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Jutta Kleinschmidt e la Dakar: chi è la regina del Rally più famoso

Jutta Kleinschmidt è l’unica donna ad aver mai vinto il Rally Dakar. Il titolo, ottenuto nel 2001, ha portato la pilota di rally alla ribalta con la Mitsubishi. La sua figura rappresenta un punto di riferimento non solo per lo sport ma anche per le donne. Infatti, l’auto-narrazione dell’ex pilota punta sulla tenacia di una persona che, nonostante le difficoltà, è stata in grado di raggiungere i propri obiettivi seguendo una strategia vincente.

L’ex pilota, classe 1962, si fa notare partecipando a 16 edizioni del Rally Dakar. Lo scatto è pubblicato sulla sua pagina Instagram.

Jutta Kleinschmidt alla Dakar: un’ingegnera alla guida delle due e quattro ruote

Kleinschmidt non lo ha mai negato: le conoscenze ingegneristiche l’hanno valorizzata molte volte all’interno dei team. La passione per i motori è maturata sin dall’università. Dove, nei suoi vent’anni, studia fisica e si laurea in ingegneria. È proprio in seno alla BMW che, dopo avervi svolto la tesi, lavora per 6 anni come ingegnera dello sviluppo. La futura campionessa esordisce nel 1987 al Rally dei Faraoni, in Egitto. Il primo ingresso nel mondo dei rally raid avviene in sella alle due ruote, una BMW Motorrad. In seguito passa alle vetture, seguendo lo stesso percorso di Tazio Nuvolari. Il 2001 è il suo anno d’oro. Oltre alla Parigi-Dakar, si classifica prima all’Italian Baja e inizia a partecipare alla “Fulda Challenge” di Yukon (Canada) a 40° sotto zero.

La pilota nell’arco di quattro anni sale 3 volte sul podio, sempre con una Mitsubishi Pajero. Nel 1999 arriva 3°, nel 2001 sale sul gradino più alto e l’anno successivo si classifica seconda. Nelle quattro edizioni successive, dal 2003 al 2006, la campionessa viene affiancata da una navigatrice italiana, Fabrizia Pons. Nel 1999 si classifica terza all’Abu Dhabi Desert Challenge, nel 2000 seconda al Rally di Tunisia. Nonostante il nome di Jutta Kleinschmidt rimanga legato alla Dakar, le sue vittorie non sono relegate al passato. Infatti, il 2016 lo trascorre in sella a una motocicletta e nel 2018 vince il Monaco World Sports Legends Award, l’Oscar dello sport.

Nella sua professione di oratrice Kleinschmidt punta sui temi che la caratterizzano: il lavoro di squadra, la motivazione, il raggiungimento degli obiettivi, la gestione del rischio. Scatto pubblicato sul suo sito web.

La vita dopo le corse. Professione: oratrice e motivatrice

Oggi, Jutta Kleinschmidt si propone come oratrice pubblica in fiere di settore e presentazioni. Il motto “Smetti di ascoltare la voce negativa nella tua testa!” l’ha guidata nelle collaborazioni con Samsung, Siemens, Total e Vodafone. Proprio come Max Biaggi, parla con cognizione di causa del futuro del settore automotive, dalla guida autonoma alla digitalizzazione delle automobili. Infatti, è stata direttrice sportiva all’e-CROSS Germany dedicato ai veicoli elettrici e ha preso parte al più grande rally con veicoli elettrici al mondo, il WAVE Trophy.

Kleinschmidt si pone come una persona tenace che, nonostante le difficoltà, è stata in grado di raggiungere i propri obiettivi seguendo una strategia vincente. Da queste esperienze emerge una professionista capace di valorizzare il serbatoio di esperienze all’interno del mondo del business. Per esempio, dal 2000 l’ex pilota impartisce lezioni di sopravvivenza alla “Desert Academy”. La sua figura rappresenta un punto di riferimento non solo per lo sport ma anche per le donne. Infatti è stata nominata “Outstanding Personality in Motorsport“ dal British Women Racing Drivers Club.

La Federazione Internazionale dell’Automobile, promotrice della Smart Driving Challenge, riunisce più di 200 club dell’automobile di tutto il mondo ed è riconosciuta dall’ONU.

Una sfida intelligente per il clima: la “Smart Driving Challenge”

Praticare gli sport estremi non significa essere spericolati, bensì affrontare rischi calcolati. Per questo motivo Jutta Kleinschmidt guida il team della “Smart Driving Challenge”. Tutti possiamo partecipare alla sfida. Basta possedere uno smartphone e saper guidare una macchina (a combustibili fossili, ibrida o elettrica). Dopo aver connesso il veicolo a un sistema di “diagnostica” a bordo, i partecipanti devono guidare almeno 10 km per ogni “tappa” nella vita di tutti i giorni. Al termine di ciascuna, si riceve un punteggio e si entra in graduatoria.

Grazie a questo gioco in cui si può solo vincere, il “pilota in erba” riceve le informazioni sul proprio stile di guida raccolte dalla piattaforma digitale Enerfy e suggerimenti per ridurre le emissioni di CO2. Tutti possiamo diventare campioni “intelligenti” della Federazione Internazionale dell’Automobile. L’obiettivo è risparmiare carburante con una guida “smart” e sicura. Tra l’altro, il vincitore si porta a casa la soddisfazione di ricevere il premio nel corso della cerimonia annuale FIA.

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