Il buio dopo il ritiro dal calcio: “Concedetemi un po’ di paura”

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Per anni sempre quella maniacale routine. Allenamenti, alimentazione controllata, casa, riposo e partita. Ogni giorno la stessa, identica vita. Poi di colpo, tutto cambia. Ci si ritrova a doversi reinventare come essere umano. Depressione, ansia e fragilità mentale. Tante le difficoltà che attanagliano gli atleti dopo il ritiro dal calcio. Paura di abbandonare quello che si ama, panico di dover ripartire da zero.

ritiro dal calcio
Zlatan Ibrahimovic ancora in attività a 41 anni

Da Totti a Ibrahimovic e Inzaghi. La malattia del ritiro dal calcio

Se per oltre vent’anni hai vissuto di adrenalina, agonismo, tifosi acclamanti, soldi a palate e ferrea routine fisico-atletica, poi è molto difficile abbandonare di colpo tutto questo. Lasciare lo sport ad alti livelli e ritirarsi non è semplice e parlando di calcio, è ancora più complesso. Il ‘pallone’ è un qualcosa a sé, ha una vita propria, è staccato dagli altri sport. I calciatori vivono in una realtà ovattata, quasi alienata dal resto della società, vestendo, forse inconsciamente, i panni di personaggi irraggiungibili. Per questo, quando la carriera termina, il fisico e l’età gridano ‘Stop’, si ritrovano catapultati nella quotidianità e nella realtà delle ‘persone comuni’. Quando nella tua vita, non hai fatto altro che calciare un pallone, seguire diete su misura, riposarti, allenarti e non pensare ad altro, eccetto che fare bella figura allo stadio. E’ davvero complicato reinventarsi e ripartire da zero. Non avere più l’agonismo giornaliero che ti spinge a raggiungere risultati. Non dover più obbligatoriamente allenare il tuo fisico in modo maniacale.

Sono cambiamenti profondi da metabolizzare e superare. Il ritiro dal calcio e l’abbandono di questo strutturato mondo, hanno creato e continuano a creare molti disagi agli ex-calciatori. Vedere la propria vita capovolta e non poter fare più affidamento su quei punti fermi che hanno caratterizzato un’intera carriera, può portare a depressione, attacchi di panico, fragilità mentale o abuso di sostanze. Quella paura di smettere con il pallone fa crollare anche i fisici più scultorei. Ne sa qualcosa Zlatan Ibrahimovic che ha dichiarato qualche settimana fa: “Pensando al ritiro provo panico e paura. L’adrenalina che mi regala il calcio non la troverà da nessun’altra parte”. Fa da eco Francesco Totti, che il giorno del suo ritiro, in un Olimpico gremito, disse piangendo: “Spegnere la luce è difficile, ora concedetemi un po’ di paura”. Fanno riflettere anche le parole di Pippo Inzaghi: “Per noi è dura smettere, accettare la fine. Anche se hai la famiglia vicino, non sai mai cosa ti aspetta dopo. Le sensazioni che ti dà il calcio non sono ripercorribili”.

ritiro dal calcio
Gareth Bale si è ritirato dal calcio giocato lo scorso gennaio

Quando ci si deve fermare? Come affrontare il post agonismo? Prepararsi prima?

Per chi lo vive h24, immerso totalmente, il calcio è come una droga. Si crea una dipendenza tra atleta e pallone, tra uomo e il suo gioco. Perché, parliamoci chiaro, fino a prova contraria, il calcio è un gioco e se dopo vent’anni di ‘divertimento’ ad un ragazzo togli di botto il suo ‘giocattolo’, è comprensibile che possa avere conseguenze. Forse è anche per questo che giocatori stagionati come Cristiano Ronaldo, Zlatan o altri, non si arrendono allo scorrere del tempo e continuano a cercare esperienze calcistiche in giro per il mondo. Non vogliono smettere perché hanno paura, tremano per quello che verrà dopo. E’ forte la testimonianza di Danny Murphy, ex-calciatore dell’Inghilterra e del Liverpool. “Quando giochi ti senti invincibile. Per paura, non volevo pensare a cosa fare una volta smesso. Dopo il ritiro ho sofferto di depressione, perché il calcio ti dimentica subito. Mi rifugiai nell’alcool, nella droga e nel gioco d’azzardo. Ho mandato in frantumi il matrimonio. Solo con il lavoro terapeutico ne sono venuto fuori”.

Parole che fanno comprendere come dietro sportivi, soldi, successo e riconoscimenti, si nascondano ragazzi fragili, a volte incapaci di ricominciare da zero. Impossibile stabilire un’età fissa per ritirarsi, ognuno ha il suo momento, ribadisce Gigi Buffon: “Smetterò quando non avrò più lo stimolo per allenarmi e per fare questo lavoro”. Però, è opportuno prepararsi ad affrontare il post-agonismo. Non sono pochi i calciatori che, dopo aver abbandonato gli scarpini, hanno avuto problemi economici, perché, semplicemente, non sapevano amministrare le finanze quotidiane. In questa direzione, si stanno muovendo Fifa e Fifpro per un dare sostegno. In Italia l’AIC ha avviato l’iniziativa “Facciamo la Formazione” con l’obbiettivo di reinserire i calciatori in altri ambiti lavorativi. Insomma, il calcio, oltre ai gol, porta con sé problematiche, ma può rappresentare anche una tappa temporanea prima di cambiare vita, come capitato ad Alessandro Spanò, ex-calciatore di Serie C: “Lascio il calcio a 26 anni. Ho ottenuto una borsa di studio in una business school internazionale. Il mondo mi aspetta”.

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