Questa è la notizia: le ragazze della nazionale italiana volley sorde hanno vinto la medaglia d’argento alle Deaflympics. Leggendo così però, ad eccezione degli addetti ai lavori, quasi nessuno riesce a mettere in un contesto il titolo.
Cosa sono le deaflympics, chi le organizza e com’è andato il viaggio dell’Italia
Svisceriamolo. Iniziamo dalla parola più difficile, quella straniera “Deaflympics”. Evidentemente è una competizione. La desinenza -mpics ci fa pensare alle olimpiadi e l’associazione non è sbagliata. Potremmo scrivere “deaf olympics” cioè olimpiadi dei sordi. Giornalisticamente più usato (ma improprio): olimpiadi silenziose. Quest’anno i giochi olimpici dei sordi, arrivati alla loro ventiquattresima edizione, sono andati in scena dall’ 1 al 15 maggio, in Brasile. Le deaflympics vengono organizzate dall’ ICSD (International Committee of Sports for the Deaf), noto come CISS (Comité International des Sports des Sourds). Il comitato esiste dal 1924, anno in cui si sono tenuti i primi giochi, a Parigi. Le deaflympics estive si sono poi disputate orientativamente ogni quattro anni (ad eccezione del decennio 1939-1949). A partire dal 1949 si sono aggiunte le deaflympics invernali.
Quest’anno, alle deaflympics in Brasile, l’Italia ha fatto un’ottima figura portando a casa 23 medaglie: 4 ori, 11 argenti e 8 bronzi. Il miglior risultato dal 1989. Ci siamo fatti notare soprattutto nel nuoto, disciplina in cui abbiamo raccolto ben 14 medaglie: oro per Sara Maragno nei 50 farfalla, per la sorella Gaia Maragno nei 50 rana e per Federico Tamborrino negli 800 stile libero. L’altro massimo risultato è arrivato nel lancio del giavellotto con Matteo Masetti. Negli sport di squadra, nessun primo posto ma abbiamo conquistato un argento nel basket femminile, un bronzo nel volley maschile e appunto un secondo posto nel volley femminile.
L’organizzazione, le sigle e la nazionale volley femminile sorde
In generale, lo sport in Italia è governato dal CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano). Non tutto però. Al CONI, infatti, si affianca il CIP (Comitato Italiano Paralimpico). Come il CONI dipende dal CIO (Comitato Internazionale Olimpico) così il CIP dipende dal CPI, detto anche IPC (Comitato Paralimpico Internazionale o international paralympic committee). Quest’ultimo, il CPI, organizza i giochi paralimpici estivi e invernali a partire dal 1944 soprattutto con lo scopo di aiutare i veterani di guerra e i feriti a reintegrarsi nella società. Ma alle paralimpiadi non partecipano i sordi. Le deaflympics non sono la stessa cosa. Hanno una storia diversa (molto più longeva) e sono riservate ai non udenti.
Lo sport dei sordi, in Italia è gestito dalla FSSI (Federazione Sport Sordi Italia), che opera con questo nome dal 1955. Già prima esisteva un’organizzazione dedicata allo sport per i non udenti e infatti l’Italia partecipò alle prime Deaflympics del 1924 a Parigi. La FSSI è una Federazione Sportiva Paralimpica sotto l’egida del CIP e ad essa sono affiliate 105 società che praticano 44 discipline sportive. Tra queste discipline c’è la pallavolo femminile. Esiste un campionato, per la stagione 2021-2022 formato da tre squadre: ASD GSS Alba, ASD ASS. L. Pavoni Brescia, ASD GSS Ancona. Da questo campionato vengono selezionate le giocatrici della nazionale italiana volley sorde per partecipare alle competizioni internazionali. Dai mondiali alle olimpiadi.
Il secondo posto alle Deaflympics
L’anno scorso, i mondiali di volley per sordi sono stati organizzati proprio dalla FSSI, qui in Italia. Le nostre ragazze hanno raggiunto la finale e giocato un emozionante match al Palazzetto dello sport di Chiusi ma si sono dovute accontentare del secondo posto a favore di una forte Turchia. Nelle ultime deaflympcs (Samsun 2017) la nazionale italiana volley sorde aveva agguantato l’argento capitolando davanti al Giappone. La storia si ripete e lo sport non lascia scampo. La sfida che ha determinato l’oro ai giochi di quest’anno in Brasile, è stata Italia – Turchia. Il gruppo allenato da Sellan ha battuto in semifinale l’Ucraina ma si è dovuto arrendere alla stessa squadra che aveva negato loro il titolo mondiale l’anno precedente. Un argento più che meritato che rende orgoglioso tutto il Paese.
Non è solo il risultato però quello che conta. Si evince dalle parole di Laura Salimbeni, mental coach della nazionale femminile volley sorde, che sul suo profilo Facebook ha commentato così: “Ci ho messo un po’ a trovare le parole. Le stavo cercando nel posto sbagliato. Ho provato a raccontare quello che sentivo nel mio ruolo, come professionista. Ma non bastava, perché quella è solo una parte. Vi devo un grazie come persona, come Laura”.