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Lindsay Davenport, una campionessa riservata

Vincitrice della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta 1996, Lindsay Davenport è stata una campionessa atipica. Riservata, sempre lontana dai riflettori, ha vinto praticamente tutto nei suoi anni migliori

Dal titolo olimpico alle sfide contro la grande rivale

Esattamente ventisette anni fa una giovane tennista statunitense vinceva la medaglia d’oro in singolare alle Olimpiadi di Atlanta. Era il 2 agosto 1996 quando Lindsay Davenport, vent’anni compiuti da un paio di mesi, riusciva a compiere l’impresa nonostante fosse stata accreditata solo della nona testa di serie. Non era certamente la favorita, ma quel successo così importante quanto inatteso aveva fatto emergere un nuovo talento che avrebbe vinto tantissimo negli anni a venire. Nata a Palos Verdes, fisico da pallavolista e due colpi di rimbalzo tra i più efficaci che il pubblico tennistico abbia mai potuto ammirare, l’americana in realtà si era già messa in mostra qualche anno prima. Nel 1992 era stata finalista all’Australian Open Junior e campionessa agli US Open Junior. Ma si sa, il circuito under 18 è fuorviante, tanti potenziali campioni poi non lo diventano per i più svariati motivi.

Dopo il successo olimpico, Lindsay ebbe comunque bisogno di un paio di stagioni di assestamento. Riservata, sempre lontana dai riflettori nonostante la notorietà acquisita, era la versione maschile di Pete Sampras. Una ragazza normale, anche un po’ introversa: “Per quanto mi riguarda – ha dichiarato la nativa di Palos Verdes – so che a tutti piace dire che la mia è stata una delle storie più normali”. Del resto, Sampras era diventato il più grande esponente della storia del tennis americano mantenendo sempre un basso profilo. E allora perché lei non poteva fare lo stesso? Nel giro di un anno e mezzo, tra il settembre del 1998 e il febbraio del 2000, fu in grado di vincere tre Slam – tutti senza perdere un set – e di creare una bella rivalità con l’altra grande campionessa di quel periodo, Martina Hingis.

Quattro anni da numero 1 e una carriera fenomenale

Raggiunta per la prima volta la vetta del Ranking WTA di singolare nell’ottobre del 1998 – dopo la sua prima vittoria Slam, agli US Open – la statunitense fu in grado di conludere quattro stagioni al numero 1 della classifica mondiale (1998, 2001, 2004 e 2005). Ma fu anche una fantastica doppista, capace di vincere tre major e di raggiungere tutte le finali Slam nello stesso anno (perdendo sempre) nel 1998. Solo le sei sconfitte su sei all’ultimo atto dell’Australian Open le hanno impedito di realizzare il Career Grand Slam in doppio. Una serie di dati che la rendono una delle giocatrici più complete di sempre. Nel suo tennis, del resto, i punti deboli erano pochi: sia con il dritto che con il rovescio poteva fare molto male ed era davvero difficile scegliere un colpo migliore tra i due.

Oltre ai titoli dello Slam, Davenport ha vinto anche i WTA Tour Championships in entrambe le specialità. Una volta in singolare, nel 1999, e altre tre in doppio, con tre partner differenti dal 1996 al 1998. Tornata alle Olimpiadi in occasione della manifestazione di Sydney 2000, la statunitense vinse un match e fu poi costretta a ritirarsi prima di giocare il suo incontro di secondo turno a causa di un infortunio. Ma vincendo la partita di primo turno, diventò comunque l’unica giocatrice imbattuta in singolare nel torneo olimpico avendo partecipato almeno due volte al torneo a cinque cerchi. Dopo la carriera da professionista, si è dedicata anche al coaching, allenando la connazionale Madison Keys in due diversi periodi tra il 2015 e il 2018, e portandola alla finale degli US Open 2017. Nel 2014 Lindsay Davenport è entrata nella International Tennis Hall of Fame.

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