Oltre 200 presenze in Liga, gol in Premier League e triplette in Champions. Poi la scelta di scendere in serie C spagnola e seguire il sogno che lo accompagnava fin da bambino. Indossare la maglia del Deportivo la Coruna, ancora una volta, per sempre. Pagare di tasca propria il trasferimento per tornare a casa. Questa la romantica storia di Lucas Perez.
L’eterno legame con il Deportivo. “Pago io il trasferimento da 500.000€”. Dalla Liga alla 3° divisione
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava Antonello Venditti nel 1991 ed aveva ragione. Questa è la frase che riassume al meglio il legame che ha sempre unito Lucas Perez alla sua squadra del cuore, il Deportivo la Coruna. In 16 anni di calcio, il calciatore spagnolo e il Depor si sono sempre amati, anche quando a dividerli erano migliaia di chilometri. Il classe ‘88, dal 2007 in poi, ha girato il mondo: Spagna, Ucraina, Grecia e Inghilterra. Ma la sua unione viscerale con club di La Coruna è rimasta sempre viva. In due tappe della sua carriera, ha prestato il suo ‘mancino al veleno’ all’amato Depor, dal 2014 al 2016 e nella stagione 2017-2018. Con quella maglia indosso ha fatto faville e come si dice ‘non c’è due senza tre’. Nei giorni scorsi, infatti, Lucas Perez ha deciso di fare ritorno al suo primo amore.
Dopo i fasti del 2004 con la finale Champions sfiorata, il Depor è precipitato in terza divisione. Perez ha deciso di mettersi al servizio. Obbiettivo? Tornare nel calcio dei grandi. Già questa discesa dalla Liga alla serie C spagnola basterebbe per rendere il tutto romantico, ma ad aggiungere sentimento alla storia ci ha pensato Lucas. Ha pagato personalmente il trasferimento. Il suo cartellino, infatti, era di proprietà del Cadice, dove fino a gennaio ha giocato e segnato. Il Deportivo, che non naviga nell’oro, non poteva coprire tutte le spese, così l’ala spagnola ha deciso: “Pago di tasca mia una parte”. Ha versato ‘di sua sponte’ 500.000€ per agevolare l’operazione e indossare di nuovo la maglia bianco-blu. A testimonianza della sua serietà ed etica del lavoro, il classe ’88 ha onorato fino alla fine il suo contratto con il Cadice. È sceso in campo nell’ultima partita di Liga ed ha regalato il pareggio ai suoi ormai ex tifosi. “L’anno scorso abbiamo raggiunto un grande salvezza – ha dichiarato salutando Cadice – ringrazio tifosi, club e città. Vi auguro il meglio. Ora vado a realizzare un sogno”.
Doppietta, esordio da sogno e sentirsi di nuovo bambino. Cosa ci insegna la storia di Lucas Perez
Per uno cresciuto con il mito del ‘Super-Depor’ anni 2000, indossare quella maglia è motivo di orgoglio e immensa felicità. Queste le sensazioni che ha provato Perez al momento del suo terzo esordio con la ‘camiceta’ bianco-blu. Infatti, dopo l’inizio nel Rayo Vallecano, intorno al 2010, Lucas, si sposta tra Ucraina e Grecia (Paok e Karpaty) e finalmente l’arrivo all’amato Deportivo. Nella prima stagione, 2014/2015 fa faville e nella seconda si supera, vestendo i panni del trascinatore. Fa talmente bene che attira le attenzioni della Premier. L’Arsenal piomba su di lui, lo vuole, offre 20 milioni. Sono tanti, il Depor non ha buone finanze e accetta e a malincuore lo fa anche Lucas. Ma tanto sa che prima o poi farà ritorno a La Coruna, la città dove è nato e che ama alla follia. In Inghilterra non si esprime sui livelli della Liga, ma comunque si fa notare.
Vince una meritata Coppa di Lega con l’Arsenal e segna anche in Champions, addirittura una tripletta. Nel 2017 il Deportivo chiama ancora e Perez risponde presente. Torna in Spagna, combatte, ma non riesce a salvare i suoi dalla retrocessione. Lacrime amare. la Premier lo cerca ancora. Lui accetta la corte del West Ham. Fa la riserva, l’anno dopo torna in Liga. Dal 2019 veste le maglie di Alaves, Elche e Cadice dove raggiunge sempre salvezze meritate. Ed eccoci al 2023 con l’ennesimo ritorno al primo amore. Ad attenderlo, nel suo Riazor, c’erano 25mila tifosi, un lusso per la Segunda B. Lucas non li delude. Doppietta, vittoria e standing ovation. Se non è una favola questa? In un calcio sempre più schiavo del denaro, dove i calciatori cercano solo ingaggi milionari, la storia di Lucas Perez ci insegna che c’è ancora romanticismo in questo sport. Esistono ancora le bandiere.