I card games sono sempre esistiti nel panorama ludico e videoludico. Dal formato cartaceo con le più celebri Magic e Yu-gi-Oh, a quello elettronico con Hearthstone, i giochi di carte hanno da sempre rapito i cuori di tutti i tipi di giocatori, in qualsiasi fascia d’età essi si trovino. Le più famose case di produzione hanno strizzato l’occhio al mondo dei card games, creando un loro gioco, una loro community, e un intero mondo competitivo. Con l’avvento di Legends of Runeterra, della casa che ha, in un certo senso, creato l’eSport, una domanda sorge spontanea. Possono i card games essere considerati esport?
Dogofwisdom e Daniele Stizza, player e psicologo
Abbiamo avuto l’occasione di intervistare Enricomaria Rustico, conosciuto meglio come Dogofwisdom, e Daniele Stizza, psicologo dello sport con esperienze nell’esport.
Enrico è probabilmente il più grande tra i content creator e i player di Legends of Runeterra in Italia. Streamer su Twitch dall’uscita del gioco, ha da sempre giocato ai giochi di carte, fin da quando era ragazzino, competendo e vincendo su più titoli a livello internazionale. Daniele invece, è psicologo dello sport, amante da sempre dei videogame e dell’universo che li circonda. Videogiocatore ed appassionato di lunga data, segue pro player di diversi titoli, applicando la sua professione anche agli esport.
Alla domanda “possono i card games essere considerati esport?” la loro risposta, netta, inequivocabilmente corale, è un “Ovviamente sì“. Tutto ciò che caratterizza la parola esport, è riscontrabile anche nei card games. Le competenze e l’esperienza di Daniele ci tornano utili nello scendere nei dettagli. “Come in un qualsiasi esport, un player di giochi di carte affronta la competizione preparandosi fisicamente e mentalmente. Nel caso di questo tipo di giochi dove la mente fa da protagonista, la cosa è anche più accentuata“.
Card games e scacchi: l’importanza del tempo
“Un paragone che mi viene in mente può essere quello con gli scacchi, a livello di gioco e di processo mentale, ma anche a livello di struttura competitiva“. Come dice Dogofwisdom, i maestri di scacchi sono atleti riconosciuti e pagati. Per ovvie ragioni, al momento hanno spostato la loro professione online, allargandosi anche ad un bacino d’utenza che l’ha accolto con successo. E’ vero che la celebre serie de “La Regina degli Scacchi” ha avuto un ruolo importante nella diffusione del fenomeno, ma non tutto il merito è suo. Su Twitch, la categoria “Scacchi” ha un seguito sempre più numeroso, dimostrando che le partite, così come quelle dei giochi di carte, sono uno spettacolo bello da vedere.
I card games non hanno quella difficoltà meccanica tipica di giochi più dinamici come Overwatch e League of Legends. Il giocatore di carte non deve avere la prontezza di riflessi e una coordinazione occhio-mano degna di un giocatore di FPS. “Nei card games, così come negli scacchi, esiste una costante tanto importante quanto affascinante, quella del tempo“. Secondo Daniele, il tempo è un fattore fondamentale che un vero giocatore deve imparare a gestire. Tra un turno e un altro di gioco, in quei (solitamente) trenta secondi, un player deve avere la forza di gestire in maniera ottimale la situazione. Dovrà reagire emotivamente alla mossa dell’avversario, elaborare una risposta e riadattare la sua tattica alle esigenze del momento.
Il mondo competitivo dei card games
Dove c’è esport c’è competizione, e dove c’è competizione, ci sono tornei. I card games non sono esenti. In Italia però, non esistono circuiti competitivi nazionali. “I team e le organizzazioni non sono interessati, e probabilmente sono spaventati dall’investire denaro in qualcosa che ancora non ha preso piede“, secondo entrambi gli intervistati, l’Italia si troverà sempre a rincorrere altri paesi europei come Francia e Spagna, che nel settore sono un passo avanti. Eppure, a livello di player, il Bel Paese ha dimostrato di avere componenti di altissimo livello. Come dice Dogofwisdom: “I giocatori sono sempre stati molto giovani. Quando un team si avvicina ad un talento e propone un contratto, non essendo loro tutelati e non sapendo neanche quanto dovrebbero chiedere, si trovano ad accettare offerte molto basse. Questo tipo di compenso poi si impone come standard anche per coloro che verranno dopo“.
Secondo Daniele, per un player è molto più conveniente dedicarsi allo streaming. “La situazione attuale evidenzia come siano più i player ad attrarre i team che viceversa. Molte volte un giocatore con un discreto seguito ha più guadagni nel dedicarsi allo streaming autonomo che legandosi ad un team. Sta alle stesse organizzazioni valorizzare il giocatore e rendere vantaggioso e longevo il progetto che hanno intenzione di creare“. Per quanto riguarda i tornei, al momento, il gioco di carte con il circuito competitivo più sviluppato e lucrativo, è Magic the Gathering. “E’ una questione d’esperienza, la Wizard si muove nel campo da prima di tutti, coinvolgendo giocatori di ogni età. Da chi ha conosciuto il gioco tramite il cartaceo con le carte collezionabili, a chi si è spostato sull’online e si è da poco affacciato a questo panorama“.
Nuovo giocatore: consigli per l’uso
Il primo “esperimento” competitivo fatto da Riot Games con Legends of Runeterra, ha portato alla luce non poche problematiche. “Pare che Runeterra fosse programmato per il 2021 e non per l’inizio del 2020, è probabile che la pandemia abbia dovuto accelerare i tempi, consegnando ai giocatori un gioco incompleto. Se guardo a Runeterra di Febbraio scorso e a quello di adesso, vedo troppe aggiunte. Anche quello che stanno facendo con il torneo stagionale, è una prova che si stanno muovendo a tentativi“. Le critiche di Dogofwisdom, uno dei maggiori esponenti del gioco in Italia , sono rivolte soprattutto alla formula punitiva del torneo, dove perdere una partita significava automaticamente l’eliminazione. Questo non è accettabile in un gioco dove il caso ha il potere di sconvolgere gli equilibri di un match.
Alcune cose buone però il torneo le ha fatte vedere. Le selezioni hanno dimostrato che in Italia ci sono molti giocatori di alto livello, sconosciuti a tutti. Con un panorama competitivo così fumoso ed impalpabile, cosa dovrebbe fare un nuovo giocatore, per farsi notare da chi di dovere? Secondo Daniele, la priorità è quella di non perdere tutto il mondo che ci circonda. Voler dedicare la propria vita all’esport non è sbagliato, ma come in qualsiasi sport, ad eccellere sono in pochi. “Prima di tutto concludi gli studi e pensa ad un futuro alternativo. Poi, rifletti sul fatto che in un mondo connesso come il nostro, è più difficile non farsi notare che farlo. Guarda chi già lo fa, e impara. Le community di streamer, dei gruppi Facebook, sono un posto perfetto per farsi notare e conoscere persone che condividono la tua stessa passione“.