Il primo pensiero di tutti è stato come pronunciare il suo nome. Ancora oggi c’è chi non riesce a farlo storpiandolo in ogni modo o invertendo le lettere. Ancor di più sono quelli che non saprebbero farne lo spelling o scriverlo su un foglio di carta ma questa pratica potrebbe rientrare nella categoria “torture”. Ciò che veramente conta è che di lui non si riesce a non parlare. Kvaratskhelia ha completamente spaccato in due il campionato riportando in Serie A un fenomeno low cost (acquistato per 18 milioni) che non si vedeva da molto tempo e che dovrebbe fare riflettere l’intero movimento.
L’impatto sulla Serie A
Oggi la Serie A è un campionato “vecchio” che dalle macerie sta provando a rinascere imboccando la strada de “l’usato sicuro” o dei “cavalli di ritorno“. Nell’andamento generale delle big del campionato, bisogna fare un plauso al Napoli ma francamente rimane abbastanza incomprensibile come sul suo talento non sia arrivato nessuno scout dei colossi mondiali. È vero che il Rubin Kazan e la Dinamo Batumi, non sono vetrine lucide di Via del Corso ma qui siamo di fronte ad un talento che nei prossimi anni ha tutto il potenziale per fare dei “sogni d’oro”. Non quelli che fa nella sua classica esultanza, o quelli che fanno i difensori quando si sdraiano a terra dopo le sue finte. Ma quelli da Pallone d’Oro. A questo punto ci sarà chi ha già strabuzzato gli occhi. O chi pensa la solita frase “non mettiamogli fretta” ma non ce ne vogliano gli scaramantici, ad oggi l’unica cosa che sembra poter fermare Kvara è solo il fato che “ha vie che non possiamo cambiare”.
Passiamo però all’aspetto tattico. Il georgiano è una completa ira d’Iddio. Non ha bisogno di grandi “skill” per dirla giovanile o “giochetti” per dirla alla nostalgica. La sua caratteristica è il dribbling a testa alta. Guarda negli occhi il difensore che terrorizzato arretra finché possibile (nei casi più guardinghi) oppure tenta subito l’intervento (nei casi più azzardati). In entrambi i casi però, il risultato è sempre lo stesso: la palla rimane nei suoi piedi. In qualche partita (Inter e Roma su tutte) qualche squadra sembrava aver trovato la chiave per disinnescarlo. Ma qui troviamo l’altra cosa che potrebbe fermare la sua ascesa, ovvero le cattive maniere dei difensori.
Kvaratskhelia Legacy
Di poche parole (non ho idea di come sia la sua voce), ma che tramite i social si è fatto già sentire appoggiando le proteste in patria: “Il futuro della Georgia è in Europa”. Kvaratskhelia cambierà il posto della sua Nazione nel panorama mondiale, almeno in quello calcistico. Ma non credete alla favoletta di chi dice che gli sportivi non possono cambiare le sorti di un Paese, possono e come e di esempi ne è piena la storia. Creerà una cosiddetta Legacy, ispirando future generazioni di calciatori che cresceranno nel suo mito. Quello che è stato Pelé per il Brasile, Maradona per l’Argentina e Cruijff per gli olandesi.
Il New York Times gli ha dedicato uno speciale prima e un’intervista poi. La portata di questo è incalcolabile. Il più famoso quotidiano del mondo, tra l’altro di un paese che con il calcio continua faticosamente ad arrabattarsi, si è più volte interessato ad un 22enne georgiano. Sta facendo il giro del mondo dando quasi l’impressione di non volerlo neanche fare. Se non è speciale questo, diteci voi cosa lo è.