Il calcio è uno sport che non fa distinzioni di classe sociale o religione, ma accoglie anche ragazzi che apparentemente non avrebbero alcuna possibilità di emergere. La testimonianza perfetta è Sadio Mané, oggi stella del Liverpool, che ha lottato contro la povertà per approdare in Europa e sfondare nel grande calcio. Quel ragazzo che sognava di essere un professionista è diventato l’eroe del Senegal, segnando il rigore decisivo che ha regalato la prima Coppa d’Africa della storia della nazione.
La rivincita di Mané: il destino del Senegal in undici metri
Una storia così incredibile che neppure il miglior regista avrebbe potuto ideare. Di quelle storie che nobilitano lo sport e che ogni giorno speriamo di raccontare. Mané si è fatto portavoce di un popolo che ha sempre vissuto il calcio nell’ombra, senza alcuna possibilità economica per poter emergere. Mané si è ritrovato contro il suo partner e amico del Liverpool, Momo Salah. Senegal-Egitto è stato il testa a testa tra due campioni umili e straordinari che vengono dal niente e sanno apprezzare il valore del successo. L’epilogo della finale è stato incredibile. Sadio Mané fallisce il rigore nel primo tempo, destando timore e preoccupazione in tutto il popolo senegalese. La partita rimane sullo 0-0 anche dopo i tempi supplementari e come la più classica delle finali si risolve ai calci di rigore.
Il destino ha voluto che quello decisivo lo dovesse battere proprio Mané, come un disegno già programmato per celebrare la straordinaria storia del ragazzo di Bambali. L’epica del racconto ha portato Sadio sul dischetto a calciare il rigore più importante della storia del Senegal, regalando la Coppa D’Africa ad una nazione che non l’aveva mai vinta. In quel rigore c’è tutto: la sofferenza, la povertà, la voglia di riscatto di un ragazzo che a 15 anni è scappato dal suo villaggio per andare a Dakar e provare a farsi notare come calciatore senza avere neppure un paio di scarpe adeguate. “Non dimenticherò mai quando toccò a me effettuare il provino. C’era un uomo anziano che mi guardava come se io fossi nel posto sbagliato. ‘Con quelle scarpe fai il provino? Guardale, come puoi pensare di giocare con quelle?‘, mi disse. In effetti erano davvero malandate, vecchie e rotte”. Poi iniziò a giocare e il mondo si fermò. Mané era di un livello superiore a tutti gli altri.
Modello di ispirazione per tutti gli africani
Mané viene immediatamente ingaggiato dall’Academy della Generation Foot che lo manda poco dopo in Francia, al Metz. Dal caldo cocente dell’Africa, Mané si ritrova catapultato nel gelo del nord est della Francia. Gioca per mesi con un grave infortunio, senza dire nulla, per paura di rinunciare al suo sogno. Prima del suo trasferimento al Salisburgo nel 2012, approccia per la prima volta con Jurgen Klopp che lo aveva notato per le sue immense qualità e lo avrebbe voluto al Borussia Dortmund. Sadio non sapeva che quell’incontro sarebbe stato solo l’antipasto di una storia d’amore bellissima con quello che oggi è il suo attuale allenatore al Liverpool. Klopp ha avuto un ruolo fondamentale sin dall’inizio e lo ha aiutato a diventare uno dei giocatori più devastanti della Premier League e d’Europa. “Non potevo credere al fatto che avesse voluto incontrarmi e che pensava potessi aiutare la sua squadra. Era tutto incredibile”.
L’aspetto più bello di Mané è la sua costante gratitudine verso tutte le persone che hanno contribuito a rendere possibile il suo sogno. Oggi Sadio è un modello di ispirazione per tutti gli africani. Non solo per aver coronato il sogno di vincere la Coppa D’Africa, ma perché è riuscito a dare una speranza a tutti coloro che come lui partono dal niente per raggiungere un obiettivo. Mané ha finanziato la costruzione di un ospedale nel suo villaggio, ha contribuito alla realizzazione di una scuola, non ha mai dimenticato le sue radici nonostante i trionfi ottenuti. Il destino ha voluto flirtare con lui, sfidandolo anche all’interno della stessa partita. Quel rigore sbagliato in finale poteva essere la distruzione di un sogno ma Mané si è guadagnato, col sudore e il dolore, un’altra possibilità. Quel tiro dal dischetto che ha decretato la vittoria del Senegal doveva calciarlo lui, niente al mondo avrebbe potuto impedirglielo.