L’addio all’Inter è stato il preludio della scelta di Samir Handanovic che da tempo valutava l’ipotesi del ritiro. Nonostante le diverse offerte sul piatto, il portiere ha deciso di lasciare il calcio giocato all’età di 39 anni. Una carriera di primissimo livello, scritta principalmente in Italia tra Udinese e Inter. In nerazzurro è diventato capitano e campione d’Italia e proprio con questi colori sta per intraprendere una nuova tappa della sua vita, in una nuova veste.
Dalla porta al ruolo istituzionale: la nuova veste di Handanovic
Le opzioni per proseguire la carriera erano diverse ma Handanovic non le ha ritenute valide e ha preferito annunciare il ritiro dal calcio giocato. Una scelta maturata alla soglia dei 40 anni e che è arrivata dopo un percorso ricco di successi ma anche di delusioni. Per 11 anni ha difeso la porta dell’Inter, diventando un pilastro del club nerazzurro e successivamente anche il capitano. Un percorso coronato dalla vittoria dello scudetto nella stagione 2020-21 e condito da 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe italiane ma anche dalle due finali perse, quella di Champions e quella di Europa League. La sua figura è stata di riferimento per tutto l’ambiente e ha accompagnato le varie tappe della rinascita nerazzurra. Arrivato negli anni post-Triplete, ha vissuto il periodo più buoi del club, attraversando diversi cicli. Poi la svolta con Luciano Spalletti, portata a compimento dalla mano di Antonio Conte.
In una recente intervista alla Gazzetta ha detto: “Ho cambiato tre proprietà, sono arrivato nel momento peggiore, ma poi è stato un crescendo bellissimo. La svolta è arrivata con Spalletti, quando abbiamo raggiunto due qualificazioni Champions. Lui ha messo le fondamenta, poi con Conte è stata aggiunta mentalità vincente. Ora la macchina è collaudata”. Nell’ultima stagione l’approdo di Onana ha tolto gradualmente spazio al portiere sloveno che, da grande professionista, ha accettato il fisiologico sorpasso di un ragazzo più giovane e performante. Da uomo di calcio ha cercato di sfruttare le sue doti quando chiamato in causa, risultando decisivo nella finale di Coppa Italia vinta con la Fiorentina. Abile nel cogliere il momento per uscire di scena, è pronto a intraprendere un nuovo percorso in una veste inedita. Samir infatti ricoprirà un incarico istituzionale nell’Inter, mantenendo il legame col club che lo ha reso grande. Un ruolo di collaboratore ancora non perfettamente definito ma che potrà dare un valore aggiunto alla squadra di Inzaghi.
Pilastro dell’Inter nell’ultimo decennio: i numeri di Handanovic
I traguardi di Samir non si limitano ai successi sportivi di squadra ma anche ai numeri personali di straordinario rilievo. Infatti Handanovic ha raggiunto Ivan Ramiro Cordoba al 10° posto della classifica dei giocatori con più presenze con la maglia dell’Inter in tutte le competizioni (455). Record-man di rigori parati in Serie A (32 totali tra Inter e Udinese), nessuno come lui nella storia del campionato. In 12 stagioni di Inter ha collezionato 166 clean sheets. Secondo straniero con più presenze nella storia della Serie A, dietro solo a Javier Zanetti. Numeri che danno la dimensione di quello che Handanovic ha rappresentato per il club milanese ma anche della sua dominanza soprattutto nel campionato italiano. Estetico ma anche estremamente efficace tra i pali, essenziale con i piedi.
Una skill che ha migliorato nel corso degli anni, diventando un ottimo regista nella prima costruzione, con letture da giocatore evoluto. L’uscita di scena è stata graduale ma la sua legacy rimane indiscussa. Samir Handanovic è stato un leader silenzioso, mai fuori dalle righe ma sempre pronto a mettere la faccia nei momenti di difficoltà. Già dai tempi di Udine si percepiva il grande talento che negli anni lo ha portato ad essere uno dei migliori portieri al mondo, senza mai perdere il focus. La sua presenza in società potrebbe rappresentare un plus non indifferente per l’Inter. Non è facile trovare, soprattutto nel calcio di oggi, personaggi di questo spessore e quando accade è sempre meglio non perderli.