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Intervista a Kikis: “Non ho alcuna intenzione di fermarmi”

Mvp dello Spring Split con gli Axoltotl, tra i migliori giocatori degli Atleta Esport nel Summer dove ha contribuito a portare la squadra in Top 3, l’intervista a Kikis era praticamente un obbligo a cui abbiamo ottemperato. All’anagrafe Mateusz Szkudlarek, classe ‘96, Kikis è uno dei veterani della scena competitiva europea di League of Legends. Polacco, può vantare di aver vinto uno split della vecchia EULCS con i G2 Esports da toplaner e di aver partecipato ai Worlds 2018 da jungler insieme al nostro amato Daniele “Jiizuké” Di Mauro.

L’esperienza italiana

Con Kikis siamo partiti da come è finita la stagione e da cosa sta facendo in questa offseason. E, soprattutto, da come sta: “Devo dire bene, non posso lamentarmi. È ormai passata qualche settimana dalla nostra eliminazione e in questo periodo non c’è davvero molto altro da fare se non spammare un po’ di SoloQ e continuare ad affinare le meccaniche. Oltre a vedere quanto in là posso arrivare nella scalata.” Ma la prima curiosità è una: parole italiane imparate? “Non molte in realtà, sinceramente avrei voluto imparare qualcosa di più. Di sicuro istantaneamente ho imparato “daje Roma”, e questo credo sia stato sufficiente per farmi apprezzare da subito nel team”

Parlando del bilancio di quest’anno, parte dalla sua mentalità. “Io sono ormai diventato una persona che cerca di ragionare anno per anno. Anche perché è difficile comparare il prima e il dopo nella mia carriera tra la vecchia EULCS e le attuali ERL. Non avrebbe assolutamente senso. Ormai penso a fare un passo alla volta. Con gli Axolotl abbiamo fatto davvero un ottimo split, forse sorprendente per molti, chiudendo addirittura al quarto posto e qualificandoci per i playoff. Con gli Atleta mi aspettavo un miglioramento e in effetti così è stato: siamo stati protagonisti durante la stagione e abbiamo chiuso con un ottimo terzo posto a un passo dalla finale dal vivo e dal qualificarci all’EMEA Masters”.

Kikis durante l’esperienza ai Rogue

A un passo dalla finale

Parlando della finale Kikis non nasconde la sua delusione per non averla raggiunta. “Ammetto che sono rimasto molto triste dal non essere riusciti a qualificarci per la Lan. Non partecipo a una finale dal vivo da davvero tanto tempo e, anche se con le dovute differenze, una lan è sempre un’esperienza pazzesca per un giocatore. Questo però mi dà la motivazione per giocare con ancora più intensità l’anno prossimo: questo 2023 mi ha fatto capire che è quello che voglio continuare a fare e che posso farlo ancora a buon livello. Non voglio fermarmi e giocare SoloQ, voglio migliorare ancora e stare in un team”. 

Oggi l’età su League of Legends sembra più un numero scritto sulla carta d’identità che un vero e proprio limite, nonostante in molti continuino a pensare che passati i 25 anni i giocatori siano tutti bolliti. “Non mi interessa se mi considerano veterano o vecchio, ho 27 anni come Faker, Jankos ha addirittura un anno in più, uno come Vizicsacsi è persino tornato a giocare: non ho alcuna intenzione di fermarmi. Il fatto è che la nostra carriera è davvero breve, abbiamo pochi anni per farci notare e forse ancora meno per dimostrare di essere all’altezza. Devi rinunciare a tanti fattori: a passare del tempo con gli amici, ad avere una fidanzata, a metter su famiglia. È davvero difficile riuscire a conciliare questo lavoro con una vita sociale: motivo per cui in pochi anni è necessario riuscire ad affermarsi”.

Kikis con i G2 Esports

I motivi della sconfitta

Tornando alla finale del lower bracket contro i Dsyre, a colpire è stato soprattutto l’aver visto più volte lo stesso schema: Atleta avanti e in pieno controllo per poi cedere improvvisamente. Che cosa è successo? “Onestamente siamo stati davvero bravi durante la stagione ad avere pazienza e a costruire con intelligenza il nostro percorso. Forse nella finale del lower bracket contro i Dsyre ci sono poi venuti improvvisamente a mancare propio questi due fattori. Eravamo davvero contenti di come erano andate le scrim nei giorni precedenti, eravamo confident di poter portare a casa il risultato e in effetti i primi minuti di partita dei primi due game ci stavano dando ragione. Poi come accaduto in regular season, non siamo riusciti a chiudere, non abbiamo avuto la pazienza e la lucidità di costruirci una via per vincere in maniera semplice, rischiando troppo e lasciando ai Dsyre la possibilità di tornare in partita”.

Una sorta di blocco contro i grandi team? “In parte sì. Ci è successo anche contro i Macko, di essere avanti di 4 o 5 mila unità di gold e di non riuscire a chiudere. Non penso che sia questione di macro o di sinergia di team, quanto piuttosto di piccoli elementi individuali che non siamo mai riusciti davvero a sistemare nel corso dello split e che ci hanno penalizzato nei momenti decisivi contro gli altri top team. Molto semplicemente, abbiamo panicato: abbiamo cambiato le nostre strategie rispetto a quelle preventivate per cercare di cambiare direzione al match, ma non eravamo confident allo stesso modo, l’atmosfera stessa non era quella delle scrim. E siamo stati puniti per questo”.

