La Liga non sembra più un affare solo per Real e Barça, a rubare la scena e prendersi i posti di vertice, c’è anche il Girona. Il club dell’omonima città catalana è la rivelazione del campionato e divide la vetta con i blanços. Gioco votato all’attacco (il migliore della Liga), tocchi di prima, verticalizzazioni e gioventù. Il Girona ha una rosa da piccola, ma pensa da grande regina. Applausi a coach Mìchel e al City Football Group.
Un successo venuto da lontano tra City Group, fratello di Guardiola, programmazione e ambizioni
È lunedì mattina presto, prendi il caffè e stai per iniziare un’altra settimana di lavoro. Prima delle fatiche giornaliere, ti abbandoni al tuo passatempo da colazione, scrollare l’app di calcio sul tuo smartphone. Controlli i risultati in Serie A, poi passi alla Premier ed infine clicchi su Liga. Ti chiedi: “Ancora il Real al primo posto e il Barça si è ripreso la vetta?”. Un fulmine a ciel sereno si staglia sullo schermo, il Girona guida la Liga. Proprio così miei cari lettori, la squadretta dell’omonima cittadina catalana è in vetta al campionato spagnolo (per essere precisi a parimerito con i blanços). In questa prima parte di stagione, i biancorossi stanno rubando la scena a tutti. Miglior attacco della Liga, gioco spumeggiante, zero paura dei colossi e mentalità vincente. Già lo scorso anno, i ragazzi terribili di Mìchel avevano impressionato, sfiorando la qualificazione in Conference League, ma stavolta sono l’autentica rivelazione. Dall’inizio della contesa iberica, non hanno praticamente sbagliato nulla.
Tra gioventù, coralità, apporto dei veterani e ambizioni, il Girona ha tutte le carte in regola per diventare una valida e duratura realtà nel calcio che conta. D’altronde le premesse ci sono tutte. Il club catalano, infatti, ha alle spalle una solida società. Nel 2017, è stato acquistato per metà dal City Football Group (Impresa sportiva che gestisce il Manchester City) e per l’altra metà da Pere Guardiola, fratello di Pep. Insomma, tra dna catalano e gruppo cityzens, il futuro del Girona è strettamente legato a Barça e Man City. Non a caso, molti dei giocatori biancorossi, tra cui Herrera, Aleix Garcia, Couto, Savio, Pablo Torre o Eric Garcia sono ancora di proprietà o hanno militato sotto il protettorato City-Barça. Le basi, dunque sono solide e in un sistema del genere non mancano di certo programmazione e ambizione. Ogni squadra del ‘group’ segue un preciso programma e ambisce sia all’autofinanziamento attraverso le plusvalenze sia a piazzamenti europei. Girona esempio perfetto di ‘provinciale’ che vuole diventare regina.
Con Mìchel, il Girona non è più semplice squadretta, ma vuole essere regina
“Il calabrone non avrebbe i mezzi fisici e la struttura per volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Questa celebre frase sembra calzare a pennello per i biancorossi del Girona. Anche il piccolo club catalano, all’apparenza, non avrebbe le risorse economiche e super-campioni per competere con le big, eppure di questo se ne sbatte e gioca alla pari con tutti. Basta guardare la rosa per credere. Il valore complessivo dei giocatori di mister Miguel Ángel Sánchez Muñoz (soprannome Mìchel), quasi non raggiunge i 160 milioni. Cifre ben lontane dal miliardo e mezzo della rosa del Real Madrid o dai 900 milioni dei blaugrana. Nonostante queste differenze di valore, legate anche al potere finanziario nel calciomercato, il Girona sta spaccando la Liga, sopperendo a questi limiti grazie ad un gioco che rasenta la perfezione. L’allenatore spagnolo classe ’75, infatti, dopo le due esperienze non fortunate con Rayo Vallecano e Huesca, in quel di Girona sembra aver trovato la sua comfort zone, ottenendo la giusta quadratura del cerchio.
Miscela mescolata alla perfezione dove convivono gioventù, esperienza, freschezza e innovazione. I veterani sono Blind, ex Bayern e Ajax, David Lopez (34enne dal passato napoletano), l’ariete Stuani, vecchia conoscenza della Reggina e Juanpe. Spostandoci tra centrocampo e attacco sono rapidità, dribbling, millennials e tocchi di prima a farla da padroni. Detta i tempi della manovra il regista atipico Aleix Garcia, arrivato finalmente alla sua consacrazione. Sulle fasce spingono a mille Herrera e Gutierrez, mentre davanti i teenager Savio e Couto segnano e fanno segnare il pivot Dovbik. Insomma, il Girona è un’orchestra che suona davvero bene ed il maestro Mìchel la dirige con sapienza e ambizione. “Deve essere il nostro anno, tra qualche mese tutti dovranno dire ‘Aaah ma come gioca il Girona’ ”. Queste le parole che, da inizio stagione, l’allenatore ripete ai suoi. Verticalizzazioni, possesso palla curato al millimetro, movimenti maniacali, ma soprattutto paura di nessuno e convinzione nei propri mezzi: “Impostiamo il contatore sullo zero e andiamo a far parlare di noi”.