Il 2022 di Valorant Italia ha confermato quanto di buono è stato costruito nel 2021, primo vero anno competitivo del tactical shooter targato Riot Games. Oltre alla conferma del circuito competitivo mondiale sono state introdotte le Valorant Regional League in Emea, proponendo una struttura ancora più piramidale e scalabile. Quanto successo quest’anno continuava a essere una sorta di esperimento, viste le modifiche sostanziali e significative che sono state apportate alla scena per il 2023.
Valorant Italia: il Partnership Program
Una su tutte l’istituzione del partnership program, un modello che strizza l’occhio al franchising ma che non è esattamente identico. Non ci saranno né promozioni né retrocessioni. Riot Games ha portato avanti il processo di selezione considerando non solo le vittorie ma anche la sostenibilità economico-finanziaria delle organizzazioni, la forza del brand e i piani a lungo termine. Non è stata pagata alcuna cifra per entrare in una delle tre leghe globali (America, Europa e Asia) e l’accordo dura tre anni. Al termine, Riot Games e le squadre, in qualità di partner, decideranno come proseguire.
Del 2023 di Valorant e di cosa ci aspetta ne abbiamo parlato con Giacomo Podestà, conosciuto come Jjack, caster della scena italiana e degli eventi internazionali di Valorant che ha valutato come positiva, sotto ogni punto di vista, la stagione appena terminata. “Mi riferisco soprattutto alla scommessa sulle Valorant Regional League. Ha pagato in positivo fornendo un ecosistema sano a livello torneistico nella scena inferiore. A livello internazionale sono dell’idea che sia stato un trionfo per il competitivo il fatto che tante regioni ritenute nel 2021 “minori” abbiano conquistato diversi risultati degni di nota in ambito di piazzamenti. I vincitori dei tre eventi globali sono state tre squadre diverse provenienti ognuna da una regione diversa. Idem per il Champions, il mondiale: la Top4 era completamente cosmopolita”.
Le mani dell’Asia su Valorant
Risultati che in primis hanno fatto felice lo stesso Jjack, dichiaratamente tifoso, forse anche per il suo passato da commentatore su Overwatch, delle squadre asiatiche. Non solo le coreane, come i DRX, ma quelle dell’intera regione, una su tutte i Paper Rex di Singapore. Il perché ce lo spiega Jjack: “Avrò sempre fede nell’etica del lavoro, nelle strutture e nella potenzialità di giocatori e staff asiatici. In un solo anno hanno fatto enormi passi in avanti disputando partite alla pari con compagini provenienti sia dal vecchio che dal nuovo mondo.”
A questo punto, però, dobbiamo aspettarci un nuovo dominio asiatico anche su Valorant come già accade su League of Legends? “Ritengo sia ancora presto per dirlo, soprattutto considerata la storia competitiva sui tactical shooter delle regioni storiche, Europa e Brasile su tutte, oltre alle immani risorse economiche del Nord America. Nel breve periodo mi aspetto qualche favola, ma niente di più. Nel medio-lungo termine, quando la differenza in esperienza e tradizione si assottiglierà, penso potrò togliermi qualche soddisfazione.”
Valorant Italia per l’inclusione
Per Valorant è stato anche il primo vero anno di Game Changers. Una competizione fortemente voluta da Riot Games per la scena femminile, in modo da permettere alle gamer di competere in un ambiente sereno e inclusivo. Ma siamo sulla strada giusta? Secondo Jjack, che ha seguito buona parte del circuito del Game Changers 2022, sia come caster che come co-streamer, sì. “L’iniziativa ha avuto una crescita costante a livello di partecipanti, raggiungendo facilmente la tripla cifra in Europa ed anzi al limite di squadre in diverse occasioni, costringendo Riot ad aumentare il numero di slot disponibili”.
Jjack pone però l’attenzione anche su un altro aspetto: “La mia unica paura è che il Game Changers possa finire per aumentare il divario con la scena globale, segnando una separazione definitiva tra giocatori e giocatrici. Al netto di pro e contro, tuttavia, questo tipo di competizioni al momento sono indispensabili e dobbiamo sostenerle con forza.”
L’Italia e il proprio spazio su Valorant
Un’altra novità che ci riguarda da vicino è che nel 2023 avremo anche una lega tutta italiana, la Valorant Challenger League. La domanda adesso, quasi spontanea, è se l’introduzione di un campionato nazionale di prima fascia porterà le organizzazioni a investire più e meglio. “Di sicuro ci sarà da lavorare, partiamo con un anno di ritardo rispetto ad altre regioni ma sono fiducioso della qualità dei nostri ragazzi.”
“Abbiamo giocatori veramente speciali, sarebbe scontato citare la doppietta ex Angry Titans in quanto nostro fiore all’occhiello, ma in questi due anni di Valorant ho notato una crescita paurosa. Confido in una maggiore partecipazione delle organizzazioni italiane e sono sicuro che con una lega ufficiale targata Riot Games difficilmente mancheranno i marchi più blasonati nel nostro scenario.”
Cosa chiede Jjack al Valorant 2023?
Per ultimo una domanda più personale: ovvero cosa vorrebbe vedere Jjack nel 2023 nella scena italiana: “Mi piacerebbe che le nuove leve mantenessero la mentalità positiva che in genere li ha sempre contraddistinti.” Un problema però rimane: la forma mentis. Secondo Jjack infatti nonostante ci sia tanto talento in Italia alle volte l’approccio mentale al gioco non è quello corretto.
E chiude: “Francamente è un vero peccato perché abbiamo molti esempi illustri, sia staff sia players che dimostrano che sebbene l’Italia sia stata orfana di una lega regionale è stata in grado di esportare talenti di altissimo livello.”