Padel, paddle o padol?

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Siete in quattro, chiusi in uno spazio ristretto, recintato e con muri che vi separano dall’esterno. Sembrerebbe di stare chiusi in un pollaio se non ci fosse una pallina gialla che rimbalza continuamente sulle pareti e sul terreno. Per chi lo guarda da fuori, il padel può sembrare uno sport bislacco ma quando si entra nel terreno di gioco la storia cambia. 

Il padel ha visto una crescita esponenziale nel nostro Paese: basti pensare che nel solo comune di Roma, gli impianti sono passati dalla dozzina del 2009 agli oltre 500 del 2019. Ciononostante, è uno sport che per molti ha ancora degli aspetti di incertezza: a partire dal nome. C’è chi lo chiama Padel, c’è chi lo chiama Paddle (all’inglese) e c’è chi si abbandona a declinazioni anche fantasiose (padle, padell, padol ecc). Il motivo di tale dubbio linguistico è da ricercare nelle origini di questo sport, per buona parte ancora avvolte nel mito.

Padel o Paddle: le origini

C’è, ad esempio, chi pone l’origine di questo sport nel tardo diciannovesimo secolo in ambiente anglosassone. Che sia stato un sacerdote newyorkese o dei marinai inglesi, gli storici sono tutti d’accordo sul fatto che, in una piccola parrocchia o una nave, ci fosse poco spazio per giocare a tennis. Potrebbe essere nata così l’idea di giocare su mezzo campo da tennis. Il termine “paddle”, in inglese, significa “pagaia” e richiama sia la forma dell’attuale racchetta da padel, sia lo strumento probabilmente usato originariamente per mandare la pallina dall’altra parte della rete.

Quello di cui siamo certi, invece, è che le prime regole per giocare a padel, furono stabilite nel 1969 da Enrique Corcuera, magnate messicano che si fece costruire un campo nella sua abitazione. Anche Enrique aveva qualche problema di spazio e invece di abbattere i muri di casa propria, decise di includerli nel terreno del gioco che chiamò, appunto, “padel”. Dal Messico, il padel sbarcò in Europa grazie ad Alfonso Hohenloe, imprenditore spagnolo che, provata la creazione dell’amico Enrique, si fece costruire un campo nel proprio circolo sportivo di Marbella. La nutrita comunità argentina residente nella città spagnola, contribuì ad esportare il gioco in sudamerica. È proprio in Argentina che il padel si diffuse a macchia d’olio conquistando da subito milioni di giocatori.

Lo sviluppo del paddel

Parallelamente, anche in Spagna il nuovo sport si diffuse rapidamente, attirando un pubblico composto per lo più da vip ed esponenti della borghesia iberica. È a Madrid, infine, che nel 1991 nasce la Federazione Internazionale, che per la prima volta ufficializza il nome del nuovo sport: si chiamerà “Padel” (FIP). Al contrario di padéll o padól che lo sono del tutto, il termine Paddle non è del tutto scorretto ma è la traduzione naturale dal termine Pádel (pagaia in spagnolo) in inglese. 

Padel racchetta

Non c’è da stupirsi, quindi, se nel circuito Slam, sono per lo più argentini e spagnoli a farla da padrone sui campi da Padel. In Italia è la Federazione Tennis che, dal 2008, governa le attività legate a questo sport. Nel nostro Paese – in cui nessuno si sogna di dire che gioca a “pagaia” – il Padel ha conosciuto uno sviluppo incredibile, contribuendo a fare del Tricolore una delle bandiere più importanti nel panorama internazionale e, nel giro di pochi anni, a essere il movimento padelistico più importante d’Europa, dopo la Spagna.

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