Superbike, Estoril 2020: finale col brivido tra Kawasaki e Ducati

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Al termine di una stagione condizionata dalla pandemia di COVID-19, Kawasaki e Ducati si ritrovano a lottare il titolo costruttori nella gara conclusiva di Estoril. Un finale indimenticabile regala il successo ai nipponici

Superbike Estoril Jonathan Rea

Il Portogallo torna protagonista in Superbike

Sarà la pista di Portimao la sede del prossimo appuntamento del campionato del mondo Superbike. Un appuntamento, quello del Portogallo, diventato ormai da diversi anni una tappa immancabile nel calendario della più importante competizione riservata alle derivate di serie. In questo 2023 rappresenterà un week-end interlocutorio, seppur molto importante, in attesa del decisivo GP di Jerez del 28 e 29 ottobre. E’ lì che con ogni probabilità si decideranno le sorti del campionato. Diversa fu la situazione che si creò nella stagione 2020. Un’annata fortemente condizionata dalla pandemia di COVID-19, che determinò l’annullamento di tutte – tranne Phillip Island, che si era corsa in precedenza – le tappe extra-europee e una revisione quasi completa del calendario. Si finì per correre in Portogallo in due diverse occasioni.

Erano ancora lontani i tempi del dominio Ducati, che avrebbe portato Alvaro Bautista a vincere il titolo del 2022 e a dominare per larghi tratti nel 2023. In realtà, lo spagnolo aveva corso la stagione precedente proprio con la Casa di Borgo Panigale, ma dopo un inizio entusiasmante le cose non erano andate come previsto. La Ducati aveva quindi provato a ripartire da Scott Redding, in un 2020 in cui l’obiettivo era sempre lo stesso: interrompere il dominio di Jonathan Rea. Il campionato sarebbe stato molto lottato. Proprio in Portogallo, a Portimao, Rea aveva messo a segno la sua unica tripletta dell’anno. Ma l’ultima gara della stagione, che si sarebbe corsa di nuovo in Portogallo (a Estoril) avrebbe deciso entrambi i titoli. Sia quello dei piloti che quello dei costruttori. Un week-end epico stava per avere inizio.

Un titolo vinto all’ultimo respiro

L’epilogo del mondiale piloti, in quel 2020, sarebbe stato abbastanza deludente. Il ritiro di Scott Redding in gara-1 consegnò matematicamente il successo a Jonathan Rea. Il nordirlandese, con il sesto titolo consecutivo, otteneva l’ennesimo primato inavvicinabile per qualsiasi altro pilota della Superbike. Ma c’era ancora un obiettivo da raggiungere: quello del trionfo nella classifica costruttori, con Kawasaki e Ducati ancora vicinissime nel punteggio. Nella prima manche il secondo posto di Chaz Davies (Ducati) il quarto di Rea (Kawasaki) aveva reso la situazione sempre più interessante. La quarta posizione dello stesso Chaz Davies davanti a Rea nella Superpole Race aveva permesso alla Ducati di recuperare un altro punto. Si arrivava all’ultima manche dell’anno con la Casa giapponese avanti di 18 punti.

In realtà, alla Kawasaki sarebbe bastato un ottavo posto di uno dei suoi piloti, anche in caso di successo della Ducati, per mantenere un punto di vantaggio sui rivali. Tutto abbastanza semplice, apparentemente. Eppure, le cose si complicarono in maniera del tutto inattesa. Alex Lowes fu costretto al ritiro, e Rea fu tradito da una scivolata che lo portò nelle retrovie. Senza piloti ufficiali a poter portare punti ai nipponici, e con Chaz Davies al comando della gara difeso alle sue spalle dall’altro ufficiale Ducati (Redding), la situazione sembrava essere compromessa. Serviva qualcosa di inaspettato, come la presenza di un Xavi Forés dimenticato da tutti, che nel frattempo con la sua Kawasaki del Team Puccetti Racing era riuscito a rimontare dall’undicesimo all’ottavo posto, proprio quello necessario per aggiudicarsi al titolo. All’arrivo al traguardo dello spagnolo, i nipponici possono finalmente respirare. Rea ringrazia, e nonostante l’errore è Kawasaki ad avere la meglio con 392 punti contro i 391 dei rivali. Un finale pazzesco, nella stagione della rivoluzione.

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