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Roberto Carlos, un fenomeno fisico

Roberto Carlos è stato molto di più di un semplice calciatore. E’ stato fonte di ispirazione per tutti dopo di lui e un paragone scherzoso da campetto. Ogni volta che in una partitella di amici, qualcuno provava a calciare una punizione da posizione impossibile, lo sfottò partiva in automatico. “E chi sei Roberto Carlos?”. E ancora oggi è così perchè le gesta di quel brasiliano sono ancora impresse nella memoria degli amanti del calcio, fino a diventare metro di paragone e unità di misura.

Roberto Carlos durante il riscaldamento con il Real Madrid

Un terzino incompreso

Brevilineo ma con una potenza negli arti inferiori dirompente, dotato di una corsa instancabile e di un sinistro senza eguali. Insieme al suo dirimpettaio di Nazionale Cafù ha rivoluzionato il ruolo del terzino. Nei suoi anni interisti sotto la guida di Roy Hodgson era considerato tatticamente indisciplinato al punto da fare panchina ad Alessandro Pistone. Era relegato in una posizione avanzata del campo, ruolo però a lui non congeniale perché “ha poco campo da mangiare davanti a sé”.

L’arrivo a Madrid cambia totalmente la sua storia. Non solo perché arriva nella squadra più importante di sempre, ma anche perché Fabio Capello, che lo ha fortemente voluto, ne intuisce le potenzialità, facendolo diventare il terzino sinistro più forte in circolazione. L’Inter è ormai un miraggio. Negli 11 anni spagnoli vince tutto quello che è umanamente concesso. 4 campionati, 3 Supercoppe, 3 Champions League, 1 Supercoppa Uefa, 2 Intercontinentali ed 1 mondiale nel 2002. In quell’anno ottiene il secondo posto nella classifica del Pallone d’oro, dietro solo al connazionale con la maglia numero 9, che di umano apparte le ginocchia fragili non aveva nient’altro.

Roberto Carlos con la maglia dell’Inter

Roberto Carlos come Neuer?

Vi starete chiedendo quale sia l’anello di congiunzione tra i due. Uno è un portiere ancora in attività, l’altro un terzino sinistro in pensione ormai da qualche anno. Quello che li accomuna è l’innovazione, cambiare per sempre un ruolo, diventando un modello per le generazioni future. Probabilmente l’argomento principale di questo calcio pandemico, oltre a tutte le difficoltà del periodo storico, è questa fantomatica costruzione dal basso utilizzando il portiere. Ma chi ha scatenato questa moda? Esatto: Manuel Neuer. Certo, nella storia del calcio non sarà stato il primo ma è stato sicuramente colui che lo ha attuato nel modo migliore, con qualità superiore a tutti i predecessori.

Lo stesso ha fatto Roberto Carlos nel suo ruolo. 69 gol in 11 anni a Madrid. Una media di più di 6 gol l’anno, una follia per qualsiasi terzino arrivato prima di lui. Per Carlos vale lo stesso discorso di Neuer. Ci sono stati dei predecessori, c’era il calcio totale di Cruijff in cui anche il terzino poteva trovarsi in zona gol, c’è stato Maldini, ma nessuno lo aveva mai fatto con tanta qualità e continuità. L’interpretazione del ruolo che vediamo oggi viene da lì. Da quel Brasile che tra il 1998 e il 2002 ha mostrato due terzini che hanno fatto la storia del calcio. Ogni volta che vedete un terzino calciare le punizioni come un centrocampista, sovrapporsi instancabilmente tutta la partita, entrare dentro il campo con il piede debole per diventare un centrocampista aggiunto, pensate a quel ragazzo nato a Garça il 10 aprile del 1973.

L’incredibile punizione contro la Francia

Un fenomeno fisico da studiare

Roberto Carlos è stato anche un fenomeno studiato dalla fisica. Lo posso testimoniare direttamente: in un capitolo del mio odiatissimo libro del liceo c’era lui e la sua punizione contro la Francia. E’ l’inizio dell’estate del 1997 e in Francia viene organizzato un torneo nel quale partecipano oltre i francesi anche l’Inghilterra, il Brasile e l’Italia. Il 3 giugno si gioca Francia-Brasile, un antipasto di quella che sarà la finale del mondiale seguente. Punizione dai 30/35 metri per la Seleçao. Barthez in porta è terrorizzato e nonostante la lunga distanzapiazza 4 uomini in barriera. Sul pallone c’è Roberto Carlos che con la sua rincorsa arriva nel cerchio di centrocampo. Parte e calcia la palla con le 3 dita esterne del piede. La palla aggira la barriera, Barthez la battezza fuori e guardando il replay avrebbe ragione perché la traiettoria del pallone è effettivamente fuori dallo specchio della porta. Negli ultimi metri del il pallone cambia drasticamente traiettoria infilandosi a millimetri dal palo sinistro.

Anni dopo alcuni fisici sperimentali ci hanno spiegato l’apparente miracolo della fisica studiarono questa punizione e il moto degli oggetti. “Il flusso d’aria dietro un pallone in volo può essere caotico oppure regolare. Il primo è chiamato turbolenza, e si ha quando la palla viaggia molto velocemente, il secondo è detto laminare, e si ha a velocità più basse. Carlos aveva bisogno di calciare la punizione lontano dalla porta per poter colpire la palla con una forza sufficiente a raggiungere la velocità della turbolenza caotica e perché la palla avesse poi il tempo necessario per rallentare e virare a sinistra prima di finire fuori campo. Quando la palla viene calciata a circa 110 chilometri all’ora, il flusso d’aria che la circonda è caotico, ma a circa metà del suo volo, rallenta e la turbolenza cambia. I freni vengono tirati, la rotazione della palla comincia a farsi sentire e Barthez rimane lì a guardarla mentre entra nella sua porta”. (M. du Sautoy).

Ecco chi è stato Roberto Carlos, un fenomeno, fisico e calcistico, ancora da studiare.

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