Se è vero che l’attesa aumenta il desiderio, non poteva esserci ricompensa migliore per il Napoli che dopo 33 anni torna ad essere campione d’Italia. Uno scudetto che mancava dal 1990, quando Diego Armando Maradona mandò in estasi un’intera città. La storia si è ripetuta proprio nello stadio che ha preso il suo nome, con nuovi protagonisti che hanno percorso la strada tracciata dal Dio del calcio, scrivendo un capitolo storico nella storia del nostro campionato.
Lo scudetto del bel calcio: la macchina perfetta di Spalletti
Sono trascorsi ben 33 anni dall’ultima volta che il Napoli si è laureato campione d’Italia. Era il trionfo di Diego Armando Maradona, colui che ha scolpito la storia del club, tracciando un sentiero luminoso. Quella strada, però, è stata scandita da momenti tormentati che hanno allontanato sempre di più la società campana dal sogno di tornare in vetta. Una storia caratterizzata da retrocessioni e dal fallimento del 2004. Il Napoli è ripartito dalla Serie C, acquisito da Aurelio De Laurentiis che ha dato il via alla rinascita di un popolo intero, ribaltando radicalmente lo scenario. Nel giro di pochi anni il club partenopeo è tornato ad abitare la Serie A con naturalezza, arrivando a impensierire la Juventus nella lotta al titolo. Gli è sempre mancato quel guizzo per arrivare fino in fondo, nonostante la presenza di giocatori del calibro di Cavani, Higuain, Hamsik che hanno scritto la storia recente del club azzurro.
Un percorso caratterizzato da tappe graduali che hanno reso il Napoli un modello per attitudine e mentalità. Ma quel passo per arrivare in fondo è sempre mancato, almeno fino a quest’anno. Luciano Spalletti è riuscito a plasmare i suoi giocatori, costruendo una macchina assolutamente perfetta, capace di conquistare lo Scudetto con 5 giornate d’anticipo. Ha puntato tutto sul gruppo, dando valore a ogni giocatore presente in rosa e facendo sentire tutti coinvolti in quella che è diventata una vera e propria missione. Nessuna prima donna, niente individualismi, solo un gruppo di ragazzi immerso nell’amore per il Napoli e per un popolo che ha atteso fin troppo tempo. Un’orchestra perfetta che ha dimostrato che si può vincere giocando un bel calcio, facendo crollare qualsiasi tipo di dibattito tra “risultatisti” e “giochisti”. Spalletti ha raggiunto un traguardo storico anche a livello personale; un uomo che è partito dal basso e che, come ha sottolineato, “non ha mai viaggiato in prima classe, ma sempre con l’autostop”.
Lo Scudetto del popolo: 33 anni dopo il trionfo di Maradona
A Napoli si festeggia ormai da un pò e anche la scaramanzia ha smesso di esistere di fronte al dominio della squadra di Spalletti. Domenica il popolo azzurro era pronto a esplodere di gioia ma la Salernitana è riuscita a rimandare la festa, trovando un pareggio inaspettato al Maradona. Festeggiamenti che sono stati rimandati solo di qualche giorno. Nella trasferta del 4 maggio a Udine, il Napoli ha conquistato il punto mancante per sancire la vittoria aritmetica dello Scudetto. Un trionfo che porta la firma di tutti, anche dei più inaspettati. La concretezza di Meret, considerato quasi uno scarto a inizio stagione; per non parlare di Kim Min-jae, arrivato nello scetticismo generale per rimpiazzare Koulibaly, diventato un autentico muro. La leadership di Di Lorenzo, capitano inedito dopo l’addio di Insigne. Le geometrie di Lobotka, il dinamismo di Anguissa e naturalmente la coppia Kvaratskhelia-Osimhen che ha travolto il campionato totalizzando 33 gol.
Sembra impossibile credere che una piazza come quella napoletana abbia dovuto attendere 33 anni per tornare a urlare “Campioni d’Italia”. Eppure quello del ‘Pibe De Oro’ è stato un lascito non sfruttato a dovere dalle generazioni seguenti di calciatori. Il Napoli di Maurizio Sarri aveva sfiorato l’impresa, arrendendosi alla Juventus. Serviva la genialità di un uomo come Spalletti per rompere la maledizione che aveva colpito il club azzurro. Adesso Napoli è in festa e lo sarà per tanto tempo. Perché ci sono vittorie e vittorie e questa riporta in vita Diego, il più grande calciatore di tutti i tempi, che ha preso per mano la sua squadra, decidendo che era il momento di far gioire la sua gente. De Laurentiis lo ha definito “lo scudetto dell’onestà”, ma forse sarebbe meglio dire lo scudetto del popolo.