grandezza di Jokic. Come un cerchio che si chiude dopo 9 anni, quando nel Draft 2014 Denver lo aveva selezionato come 41ª scelta. A quei tempi sarebbe stata pura utopia pensare che un giocatore con appena un anno tra i professionisti avrebbe potuto lasciare un segno così netto nel basket NBA. Quello di Joker è stato un percorso fatto di step, sconfitte ma anche traguardi personali significativi come i due premi MVP consecutivi nel 2021 e nel 2022.

A questi si è aggiunto il premio MVP delle Finals 2023 che ha coronato un viaggio straordinario del centro serbo. Coach Malone gli ha costruito attorno una macchina perfetta, intuendo che gli altri dovevano essere in grado di giocare in funzione di Jokic. Negli ultimi anni è venuto fuori Jamal Murray, la metà mancante per creare una squadra da titolo. Il partner perfetto per Joker, capace di giocare sotto pressione e di prendersi tiri pesanti. Il duo Murray-Jokic è diventata la prima coppia nella storia dei playoff NBA a tenere una media di almeno 25 punti, 5 rimbalzi e 5 assist. Spaventosi, invece, i numeri individuali del serbo: 30 punti13,5 rimbalzi e 9,5 assist di media in 20 gare di playoff. Il tutto racchiuso in un gioco all’apparenza elementare ma estremamente efficace, che lo rende unico nel suo genere, quasi irreale nella capacità di dominare in tutte le zone del campo con assoluta semplicità.

Jokic campione NBA con i Nuggets
Jokic campione NBA con i Nuggets (Getty Images)

Il dominio nella semplicità: la rivoluzione di Jokic

Probabilmente esiste un prima e un dopo Jokic. Il serbo ha creato uno spartiacque nella storia della Lega, dimostrando che si può essere dominanti anche senza risultare all’apparenza spettacolari. “So quanto è forte. Quando difendi con lui sei sempre fuori equilibrio. Vede le giocate ancor prima che capitino. Non ce ne sono molti come lui nella Lega. Tutti parlano delle sue statistiche ma il centro del suo gioco è la sua mente, è speciale”. Così LeBron James ha elogiato Joker al termine della serie persa 4-0 contro i Nuggets. Quando ricevi un attestato di stima di questo spessore da parte del Re, vuol dire che sei già nell’Olimpo del gioco. Proprio la sua semplicità lo ha portato a dominare sugli avversari. Non spicca per velocità ed esplosività ma ha scolpiti nella mente i fondamentali e comprende il gioco come pochi nella storia della Lega.

L’Antidivo per eccellenza, un atleta che non cerca i riflettori ma che si amalgama perfettamente col resto della squadra. Negli ultimi anni ha rivoluzionato il gioco, diventando l’incubo degli avversari. Una storia da raccontare, quella di Nikola Jokic che da ragazzino non era esattamente l’atleta per eccellenza, anzi decisamente sovrappeso. Ha dovuto lavorare più degli altri, non avendo doti fisiche innate. Un percorso fatto di rinunce e fatica, che lo ha portato a riscrivere la storia dei Denver Nuggets, la franchigia che lo ha scelto quando in pochi ci avrebbero creduto. Oltre alla conquista del titolo, è diventato il primo centro dai tempi di Shaquille O’Neal (2002) a vincere il premio di MVP delle Finals, il quarto negli ultimi quarant’anni. Adesso è chiamato alla sfida più difficile, quella di difendere il titolo puntando al ‘back to back’. Un’impresa ardua che potrebbe consegnargli definitivamente la corona.

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