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Simone Barlaam: lo squalo della piscina è presente e futuro del movimento paralimpico

Simone Barlaam nel suo elemento naturale, l'acqua

Un tempo si parlava dello squalo di Baltimora, Phelps, adesso, anche se a livello paralimpico, Simone Barlaam lo potremmo definire squalo della piscina. Il milanese è uno dei talenti più cristallini dell’Italnuoto e ha solo 23 anni.

Simone Barlaam
Simone Barlaam

Simone Barlaam e il sestetto d’oro

Simone Barlaam è ormai il personaggio simbolo dell’Italnuoto paralimpica. Il lombardo, classe 2000, si sta facendo conoscere a suon di medaglie e record. Ai recenti campionati del mondo di Manchester ha portato a casa ben sei medaglie d’oro. il tutto con un record del mondo e un record europeo. Cosa chiedere di meglio? Super Simo, forse dovremmo chiamarlo così, ha l’istinto dei grandi predatori del mare, gli squali. Proprio quegli animali che a tanti fanno paura a lui hanno sempre affascinato. Non a caso, tra un ricovero e l’altro (con 13 interventi per ridurre una coxa vara e una ipoplasia congenita del femore destro) si divertiva a disegnarli. In acqua dipinge prestazioni che fanno sognare e fuori si diletta con l’arte continuano gli studi al Politecnico di Milano.

In Inghilterra ha contribuito alla vittoria del medagliere da parte dell’Italia. Gli azzurri si sono dimostrati i più forti dopo le vittorie di Madeira 2022 e Londra 2009 e hanno portato a casa un bottino di 26 medaglie d’oro, 15 d’argento e 11 di bronzo. Barlaam, che ha l’abitudine, se così si può dire, ai record, ha siglato quello del mondo nei 50m stile libero categoria S9, con 23.96 e quello europeo nel 100m farfalla cat. S9 (58.25).

Simone Barlaam festeggia i successi di Manchester 2023. Ph. Credit: Bizzi/Finp

Il movimento paralimpico risponde presente

Il movimento paralimpico c’è, è vivo e non andrebbe trascurato. La Nazionale dell’Italnuoto, con la vittoria, la terza di fila del medagliere, ha confermato il proprio strapotere. Oltre Barlaam sono tanti gli azzurri che hanno detto la loro. Ci sono, per esempio, Alberto Amodeo, Stefano Raimondi con 5 medaglie, o ancora Federico Bicelli, Monica Boggiato e tanti altri. Peccato che, in un contesto mediatico come quello italiano, in cui pure gli “altri sport” non trovano spazio, è difficile che venga prestata la giusta attenzione agli sport paralimpici.

Oltre Bebe Vio o i recenti successi di Manchester il movimento è pronto a ben figurare alle Paralimpicadi di Parigi 2024. Proprio in Francia, solo per fare un esempio, nella rassegna iridata di atletica, c’è stata la doppietta d’oro, passata sotto traccia, nei 100 e 200 di Maxcel Amo Manu. Risultati che dovrebbero fare da apripista per conferire i giusti meriti a chi fatica tanto, se non di più, dei normodotati e a chi è un esempio. Lo sport a livello paralimpico è infatti una ancora di salvezza, un veicolo per reinventarsi e tornare a rimpossessarsi della propria vita.

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