Home CURIOSITÀ Carlos Alcaraz, che fine hai fatto?

Carlos Alcaraz, che fine hai fatto?

Dal successo ottenuto a Wimbledon superando Novak Djokovic in finale, Carlos Alcaraz non sembra essere più lo stesso. E’ un semplice periodo negativo, o c’è bisogno di fare qualche riflessione in più?

Dal successo di Wimbledon alle difficoltà degli ultimi mesi

Dal match che sembrava aver dato inizio a una nuova era, al periodo più difficile di una, seppur giovanissima, carriera. E’ successo proprio questo a Carlos Alcaraz, che dopo quattro ore e quarantatré minuti si è preso il titolo a Wimbledon superando in una splendida finale Novak Djokovic. Ma oggi, a distanza di circa tre mesi da quella vittoria, è forse costretto per la prima volta a farsi delle domande su ciò che sta facendo nella maniera corretta e ciò che invece deve migliorare. Sia chiaro, parliamo di un fenomeno che è molto più avanti rispetto a quello che dovrebbe essere il normale percorso di un giocatore di 20 anni. Ma l’aver raggiunto così velocemente traguardi importantissimi, può rappresentare un fattore difficile da gestire nell’ottica di una ricerca continua di un miglioramento. Ed è con questo che il giocatore iberico dovrà fare i conti.

Un tennista così completo alla sua età non si era mai visto. Lo dicono tutti già da un paio d’anni, ed è difficile non essere d’accordo. Una completezza tecnica e uno strapotere fisico che rendono difficile capire in cosa lo spagnolo possa ancora migliorarsi, nonostante sia il più giovane di tutti tra gli atleti d’élite. Del resto, non si diventa per caso il più giovane numero 1 della storia del tennis. E quest’anno, nonostante l’infortunio che lo ha costretto a saltare il primo Slam della stagione, Carlos è in lotta per conquistare nuovamente la leadership mondiale nel Ranking di fine anno. Dopo Wimbledon, a dire il vero, Alcaraz sembrava essere nettamente il favorito per il numero 1. Eppure, la vittoria dei Championships sembra avere in qualche modo rallentato la sua progressione, rendendolo fin troppo sicuro di sé e in alcuni casi anche deconcentrato durante i match.

Semplice periodo negativo?

L’impressione è che l’affermazione arrivata sui prati londinesi abbia definitivamente fatto prendere coscienza ad Alcaraz delle sue potenzialità. Da quel momento, lo spagnolo ha appreso di essere in grado di battere chiunque e in qualunque situazione. Ma, forse senza esserne consapevole, Carlos si è tolto molta pressione dalle spalle prendendo consapevolezza di aver raggiunto il livello dei migliori. E gestire questa nuova situazione, per chi è da sempre abituato e probabilmente ha bisogno di sentirsi sotto pressione, si sta rivelando più difficile del previsto. Spesso distratto durante i match, senza quella capacità di mantenere costante il livello di gioco che aveva portato gli esperti ad accostarlo immediatamente a Rafael Nadal, per Alcaraz stanno arrivando diverse sconfitte e tante prestazioni al di sotto delle aspettative.

Nel post Wimbledon sono arrivate le sconfitte in Canada (quarti di finale), Cincinnati (finale), US Open (semifinale), Pechino (semifinale) e Shanghai (ottavi). Ma ciò che dovrebbe preoccupare di più sono i tanti set lasciati per strada contro tennisti di livello nettamente inferiore al suo. Per sette partite consecutive, tra Toronto e Cincinnati, Alcaraz aveva sempre ceduto almeno un parziale a tutti gli avversari, nonostante avesse affrontato un solo top 10. Ed è difficile pensare che non ci sia un discorso mentale dietro a questi risultati. Nel momento in cui ha deciso di tornare il vero Alcaraz e dare il 100% molte di quelle partite le ha vinte. Ma forse, a 20 anni, è giusto che sia così. Se dal punto di vista tecnico e fisico sembra esserci poco spazio per progredire, è dal punto di vista mentale che potrebbe fare quell’ultimo salto di qualità per diventare ancora più completo.

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