Il 3 novembre del 2003, il tennista del Nebraska diventava il nuovo numero 1 della classifica ATP. Per almeno 20 anni, Andy Roddick sarebbe rimasto l’ultimo atleta statunitense a raggiungere questo traguardo
Il titolo agli US Open e il primato mondiale
Siamo agli inizi del nuovo millennio quando il tennis statunitense, che ha da poco dovuto fare i conti con la fine della più grande rivalità di sempre nel tennis internazionale, dà il benvenuto a un nuovo giovane fuoriclasse. Pete Sampras si è appena ritirato, Andre Agassi è ormai nella parte finale della sua carriera. Ma c’è un ragazzino di Omaha, nel Nebraska, che può aiutare i tifosi americani a non vivere di ricordi ma mantere il focus sul presente. Servizio devastante e dritto esplosivo, Andy Roddick dà immediatamente l’impressione di poter dominare la scena mondiale. Gli Stati Uniti hanno la possibilità di dare continuità al proprio primato ai vertici del tennis internazionale. Alla fine del 2002, quando ha da poco compiuto vent’anni, A-Rod è già nella top 10 delle classifiche ATP.
Il 2003 sarà l’anno dell’esplosione definitiva. All’Australian Open e a Wimbledon è semifinalista, poi inizia l’estate sul cemento nordamericano e Andy diventa inavvicinabile per chiunque. Al titolo vinto a Indianapolis a luglio, segue la doppietta nei Masters Series di Montreal e Cincinnati, che permette al giovane americano di presentarsi a New York come principale favorito per gli US Open. A Flushing Meadows il tennista Omaha va a un passo dall’eliminazione in semifinale contro David Nalbandian, a cui salva un match-point prima di imporsi in cinque set. In finale, per Juan Carlos Ferrero non c’è scampo. Vince Andy Roddick, che diventa il secondo giocatore a realizzare il Summer Slam dopo Patrick Rafter nel 1998. Secondo Rino Tommasi “per Roddick è il primo, ma certamente non l’ultimo torneo dello Slam“. Il 3 novembre del 2003, Andy diventa numero 1 della classifica ATP. Sembra essere solo l’inizio di una carriera da dominatore.
La non rivalità con Roger Federer
Purtroppo per Roddick, il pronostico di Rino Tommasi non verrà rispettato. Già campione a Wimbledon e alla Tennis Masters Cup nel 2003, Roger Federer a partire dall’anno successivo dimostra di essere di un’altra categoria rispetto a tutti gli altri. Nel febbraio del 2004 lo svizzero scavalca Roddick e si prende la prima posizione in classifica: non la lascerà più per 237 settimane consecutive. Andy resterà un ottimo numero 2 per tutto l’anno, poi l’arrivo di Rafael Nadal lo costringerà a diventare il terzo della classe nel 2005, allontanandosi progressivamente da quel ruolo di protagonista che sembrava poter ricoprire a lungo. Ma, soprattutto, non riuscirà mai a creare una vera rivalità con Roger Federer, contro il quale perderà le finali di Wimbledon 2004, 2005 e 2009 – quest’ultima dopo essere stato avanti di un set e per 6-2 nel tie-break del secondo set, poi perso – e quella degli US Open 2006.
Protagonista assoluto, Roddick lo resterà solo nelle conferenze stampa. “Se esistessero le classifiche per le conferenze stampa, non avrei mai dovuto preoccuparmi di uscire dai primi cinque. Sono diretto nella vita come nel tennis. Davanti ai giornalisti rispondo la prima cosa che mi salta in mente – dichiarò l’ex numero 1 statunitense – non ci penso su, cerco di essere onesto. Per questo nelle conferenze stampa mi rilasso e qualche volta rido anche delle domande che mi vengono poste”. Potrebbe essere sintetizzato in queste parole il suo modo di comunicare. Del resto, è sempre stato difficile trattenere le risate quando Andy metteva in discussione la professione arbitrale, come quando disse: “Continuate gli studi, ragazzi, o potreste finire per diventare un giudice di sedia”. Un fenomeno della comunicazione, che ha saputo vincere tanto anche sul campo. Resta lui l’ultimo campione Slam e numero 1 del tennis a stelle e strisce.