Jiizuké? Non mi piace

Dopo un anno passato in Italia, almeno virtualmente, ti sei fatto un’idea di quale sia la percezione dei giocatori italiani in Europa? “Non saprei dirlo con sicurezza. Sicuramente quello più conosciuto è Jiizuké, con cui ho giocato e con cui sono andato persino ai Worlds nel 2018 con i Vitality. Non mentirò, non mi piace molto come giocatore ma riconosco la sua importanza. Poi non ci sono davvero tanti italiani molto conosciuti a livello europeo ma non mi stupisce: è una regione che sta crescendo e che soprattutto, visti gli ultimi risultati, sta dimostrando che lavorando sodo e con intelligenza i frutti arrivano”

Di certo, come già sottolineato più volte, non aiutano i bassi numeri in streaming di League of Legends. “Non so poi quanto sia conosciuto e famoso League of Legends in Italia, non ne ho idea, ma ho notato quest’anno che non ci sono molti viewers in realtà. Non so perché, probabilmente ci sono numerose ragioni ma l’importante è che le squadre e i giocatori non si perdano d’animo. In SoloQ ci sono già tanti italiani veramente bravi; nello scorso Spring Split poi i Macko hanno conquistato per la prima volta la Top 8 e potrebbero rifarlo nuovamente in questo Summer”. Kikis in questo sembra essere stato un profeta visto che i Macko non solo hanno ottenuto la Top 8 di nuovo ma sono arrivati persino in Top 4.

Bonus: la piscina

Parlando proprio dei Macko, abbiamo chiesto a Kikis qual è secondo lui il segreto per avere un team così vincente. “Da quel che ho potuto vedere loro hanno una gaming house. È vero che non passano tutto il tempo in gaming house ma anche solo vivere lì per un periodo, per i playoff, in preparazione per la finale e poi per l’EMEA Masters è qualcosa che cambia tutto. Un valore aggiunto arrivato grazie all’investimento mirato dell’organizzazione. Persino la piscina, a mio avviso, contribuisce: perché permette ai giocatori di staccare ogni tanto, di allontanarsi totalmente da quello che è il gioco. Una pausa, vera, è sempre necessaria”.

Se dovesse stilare una classifica delle varie Erl, dove piazzarebbe Kikis il PG Nationals? “Non sono molto bravo nel fare le classifiche in realtà ma sinceramente penso che si trovi attualmente a metà classifica. Di sicuro la francese LFL e la spagnola SuperLiga si trovano in cima, sono in una fascia decisamente più alta rispetto a tutte. Poi metterei la Prime League tedesca e uno scalino più in giù l’Ultraliga polacca, seguita a ruota proprio dal PG Nationals di League of Legends, a distanza più che ravvicinata. Secondo me sono molto simili come livello competitivo, penso che Ultraliga e PG Nationals si giochino il quarto e quinto posto”.

I Macko che hanno trionfato alla finale del PG Nationals Summer Split 2023

Memories: G2 Esports

Come raccontato in apertura, Kikis ha vinto un titolo EULCS con i G2 Esports nel 2016. Oggi i G2 continuano a essere il team dominante ma Kikis sottolinea che tra quelli di allora e quelli di quest’anno ci sono differenze enormi, soprattutto dietro le quinte. “Direi che la differenza è enorme. Sette anni fa era tutto differente: Youngbuck, ad esempio, faceva tutto, non era solo il coach ma anche il manager, il cuoco, il nostro fitness trainer, letteralmente tutto. E noi eravamo semplicemente cinque giocatori che si allenavano e competevano ai massimi livelli, con Ocelote che ogni tanto passava a salutarci e a chiedere come andavano le scrim. Oggi dalle interviste che vedo e dalle partite che seguo mi rendo conto che è cambiato quasi tutto: il mindset dei giocatori di oggi è pazzesco, sono tutti sempre super concentrati”.

E i team? “Le squadre sono decisamente più organizzate, ora ci sono figure ben precise preposte per ogni ruolo in modo che ognuno possa svolgere il proprio compito nel migliore dei modi possibili. Le organizzazioni inoltre oggi hanno maggiore consapevolezza e attenzione nei confronti dei giocatori, non solo di quello che fanno in partita ma di quello che fanno anche al di fuori delle partite. Preparano una dieta bilanciata, invitano a tenersi allenati, a uscire e fare teambuilding. L’atmosfera è super positiva, e in questo aspetto vorrei citare soprattutto Romain (Bigeard, attualmente General Manager dei G2 Esports ndr): ho lavorato con lui per qualche tempo negli Unicorns of Love e devo dire che è davvero la figura più importante all’interno di un team perché sa sempre come far sentire i giocatori a proprio agio e di cosa hanno bisogno per performare al meglio”.

Verso il 2024

La domanda finale è d’obbligo: lo vedremo ancora in una squadra italiana nel 2024, magari proprio con gli Atleta? “Non posso dire né no né sì, al momento, devo aspettare la fine del contratto e capire se ci sono gli estremi per rimanere. Sinceramente mi piacerebbe molto, mi sono trovato davvero bene. Difficile sperare in una chiamata dall’LEC, solo qualche pazzo potrebbe pensare a me, anche se ovviamente nulla è impossibile nella vita. Vedremo, non lo escludo assolutamente a priori: sono stato bene con Axolotl e Atleta”.

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