Ha provato in tutti i modi a trattenere le lacrime nel giro campo di fine gara. Ci è quasi riuscito, ma quegli occhi lucidi accompagnati dalla canzone ‘O Sole Mio’ durante la sua ultima camminata al Maradona hanno lasciato trasparire tutta l’emozione di Lorenzo Insigne. La materializzazione del sogno napoletano, il ‘guaglione’ che è riuscito a diventare una bandiera della sua città e della sua squadra del cuore. L’ultima danza di Lorenzo ‘Il Magnifico’ rappresenta l’ennesimo momento indelebile del calcio italiano.
Lorenzo ‘Il Magnifico’: il figlio di Napoli
Lorenzo Insigne ha rappresentato il sogno per tutti i napoletani, il ragazzo di Napoli che è riuscito a sfondare come calciatore diventando il capitano della squadra del suo cuore. Il suo cammino è partito dalle giovanili del Napoli nel 2004, iniziando a sognare un futuro come leader del club azzurro. Gli anni in prestito con le maglie di Cavese e Foggia sono stati preziosi ma è nella stagione 2011-12 al Pescara che compie il vero grande salto di qualità sotto la guida di Zeman. Insieme a Immobile e Verratti riporta il ‘Delfino’ in Serie A, per poi tornare a casa. Il suo percorso di dieci anni al Napoli ha attraversato diverse tappe ma è sempre stato un crescendo. Lo scudetto sarebbe stata la ciliegina sulla torta di un cammino nobile e passionale che gli ha permesso di indossare la fascia da capitano.
Insigne lascia il Napoli da uomo simbolo con 122 gol che lo collocano al secondo posto dei marcatori all-time del club. Lorenzo ha superato anche Hamsik che si è fermato a 121 e prima di lui adesso c’è solo Mertens con 148 reti. È stata una sua decisione quella di lasciare la sua casa che lo ha accolto come un figlio, se pur la società non abbia fatto nulla per trattenerlo. Non è un addio paragonabile a quello di Totti con la Roma, di Del Piero con la Juventus o di Maldini e Javier Zanetti con Milan e Inter. Insigne, però, rimane un figlio di Napoli e il saluto della sua gente era doveroso. Lorenzo ha provato a fare quello che solo Diego Armando Maradona aveva fatto per la gente di Napoli ma il compito era, forse, utopico. Nonostante le controversie, però, il giro campo del capitano del Napoli verrà ricordato come un altro momento toccante del calcio italiano.
Gloria a metà per il ‘guaglione’ di Napoli
Insigne ha incarnato il numero dieci, la fantasia, l’imprevedibilità al servizio dei compagni. Il tiro a giro è diventato il suo marchio di fabbrica, quasi come una giocata telecomandata da un joystick. Con la maglia del Napoli Insigne è riuscito a vincere solo due Coppe Italia e una Supercoppa italiana, troppo poco per un ragazzo che ha vissuto col sogno di trionfare con la maglia della sua città. Una piccola rivincita se l’è presa con la nazionale la scorsa estate, vincendo l’Europeo da protagonista. Un trofeo di enorme importanza che, però, non può colmare il vuoto ti tanti scudetti sognati e sfiorati ma poi sfumati sul più bello. Ha giocato con alcuni dei migliori attaccanti del panorama europeo, su tutti Cavani, Higuain e Mertens ma il suo talento non è mai stato oscurato.
Tra poche settimane Insigne inizierà la sua avventura in America, al Toronto, ma una parte di lui è rimasta ancora dentro quello stadio che lo ha reso un simbolo della città di Napoli. “Ho dato tutto quello che avevo, questa è casa mia e ogni volta che potrò tornerò in curva a tifare Napoli”. Una dichiarazione d’amore inequivocabile che ha contraddistinto la sua intervista post-partita. Lorenzo ha fatto fatica ad abbandonare lo stadio Maradona, è rientrato più volte sul terreno di gioco per respirare un’ultima volta quel calore che solo la tifoseria napoletana sa regalare. Il ragazzo di Napoli ha preso il volo ma il suo lascito ha un’importanza notevole. Lo ha detto chiaramente Marek Hamsik: “Tutti i ragazzi napoletani sognano di vestire la maglia del Napoli e lui ci è riuscito. Lorenzo ha incarnato il sogno dei guaglioni napoletani”.