Non poteva che chiudersi così la splendida carriera di Gerard Piqué, travolto dalle lacrime e acclamato da tutta la sua gente. Il difensore spagnolo, sabato 5 novembre, ha disputato l’ultima partita al Camp Nou, nello stadio che per 14 stagioni è stato casa sua. L’addio al calcio di un altro giocatore leggendario, un difensore d’altri tempi che ha scritto un pezzo di storia di questo gioco, segnando un prima e un dopo nel suo ruolo.
Piqué chiude con una vittoria la sua ultima partita al Camp Nou: l’addio al calcio di Piquenbauer
L’ultima partita di Gerard Piqué al Camp Nou si è conclusa con una vittoria agevole del Barcellona sull’Almeria. Tutti i riflettori erano puntati naturalmente sul difensore spagnolo che ha salutato per l’ultima volta da giocatore i tifosi blaugrana in una cornice emozionante e suggestiva. Xavi, suo ex compagno, lo ha schierato titolare per la sesta volta in stagione, affidandogli anche la fascia da capitano. Piqué aveva annunciato la sua decisione 48 ore prima del match di Liga, cogliendo tutti di sorpresa. I tifosi però non si sono voluti perdere l’appuntamento per salutare una delle più grandi bandiere del Barcellona e dell’indipendentismo, omaggiandolo con cori e maglie speciali con la scritta “Sempr3”. A fine gara sugli schermi dello stadio è stato anche proiettato un video rappresentativo di tutti i suoi migliori momenti con la maglia blaugrana.
Lo spagnolo non è riuscito a trattenere le lacrime e si è lasciato andare ad una profonda emozione e a un discorso di ringraziamenti che sintetizza il suo amore con il club catalano: “Nella vita, quando diventi grande, capisci che amare è anche sapersi separare. Avevo capito che dopo tanto amore fosse il momento di salutarsi, ma sono sicuro che in futuro tornerò. Sono nato qui e morirò qui. Viva il Barça, sempre“. Eppure la sua decisione improvvisa ha destato più di qualche dubbio. Da una parte può aver influito il momento complicato della sua vita privata, dall’altro una carriera imprenditoriale ormai strutturata. Con la Kosmos Holding, di cui è Ceo e proprietario, ha partecipato anche all’organizzazione della Supercoppa spagnola, creando un chiaro conflitto di interessi. Non a caso ha annunciato il ritiro, proprio nel giorno dell’approvazione della nuova legge sullo sport, che al suo interno presenta una “clausola anti-Pique” come è già stata ribattezzata in Spagna. Un provvedimento che vieta ai giocatori in attività di avere rapporti commerciali con una competizione a cui partecipano. Un fattore che può aver giocato un ruolo piuttosto rilevante nella scelta repentina dello spagnolo.
Il cammino di Piqué: una carriera scandita da 30 titoli
Quattordici stagioni in blaugrana, impreziosite da 30 titoli. La carriera di Piqué, però, parte da lontano. Un ragazzo nato e cresciuto a Barcellona con il sogno di vestire la maglia della sua città. Il primo contratto da professionista però lo firma col Manchester United nel 2004. Sir Alex Ferguson lo prende sotto la sua ala e lo porta alla conquista di Premier League e Champions League. Nel 2008 il ritorno alla casa base che non ha mai più lasciato. Nella prima stagione vince lo storico triplete con Pep Guardiola e da quel momento ha messo in bacheca un trofeo dopo l’altro.
Piqué ha avuto tutto dal calcio, anche il trofeo che ogni calciatore sogna sin da piccolo, la Coppa del Mondo, vinta nel 2010 in Sud Africa. Senza dimenticare l’Europeo nel 2012. E’ stato un difensore rivoluzionario per la sua generazione. Insieme all’odiato, metaforicamente e non, Sergio Ramos ha formato una delle coppie di centrali più forti dell’ultimo decennio. Poche chiacchiere, poca amicizia ma una resa sul campo invidiabile, anche in termini di gol. I numeri, infatti, parlano per lui: 53 gol in 616 partite con il Barcellona, 63 se si considerano anche quelle con Manchester United, Real Saragozza e Spagna. Negli anni i media lo hanno paragonato a Franz Beckenbauer, tanto da aver acquisito il soprannome di Piquenbauer. In realtà, senza scomodare le leggende del passato, Piqué ha rappresentato un giocatore unico nel suo genere che ha lasciato un segno netto nel ruolo del difensore. Siamo sicuri che il calcio lo vedrà ancora protagonista, sotto altre vesti, altrettanto prestigiose, d’altronde da anni nello spogliatoio è soprannominato “El presidente”. Indizio non di poco conto per uno che due giorni dopo la nascita, era già socio del Barcellona.