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Marco Biagianti e il sangue rossazzurro

Una carriera alle pendici dell’Etna. In bacheca non ci sono coppe o medaglie ma “solo” l’amore dei suoi tifosi perché Marco ha sempre scelto di seguire il cuore.

Marco Biagianti con la maglia del Meta Catania

Biagianti adottato dal Catania e dalla città

Marco Biagianti nasce a Firenze il 19 aprile 1984 e cresce nelle giovanili della Fiorentina, di cui è grande tifoso. Gioca regolarmente in serie C2 per qualche anno alla Florentia Viola e al Fano. Sale di categoria con il Chieti in Serie C ma ritorna presto nel campionato inferiore, in forze alla Pro Vasto. La sua carriera non decolla finché un club decide di credere in lui: il Calcio Catania. Nel 2007 inizia il sogno di Biagianti che fa il suo esordio in serie A il 7 aprile contro la Roma con addosso la maglia numero 27. Inizia una di quelle vecchie storie romantiche: una città e la sua bandiera. Il classe ’84 mostrerà la sua riconoscenza in campo e fuori. Grazie alle sue prestazioni raggiunge addirittura la nazionale e quando Silvestre lascia la piazza etnea, la fascia passa sul suo braccio quasi naturalmente.

Per anni Biagianti trascina il Catania e diventa l’idolo dei tifosi rossazzurri, recuperando infiniti palloni a centrocampo per elargirli ai compagni. Nel 2013, Pulvirenti rivoluziona tutto. Cambiano i vertici societari e il mediano deve allontanarsi dalla Sicilia. La separazione, sofferta, lo porta a Livorno. Biagianti si ritrova più volte al Massimino da avversario e ogni volta si riaccende in lui la nostalgia. Così è solo questione di tempo: il 14 luglio 2016 si ripresenta a Torre del Grifo con la numero 27 e la fascia al braccio. Il capitano torna a Catania nel momento più difficile per il club. La società è stata retrocessa in Lega Pro, per lo scandalo “treni da gol” del 2015. Lui ritorna per riportare la squadra su grandi palcoscenici. Alle pendici dell’Etna, nel 2016, nasce il suo primo figlio, Mattia.

Credits: Mondocatania.com

La seconda vita di Marco Biagianti a Catania, e poi la terza, la quarta…

Nel 2016 inizia la seconda vita di capitan Biagianti a Catania. Avrebbe potuto ambire ancora a categorie più alte ma il cuore ha scelto di nuovo i rossazzurri. Il progetto di ritornare in Serie B viene sfiorato ripetutamente, ma fallisce ogni volta. Il capitano però non abbandona mia la nave e il suo rapporto con i tifosi e la città diventa ancora più stretto. Nel 2018 a Catania nasce la seconda figlia di Biagianti, Marta Zoe. Lo stesso anno prende il via un progetto di riqualificazione del Massimino: un murales enorme. I tifosi scelgono alcune delle personalità più rappresentative della loro storia e ovviamente lui non poteva mancare. Un gesto che lo colpisce profondamente legandolo ancora di più alla piazza. Pur di finire la carriera a Catania, nel 2020, dopo il mancato rinnovo, si ritira ufficialmente dal calcio, nonostante le offerte di altri club.

Chiusa una porta, si apre un portone. Per alcuni calciatori il ritiro dal calcio fa paura, così non è per Marco Biagianti che vive la sua terza vita da atleta nelle vesti di giocatore di Futsal con il Meta Catania. Contribuisce ad un risultato straordinario: la squadra raggiunge la finale scudetto e conquista un secondo posto storico. L’avventura dura solo un anno perché il Calcio Catania, dopo il fallimento, incontra il progetto di Pelligra e lo richiama ufficialmente tra le proprie fila, in veste di team manager. Nel frattempo, diventa anche un allenatore abilitato e si dedica ad una nuova passione: crea una birra, emblema della forza del legame che unisce Biagianti e Catania. La birra si chiama 729 (anno di fondazione del club) e ha come simbolo un elefante. Biagianti è stato, è e sarà per sempre una bandiera per il Catania.

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