L’importanza di saper dire basta: Scozzoli saluta il mondo del nuoto

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Non è semplice mettere la parola punto alla propria carriera. Eppure, importante se non fondamentale, è capire quando sia il caso di fermarsi. Ne sa qualcosa Fabio Scozzoli che a 34 anni ha appeso, questo weekend, la cuffia al chiodo.

Fabio Scozzoli
L’azzurro della rana, Fabio Scozzoli. Ph. Credit: DBM / DeepBlueMedia

L’addio di capitan Fabio Scozzoli

Dopo Federica Pellegrini il nuoto perde l’altro storico capitano degli azzurri: Fabio Scozzoli. L’ex primatista italiano dei 50 rana ha deciso di fermarsi. A 34 anni, ci sono ancora gli stimoli, c’è la voglia, ma il fisico e il crono, l’altro vero nemico in vasca, non sono più all’altezza di certe aspettative. Lascia così sapendo che la rana azzurra è tranquilla: ci sono Nicolò Martinenghi, campione mondiale dei 100 rana a Budapest 2022 ed europeo dei 100 e 50 rana a Roma 2022 e Simone Cerasuolo. A loro, si aggiungono, tutti gli altri campioni di una delle Nazionali più vincenti di sempre. Scozzoli ha chiuso questo weekend con le ultime bracciate date al Settecolli, nei 50 rana (ha chiuso ai piedi del podio).

Sono contento. L’importante era concludere con una bella finale. Così è stato meno difficile. Il nuoto mi lascia molto: i sogni realizzati, l’affetto della gente che ha compreso la mia semplicità, la stima e l’amicizia delle tante persone che ho conosciuto e con le quali ho lavorato, gareggiato e mi sono allenato”.   Il 34enne di Imola, che ne compirà 35 anni il prossimo 3 agosto, chiude una carriera iniziata in Nazionale nel 2007 e una bacheca in cui si contano 31 medaglie internazionali tra Mondiali ed Europei. “La decisione è stata presa con leggerezza e serenità – ha detto – Avrei voluto arrivare alle Olimpiadi di Parigi 2024 con mia moglie Martina (Carraro, ndr) e poi smettere insieme a lei, ma ho anticipato questa decisione dopo aver capito di non essere più competitivo in vasca e riuscire a mantenere i miei standard”.

Piccinini
L’ex pallavolista Francesca Piccinini con la maglia della Igor Novara. Ph. Credit: Lega Pallavolo Femminile

Gli altri campioni “longevi”: dalla Piccinini a Venus Williams

Non è sempre facile capire, o forse ammettere a se stessi, che l’ora x si sta avvicinando. O meglio, c’è chi come Venus Williams gioca per il piacere di farlo senza grosse velleità agonistiche. Non che a nessuno piaccia perdere, ma è consapevole di non aver più fisico (visto i 43 anni). Eppure, continua a giocare, non riesce proprio a staccarsi da quella racchetta che ama troppo. C’è chi poi come Federer, ad esempio, quando gli infortuni hanno iniziato a essere troppi e in campo non c’era più la stessa reattività, ha detto, con dispiacere di tutto il mondo tennistico, basta. Poi, c’è chi come Francesca Piccinini ha dedicato e speso una vita per il volley. Nel 2019, dopo la vittoria della sua settima Champions League aveva detto salutato la pallavolo per, solo un anno dopo, ripensarci e salutare definitivamente la rete e le schiacciate a settembre 2021 a 42 anni. “La verità è che – disse al momento dell’addio a Sky Sport – mi sento sempre quella ragazzina che guardava i cartoni di Mila e Shiro alla tv e anche adesso che esco dalla bolla ovattata dello sport per entrare nella vita vera non voglio perderla, quella ragazzina: continuerò a coltivarla”.

Oltre i risultati e l’agonismo c’è infatti la componente emotiva e passionale che complica, come spesso succede nella vita, tutto. Non è facile fare un passo indietro e tuffarsi nell’ignoto. Avere il coraggio di farlo è una forma di vittoria seppur dal sapore agrodolce.

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