La recente finale del PG Nationals, il campionato italiano di League of Legends, giocata dal vivo a Milano ha visto vincere i Macko per 3-1 sui Dsyre. È passato quasi un mese da quel 5 agosto che ha permesso a molti spettatori di assaporare per la prima volta un evento dal vivo per una finale che mancava ormai da quattro anni esatti, e ad altri di rivivere quelle emozioni che stavano dimenticando. Ma perché una finale Lan è così importante?
Una storia poco italiana
Le Lan, local area network letteralmente, in linguaggio informatico indica semplicemente una zona che è stata cablata in modo che tutti i dispositivi che vi si collegano sono interconnessi. Una sorta di rete internet locale, appunto, che inizialmente era necessaria per poter permettere a diversi computer di “parlarsi” tra loro. Soprattutto negli anni in cui internet non era ancora accessibile a tutti, il metodo Lan era l’unico utilizzabile per i gamer per sfidarsi senza utilizzare lo stesso dispositivo, ma ognuno il proprio.
Negli anni ‘90, anche in Italia ma soprattutto all’estero, hanno iniziato così a proliferare gli eventi Lan in cui ognuno poteva portarsi il proprio PC da casa, collegarsi alla rete locale e sfidare tutti gli altri presenti. Negli anni successivi internet ha reso superflua questa tecnologia, anche se rimane ancora utilizzata in alcuni titoli competitivi come FIFA o la maggior parte dei picchiaduro in cui è preferibile avere una latenza nulla vicina allo zero, piuttosto che anche una minima determinata dalla connessione internet. Tuttavia, anche dove viene utilizzata la rete internet moderna, è rimasto l’utilizzo del nome Lan.
La condivisione delle proprie passioni
Nel tempo, almeno applicato al settore gaming, il termine Lan è passato a indicare non il tipo di network utilizzato ma la modalità dell’evento: ovvero un incontro dal vivo degli appassionati di gaming, per giocare insieme. Ognuno con il proprio PC magari, portato da casa (da cui nasce la modalità BYOC, Bring Your Own Computer), ma utilizzati tutti fisicamente vicini, piuttosto che come solitamente avviene in modo virtuale e distante in linea retta.
L’importanza di questi eventi ha portato nel tempo a dei veri e propri fenomeni culturali, soprattutto all’estero, dove una manifestrazione come il DreamHack ha sempre conquistato migliaia di utenti. Oltre all’essere una sorta di fiera itinerante, la cui tappa principale e storica rimane però sempre Jonkoping in Svezia, il DreamHack rappresenta nell’immaginario collettivo le foto di decine e decine di file di tavoli sopra i quali si trovano i computer degli appassionati accorsi, portandosi dietro anche spazzolino, sedia, magari una tenda semplice da montare e smontare.
Ma perché?
In Italia questi eventi si sono realizzati più volte e si continuano a realizzare, anche se con una frequenza e un’imponenza decisamente inferiore rispetto all’estero. Questi sono stati tuttavia necessari per formare una cultura del gaming e della condivisione in questo settore: un settore che prima era appannaggio di pochi, una cerchia ristretta, e che ormai negli ultimi anni è decisamente spopolata con una community sempre più grande. Coloro che giocano ai videogiochi sono sempre di più ed eventi dal vivo diventano oggi necessari per cementificare questa passione.
Nonostante i numeri del PG Nationals siano stati, soprattutto in questo Summer Split, un tonfo verso il basso in streaming, alla finale dal vivo, in pieno agosto a Milano, c’erano oltre 200 persone, più del numero consentito. Accorse sì per guardare lo spettacolo competitivo della finale ma anche e soprattutto per guardare le persone con cui solitamente ci si sente in via virtuale, con cui si gioca magari quotidianamente o con cui si interagisce tramite social. La Lan, così, ha acquisito un altro significato, aggiuntivo: non solo poter giocare con i propri amici “virtuali”, ma poterli conoscere, scambiare due chiacchiere, pranzare insieme, parlando della propria passione videoludica. E non solo.