La telecronaca è un mestiere che negli anni ha subito profondi cambiamenti, andando di pari passo con le trasformazioni del calcio. Per analizzare il mondo dei telecronisti abbiamo parlato con uno dei migliori in circolazione. Di seguito vi raccontiamo l’intervista a Ricky Buscaglia, telecronista DAZN.
Intervista a Ricky Buscaglia: “Ho ancora il fuoco delle prime volte”
L’intervista si è aperta con un confronto tra la telecronaca del passato e quella di oggi, che ha subito dei cambiamenti netti, in relazione ai nuovi mezzi di informazione. Ricky Buscaglia ha sottolineato però come l’essenza del telecronista rimanga la stessa: “La telecronaca è cambiata ma è cambiato il calcio. Sono cambiate le regole, il ritmo del gioco e di conseguenza anche il ritmo della telecronaca. Recuperare informazioni oggi è molto più agevole ma allo stesso tempo i pericoli aumentano, in relazione all’attendibilità delle fonti. Le regole grammaticali di questo mestiere rimangono sempre, dal contesto della partita alle nozioni tecniche”. Sulla relazione del telecronista con il pubblico, Ricky si è espresso così: “La curiosità da parte del pubblico c’è sempre stata. Sento spesso parlare di tattica ma mai di tecnica. Lo spettatore ne sa di più, sì ma sceglie cosa sapere. Paradossalmente la partita di nicchia è più rischiosa per un telecronista rispetto al big match perché si tratta di gare molto specializzate dove troverai un pubblico iper competente.
Gare più di cartello richiedono uno storytelling legato al play by play più che nozionistico“. Il telecronista ormai spesso vive l’evento da tubo (da studio) ma per Ricky la vera telecronaca è dal vivo: “La telecronaca è da stadio, perché hai tutto sott’occhio e sei dentro l’ambiente. Mi piace trasmettere quello che avverto sotto pelle, l’atmosfera che respiro prima e durante la partita. Inoltre hai delle letture a 360 gradi che da studio non puoi riuscire a vedere. Sicuramente da stadio devi dare un occhio al campo e uno al monitor, un doppio sguardo non necessario da tubo”. Si dice spesso che la telecronaca sia per buona parte istinto ma naturalmente alcuni riferimenti ci sono e sono necessari. Uno di questi è l’intro, giocata in modo diverso in base al proprio stile: “Per me l’intro è il titolo, io la vivo così. Ci sono telecronisti più discorsivi, io invece in poche righe voglio dare il titolo come se fosse un giornale, utilizzare il potere di sintesi per dare le nozioni principali di quell’evento. Questo è il mio stile“.
Le chicche di Ricky Buscaglia: sintonia, la parola chiave per una buona telecronaca
Il telecronista di Dazn ci ha raccontato anche il suo rapporto col VAR: “Ci siamo adattati, ormai c’è da tanti anni ma all’inizio è stato molto difficile. Vivo quei momenti esattamente come li vive il pubblico, cercando di seguire l’istinto e l’emozione del momento. Il segreto della buona telecronaca è essere in sintonia con la partita. Se un’azione è da 100% di entusiasmo lo è al 100%. Diventa automatico seguire il flow della gara. Di conseguenza se il VAR è lungo cerco di riempire ma anche far vivere l’attesa a me piace. Un po’ come il rigore, io aspetto che venga calciato. Il tifoso vuole silenzio in quel momento e io lo lascio battere, aspetto l’esito e poi intervengo”. La parola chiave per Ricky Buscaglia è sintonia, necessaria per farsi trasportare dalla gara in maniera efficace.
“La sintonia porta a non avere paura delle pause. La vera difficoltà è lo 0-0 noioso dove il telecronista deve essere bravo a portarti dentro una gara povera di elementi. Ho l’emozione della prima volta e il veleno dei primi tempi. Il mio fuoco non si è mai spento. Col tempo migliori nella gestione dei momenti, nel tono, nel selezionare le cose da dire tra quelle preparate. Le emozioni, però, sono sempre dietro l’angolo e guai a non coglierle“. Oggi il telecronista è spesso affiancato da un commentatore tecnico. Ricky ci ha raccontato il rapporto con la seconda voce: “Per me è arricchente perché dà letture diverse. Arrivano molto prima nelle letture di determinati aspetti e sfumature che il telecronista non può cogliere. Il segreto è trovare un’armonia di racconto tra le due voci. Si viaggia insieme, si parla prima del match ma il racconto poi viene da sé”.
L’iter di preparazione alla telecronaca e la gestione dell’errore
Anche il telecronista può sbagliare, ma il racconto live deve andare avanti. Naturalmente ci sono errori più gravi di altri, come sottolineato dallo stesso Ricky Buscaglia: “L’errore più grave è sbagliare i marcatori ovviamente, ma anche avere lacune sul regolamento. Con l’esperienza ho imparato a gestire anche l’errore in maniera più serena rispetto a 10 anni fa. È come l’attaccante che sbaglia il gol a porta vuota. Tutto dipende da come reagisci a quell’errore e la gestione è importante sia nella stessa partita che sulle successive”. Ogni telecronista ha il suo iter di preparazione e non esiste uno migliore di un altro. Ricky ci ha raccontato il suo: “Cerco di riascoltarmi sempre quando posso. In base al numero di partite che ho nel weekend seleziono quante vederne in settimana. Cerco di analizzare bene i calci piazzati, la disposizione tattica dei club. Vedere partite è un passaggio fondamentale, impossibile da tralasciare”.
Nel calcio moderno hanno assunto sempre più valenza le statistiche. Spesso si abusa di questo strumento, tralasciando l’aspetto più creativo del gioco. Il nostro protagonista ha evidenziato come sia importante individuare la statistica giusta: “Dipende quanto è rilevante nello sviluppo del gioco. Non sono un fan della statistica ma alcune sono rilevanti. È utile ma tutto fuorché determinante. Le leggo tutte ma ne seleziono solo alcune che possono supportare una lettura o una percezione”. In molti potranno chiedersi quanto ci sia di tecnica e preparazione e quanto di istinto in una buona telecronaca. Ricky ha dato la sua lettura: “La telecronaca è grammatica, è preparazione ma anche emozione e bisogna coprire tutti e tre gli aspetti con il giusto equilibrio. Non c’è un aspetto più predominante rispetto a un altro”. Nella bolla di Ricky si crea un mix perfetto delle varie componenti che portano a un racconto avvincente e unico.