Volley, cambiano i calendari internazionali ma chi pensa agli atleti? La rabbia di Mauro Fabris

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Qualche settimana fa, era il 22 giugno, la FIVB ha approvato i nuovi calendari internazionali. Calendari serrati che hanno suscitato indignazione e la replica del Presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile Mauro Fabis.

Lega Volley Fabris
Mauro Fabris ha espresso il proprio dissenso sui calendari internazionali. Ph. Credit: Lega Volley Femminile

Volley: ecco i calendari internazionali. L’ira di Fabris

Mauro Fabris non ci sta. Dopo l’ufficializzazione dei nuovi calendari ufficiali da parte della FIVB è arrivata la reazione del numero uno della Lega Pallavolo Serie A Femminile. Dal prossimo anno i Mondiali si svolgeranno ogni due anni, alternandosi con Europei e VNL per il quadriennio 2025-2028. Nel 2028 ci saranno così tre manifestazioni: VNL, Giochi Olimpici di Los Angeles e Europei. Scompariranno contestualmente i tornei di qualificazione alle competizioni internazionali. Fabris a chiare lettere ha espresso il suo dissenso che interpreta un malcontento generale. “Ci dispiace che le nostre preoccupazioni non abbiano ricevuto la doverosa attenzione soprattutto per quanto riguarda la necessità di tutelare la salute e lo sviluppo equilibrato delle atlete impegnate praticamente tutto l’anno sui campi da gioco in giro per il mondo, anche in tornei come la VNL, sulla cui validità è lecito interrogarsi”.

Poi Fabris continua: “A rischio è anche la qualità e sostenibilità dei campionati nazionali. La Serie A1 è una competizione lunga e impegnativa, che accoglie le migliori giocatrici a livello mondiale, con squadre che giocano costantemente manifestazioni europee e intercontinentali. Già in questi anni la compressione dei nostri calendari è stata evidente, l’ultima Finale Scudetto ne è stata un esempio, con gare molto importanti giocate a distanza di quarantotto ore. La prossima stagione subirà ancora di più le scelte prese a livello internazionale da FIVB e CEV, con i campionati che dovranno terminare addirittura entro la fine di aprile: meno di sette mesi, un record negativo che impatterà sulle società e sui loro sponsor“.

Italia volley
La Nazionale femminile di volley impegnata in VNL – Ph. Credit: Fipav

Gli atleti non sono macchine

Lo sfogo, comprensibile, si focalizza su un punto: il rispetto. Esiste davvero rispetto per gli atleti o sono visti solo come macchine che devono performare? Pallavolisti, cestisti, ginnasti, vengono retribuiti per svolgere quello che è, a tutti gli effetti, seppur meramente fisico, un lavoro. Nella maggior parte dei casi l’attività agonistica d’alto livello viene associata a un percorso di studi per avere delle speranze per il futuro. Ci sono così doppi impegni, allenamenti e gare praticamente sempre. Di anno in anno vengono inserite competizioni a favore della spettacolarizzazione di tutto. Lo sport è una grande fonte di intrattenimento, ma il gioco vale la candela? Non sarebbe giusto avere un po’ di riguardo per il fisico ma soprattutto per la mente?

Giocatori di volley come Giannelli o Michieletto non si fermano da Tokyo 2020. La ginnasta Simone Biles, schiacciata dalle aspettative, dalle pressioni e da periodi di stress non gareggia (ora dovrebbe tornare) proprio dall’Olimpiade nipponica. Adam Peaty, ranista britannico storico “rivale” di Martinenghi si sta prendendo una pausa per riposare la mente. “Come alcuni di voi sanno – ha scritto qualche mese fa – ho avuto difficoltà con la mia salute mentale negli ultimi anni e penso sia importante essere onesti a riguardo. Sono stanco, non mi sento me stesso e non sto godendo lo sport come ho fatto per l’ultima decade“. Qualche settimana fa dopo le Finals di basket, Nicolò Melli ha implorato i vertici della Lega Basket di disputare le finali al meglio delle 5 e non delle 7: richiesta fortunatamente accolta. Gli atleti non sono robot, non possono essere sempre al top e proprio per questo per recuperare energie fisiche e dovrebbero fermarsi come avviene per tutti i tipi di lavoro.

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