Il Cio ha deciso: sì alla riammissione di russi e bielorussi alle competizioni sportive, ma solo in forma individuale (non vale per le squadre) e neutrale, senza bandiere o inni. Nessuna presa di posizione certa, invece, in vista di Parigi 2024 e di Milano Cortina 2026.
Il Cio riammette atleti russi e bielorussi
Nell’ultimo esecutivo del 28 marzo, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) si è espresso a favore della riammissione alle competizioni sportive degli atleti con passaporto russo e bielorusso. Questi potranno competere in forma individuale, non è invece consentita la partecipazione delle squadre e in forma neutrale. Non saranno ammessi atleti che hanno sostenuto la guerra o che si sono impegnati militarmente. Il Cio ha poi specificato che la scelta, per il momento, non riguarda la i Giochi Olimpici di Parigi 2024 o quelli di Milano – Cortina 2026. Per le Olimpiadi estive e invernali ogni decisione verrà presa a tempo debito. Una scelta che non è stata condivisa da molti paesi europei e a cui il Cio ha prontamente risposto: “Non può spettare ai governi decidere quale atleta può prendere parte a quali competizioni. Questa sarebbe la fine dello sport internazionale così come lo conosciamo“.
In ogni caso la decisione ultima spetterà alle singole federazioni. Il tennis, ne è un chiaro esempio. Da quando è scoppiata la guerra è uno dei pochi sport che ha permesso la partecipazione a russi e bielorussi. Unica eccezione Wimbledon che lo scorso hanno aveva bannato i campioni provenienti dai paesi del Presidente Putin e di Lukashenko. Decisione decaduta quest’anno con l’ok alla loro partecipazione. Poi c’è World Athletics che per l’atletica non sembra essere disposta a essere clementi: “Non c’è alcun cambiamento nella posizione di World Athletics, come delineato dopo la nostra riunione del Consiglio la scorsa settimana. Come ha affermato ieri il Cio, è responsabilità delle rispettive federazioni internazionali di decidere in merito”.
Le reazioni del mondo sportivo e politico
La comunicazione del Cio non poteva lasciare impassibili. Da oltre un anno la guerra divampa e miete vittime, anche tra sportivi e quindi è normale che ci sia del dissenso. Oltre 300 schermidori, ad esempio, hanno scritto una missiva dopo che la Federazione Internazionale aveva dato il suo ok al reintegro di russi e bielorussi. “L’aggressione della Russia in Ucraina ha provocato la morte di 232 atleti, la distruzione di 343 impianti sportivi, costretto 40mila atleti a fuggire all’estero e lasciato 140mila giovani senza buone opportunità di allenamento”.
C’è anche alle spalle lo spettro i un boicottaggio per la prossima edizione dei Giochi, con Polonia e paesi baltici che stanno concretamente valutando l’idea. La ministra tedesca dell’Interno Nancy Faeser ha invece parlato di “schiaffo in faccia agli atleti ucraini“. Nel frattempo il governo ucraino ha fatto sapere che boiocotterà tutte le gare di qualificazione per le Olimpiadi di Parigi 2024 in cui saranno presenti atleti russi. A renderlo noto Oleh Nemchinov, segretario di gabinetto dei ministri ucraini e membro del Comitato Olimpico Nazionale ucraino.
La situazione è complessa e disattende la tregua olimpica, che comunque già altre volte non è stata rispettata. Un esempio è rappresentato dalla guerra nell’ex Jugoslavia con la partecipazione degli atleti, sempre sotto forma individuale, con colori neutrali e autorizzati a competere a Barcellona 1992 come atleti olimpici indipendenti. Tra gli altri casi, il 2014 con la crisi della Crimea in Ucraina tra la fine dei Giochi Olimpici e l’inizio dei Giochi Paralimpici di Sochi 2014. Pechino 2022 che comportò l’esclusione degli atleti paralimpici russi e bielorussi.