Nella galassia del calcio, ci sono squadre che vincono trofei, ingaggiano top player ed investono milioni sul mercato, poi ci sono squadre capaci di andare fuori dall’ordinario, venendo ricordate ed apprezzate per la loro storia, per il rapporto speciale con i tifosi e per l’impatto sociale avuto fin dalla fondazione. In questa cerchia, rientra a pieno diritto l’Union Berlino, uno dei team ‘trend topic’ dell’attuale Bundesliga. ‘Essere fuori dall’ordinario’ fa per forza rima con ‘Fussballclub Union Berlin’.
Fondazioni, fallimenti e rinascite. I primi anni dell’Union Berlino
Da ormai tre anni l’Union è tornata i Bundesliga e i risultati sono stati sempre crescenti, basti pensare che in questa stagione sta lottando per il gradino più alto del podio. Tuttavia, le origini del club tedesco sono tutt’alto che rose e fiori. La prima fondazione, risale al 1906, in una Germania tutta in divenire. Zone industriali ancora da strutturare e la classe operaia pronta a lottare per quei diritti che avrebbe ottenuto solo 40 anni dopo. In questo panorama, la nascita dell’Union (denominata in origine Fussballclub-Olympia 06 Oberschönweide) e le sue partite domenicali, erano una valvola di sfogo per migliaia di fabbri e lavoratori. Il desiderio era uno solo: sentirsi liberi per 90 minuti. Da qui nasce quel simbiotico e viscerale rapporto tra tifosi e club, che l’Union Berlino si è portata dietro fino ad oggi, rafforzandolo e cementandolo.
D’altronde, “l’Unione di ferro”, soprannome datole dai tifosi perlopiù fabbri e operai nelle fabbriche di metalli, ha radici profonde e dure che partono da Kopenick, quartiere povero di Berlino e poi si estendono fino alle zone marginali della capitale. Insomma, il club raccoglie gli ultimi, quelli che non simpatizzavano per la classe dirigente, ma volevano qualcosa in cui riconoscersi. Il Fussballclub Union Berlin rappresentava tutto questo. Dopo la fondazione, sono tanti i campionati disputati con alterne fortune tra le serie minori tedesche. Dai primi del’900 fino alle soglie della Seconda guerra mondiale, non sono mancati fallimenti per poche risorse economiche e fusioni con squadre dilettantistiche. Le uniche note positive, una finale nella Coppa della Germania Est e una vittoria della Gauliga Berlin-Brandenburg, la massima competizione calcistica durante il regime prussiano. In questa penuria di successi, tuttavia, i tifosi non fecero mai mancare il loro sostegno.
Guerra mondiale, muro di Berlino, capitale spaccata a metà e storica rivalità con la Dynamo
Il Nazismo al potere e la Germania cambia di nuovo. Il calcio, per qualche anno, si blocca. Molte società falliscono e sono costrette a ripartire da zero come l’Union. Hitler impone nuove regole e denominazioni alle società sportive. Il club degli operai cambia ancora nome e tante sono le fusioni e rinascite fino al post-guerra mondiale. Una squadra senza storia e senza identità verrebbe da dire, viste le tante rifondazioni, eppure quelle radici dure e profonde, aggrappate ai sobborghi di Berlino, restano intatte. Gli immancabili tifosi operai sono sempre lì. I fabbri, la classe proletaria, gli emarginati continuano a sostenere l’Union anche durante i decenni del Muro di Berlino, che divideva la Germania tra est e ovest. È in questo periodo, tra gli anni ’50 e ’80, che si indurisce la rivalità con l’altro club della capitale, quello della Dynamo, guidato da Erich Mielke, capo della polizia repressiva tedesca.
Tifare l’Union Berlino, quindi, significava anche andare contro il ‘regime del muro’, contro i ‘ricchi prepotenti’, visto che nella sua parte, quella governata dalla Russia, la povertà dilagava. Il calcio come riscatto per gli ultimi della società, era questo lo spirito dei tifosi dell’Union. Sul rettangolo verde, però, la situazione non era felice. La Dynamo dominava in Oberliga, il massimo campionato della Germania Est, strapazzando l’Union nei derby di coppa. Il ‘Club dei fabbri’ militò per molti anni nelle serie minori, ottenendo solo qualche buon risultato. Con la caduta del muro nel 1989 le cose non cambiarono. Per oltre 10 anni, l’Union stanziò nel calcio semi-professionistico, inanellando un unico acuto, la finale di Coppa di Germania del 2001, che le permise una straordinaria partecipazione alla Coppa Uefa. Nel 2005 emblematica, fu la vittoria per 8-0 sui nemici della Dynamo. Entrambi stagnavano in 4 serie.
L’Union oggi. Tra Europa League e lotta per la vittoria della Bundes. Una squadra della capitale finalmente protagonista
Con la DeLorean del calcio entriamo nel cuore degli anni 2000 ed è qui che i tifosi dell’Union si confermano ancora una volta assoluti protagonisti della storia del club. La stagione è quella 2004-2005, la società è in ‘crisi nera’. Dalla tifoseria parte l’idea geniale: “Una raccolta fondi, donando il sangue. Dieci euro a prelievo ed una parte va nelle casse del Club”. La squadra è salva e l’iscrizione alla quarta serie anche. Qualche anno dopo altro gesto eroico dei supporters tedeschi. Lo storico stadio, situato all’interno di un bosco, con curva e tribune tra salici e pini, fu ristrutturato gratuitamente dai tifosi, offrendo 140.000 ore di lavoro volontario, senza nulla in cambio. Una storia fantastica che ci porta ad oggi, a quell’Union Berlino ormai protagonista in Bundesliga. Il ritorno in massima serie è targato 2019, dopo i playoff contro il Colonia. Quel campionato è stato incoraggiante, 11° posto meritato.
Nel 2020 un ulteriore upgrade. L’Union fa faville e guidata dal Ferguson svizzero, tale Urs Fischer, raggiunge la 7° casella in classifica e sbarca in Europa League. Nella stagione 2021-2022 ancora meglio, sorprendete 5° posto, a ridosso della zona Champions. Venendo all’oggi, il club di ‘Berlino ovest’ è in piena corsa per il titolo, spalla-spalla con i colossi Bayern, Borussia e la new-entry Friburgo, solo 3 punti a dividerli. La rosa, rispetto alle altre tedesche, non è di primo livello. In difesa spiccano il veterano Knoche e il giovane portoghese Leite, titolari inamovibili, a centrocampo ben figura l’ex Samp Thorsby e Rami Khedira, fratello del più noto Sami, mentre alla voce attaccanti l’unico con un bottino considerevole è Becker. Roster di poco valore? Forse sì, ma ciò che colpisce è il gioco dell’Union: catenaccio, difesa arcigna, centrocampo muscoloso e attacco rapido. Uno stile che rispecchia le origini del club, fatte di sacrifici, lotte operaie e continue rinascite dai sobborghi di Berlino.