Sha’Carri Richardson, chi è la velocista americana, tra i personaggi dell’anno

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23 anni, nata a Dallas in Texas: Sha’Carri Richardson è la vincitrice dei 100 metri agli ultimi mondiali di Budapest e bronzo nei 200. La statunitense è tra le candidate al premio “Women’s World Athlete of the Year 2023″.

La velocista americana Sha'Carri Richardson
La velocista americana Sha’Carri Richardson. Ph. Credit: IG Richardson

La donna più veloce del mondo: Sha’Carri Richardson

A 23 anni Sha’Carri Richardson ha già scritto un pezzo importante della propria storia vincendo i 100 metri ai Mondiali 2023 di Budapest. Con il crono di 10.65 si è piazzata davanti a Shericka Jackson e alla cinque volte campionessa del mondo  Shelly-Ann Fraser-Pryce. La Richardson ha così riportato l’oro negli USA: non accadeva dal successo della compianta Tori Bowie nel 2017. Un vero riscatto per la velocista squalificata, per essere stata trovata positiva alla marijuana prima dei Giochi di Tokyo 2020. Squalifica, che, tra l’altro fece discutere e non poco, visto che negli Stati Uniti, la sostanza a scopo ricreativo è legale dal 2014. La squalifica fu solo di un mese, ma fatale per i cinque cerchi e per la qualificazione, poi fallita al Mondiale di Eugene 2022.

Sha'Carri Richardson
L’eclettica americana Sha’Carri Richardson. Ph. Credit: IG Richardson

Il tentato suicidio

Oltre la pista, però, ci sono stati momenti di difficoltà. In passato la sprinter ha anche lottato per la sua salute mentale. Nel 2021, a seguito della morte della madre (che da piccola l’aveva abbandonata) ha attraversato un momento non facile. Tempo fa raccontava: “Ho appreso la scorsa settimana che mia madre naturale era morta. Ho scelto di seguire i miei sogni, di venire qui e di rendere orgogliosa la famiglia che ho su questa terra. Nessuno sa cosa sto passando. Tutti hanno delle difficoltà e lo capisco, voi mi vedete su questa pista e vedete la faccia da poker che faccio, ma nessuno tranne loro e il mio allenatore sa cosa passo giorno per giorno. Sono molto grata, senza di loro, non ci sarei io. Senza mia nonna, non ci sarebbe Sha’Carri Richardson. La mia famiglia è il mio tutto, il mio tutto fino al giorno in cui avrò finito”.

L’assenza, della figura materna, su sua stessa ammissione, l’ha anche portata a pensare, al liceo, al suicidio. È stata così cresciuta dalla nonna. dalla zia Shayaria. ” Le dicevo sempre: ‘Hai intenzione di lasciarmi anche tu?’ Mi ha detto di no, che avrei sempre avuto una famiglia e fino ad ora non mi ha mai lasciato. Sapevo di averne bisogno di affetto e quando me l’ha dato, ho capito che la mia vita si era trasformata”. Proprio la zia è stata, non a caso, la sua prima allenatrice.

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