Visionario. Se si dovesse cercare una parola per descrivere ciò che è stato per il mondo dello sport Jules Rimet, utilizzerei questa. Presidente della FIFA dal 1921 al 1954. Il suo nome rimarrà per sempre nella storia per aver ideato nel 1930 il primo Campionato Mondiale di Calcio, il più importante e seguito evento sportivo del mondo.
La storia di Jules Rimet
Trascorre l’infanzia nella casa del nonno nell’Alta Saona, dividendosi tra l’agricoltura e il lavoro in drogheria con il padre. Cresce in una famiglia normale, e una volta trasferitosi a Parigi, si innamora di questo sport popolare che intrattiene così tanti ragazzi per le strade della ‘Ville Lumiere’. Nel 1897, fonda insieme al fratello e alcuni amici una società calcistica, la Red Star. La Polisportiva segue la linea di pensiero della famiglia Rimet, che apre il calcio a tutti, anche alle famiglie più disagiate della Parigi dell’epoca, cercando di eliminare la visione aristocratica di questo sport.
Entra a far parte del USFSA, la prima federazione di calcio francese, che partecipa alla fondazione della FIFA. Nel 1910 si separa dall’USFSA a causa della loro riluttanza verso il calcio professionistico. Per Rimet, l’avvento del professionismo è vitale per questo sport, promuovendolo anche negli ambienti più poveri del mondo, eliminando le differenze di classe sociale. Nello stesso anno fonda la ‘Ligue de Football Association’ sostituendo l’USFSA come rappresentante francese presso la FIFA. A seguito del primo conflitto mondiale, la FIFA vive un periodo difficile nel quale Rimet si oppone alla richiesta della FA inglese di escludere dai campionati i Paesi sconfitti. La Federazione scossa da questa richiesta vive un momento buio. Conta solo 12 membri e non ne fanno parte né i britannici, né i brasiliani e neanche gli uruguagi.
L’organizzazionedel Mondiale uruguagio
Al Congresso di Amsterdam del 1928, Rimet e Delaunay, propongono l’organizzazione di un campionato mondiale di calcio, ispirandosi alle olimpiadi del 1924 e 28, fino a quel momento l’unico torneo mondiale organizzato. Ovviamente le europee vogliono che il torneo si giochi nel vecchio continente, ma all’epoca se c’era un Paese che nel calcio faceva faville era l’Uruguay. “La Celeste” aveva conquistato per due volte consecutive il torneo olimpico, nel 1924 e nel ’28, e si candida ad ospitare il primo mondiale. La candidatura viene accettata, perché l’Uruguay, in particolar modo la capitale Montevideo, è un Paese ricco e all’avanguardia.
Molte squadre europee deluse dalla scelta, Italia su tutte, decidono di boicottare il torneo che infatti vedrà la partecipazione di sole 4 squadre europee: Francia ovviamente obbligata, Jugoslavia che non si tira mai indietro, il piccolo Belgio e la Romania di Re Carlo, che obbliga il Paese a formare una squadra per il mondiale, lui che è un appassionato di calcio. Il torneo è un autentico successo. L’esito era scontato, ma l’organizzazione e la partecipazione del pubblico di certo non lo erano. Da quel momento nessuno mise più in discussione l’organizzazione di questo torneo, che ormai accompagna e scandisce i tempi delle nostre vite.
La coppa e Jules Rimet
Nell’organizzazione abbastanza frettolosa del torneo, si doveva pensare anche al particolare più banale ma allo stesso tempo meno scontato, la coppa. Nel 1928, tale Abel La Fleur, orafo parigino, viene incaricato di realizzarla. In quel periodo le correnti artistiche più in voga sono il Liberty e l’Art Deco, per cui La Fleur progetta una Dea vittoria alata, Nike, che sorregge una coppa sopra un piedistallo ottagonale. 4 chili di trofeo di cui 2 d’oro 18 carati, una meraviglia. Il Paese vincitore del torneo avrebbe tenuto il trofeo al sicuro per 4 anni, fino al prossimo mondiale, mentre la Nazionale che l’avrebbe conquistata per 3 volte, lo faceva suo per sempre. Dopo il primo torneo, la coppa rimase a Montevideo e successivamente in Italia dal ’34 al ’38. In quel periodo, l’Italia Fascista è alleata con la Germania Nazista, Paese all’incessante ricerca di oro.
Ovviamente i tedeschi sanno della presenza sul territorio italiano di questa fantomatica coppa e cercano così in tutti i modi di recuperarla. L’indiziato principale al possesso del trofeo è Ottorino Barassi, segretario della Federcalcio. I soldati tedeschi si irrompono in casa del povero Barassi, che consapevole di ciò stava per accadere, nasconde il trofeo nel posto più sicuro: sotto il letto. Trovatosi davanti i tedeschi urlanti, Barassi, con un’invidiabile calma, li convince che il trofeo non si trova lì ma che è in viaggio verso Milano. I soldati si lasciano convincere ma decidono comunque di controllare la casa, mettendola a soqquadro. Il fato ha voluto che l’unico spiraglio della dimora di Barassi non controllato è stato proprio sotto il letto del Segretario, che una volta lasciato solo, scoppia in un pianto e in una preghiera di ringraziamento.
Il furto della coppa Rimet
Nel 1966, l’Inghilterra ha il compito di organizzare l’ottava edizione del campionato del mondo. Per sponsorizzarlo, il governo organizza una mostra in cui vengono esposti numerosi francobolli sportivi di altissimo valore, e lei, la Coppa Rimet. La notte del 20 Marzo, a causa della negligenza della polizia inglese, la coppa viene rubata. Tutto il mondo del calcio, ma non solo, è in fermento. Scotland Yard cerca delle prove che possano condurre al ladro ma brancola vistosamente nel buio, tanto che accuserà un povero disoccupato, tale Edward Betchley.
Si perlustra ogni angolo della città, comprese le fermate metropolitane, senza però avere alcuna traccia. Quando ormai tutto sembrava perduto, nella sede della FA, arriva un pacco contenente un frammento della base ottagonale della coppa. “La coppa esiste ancora, il ladro non l’ha ancora fusa!”. Oltre al frammento di coppa, all’interno del pacco era presente una lettera nella quale veniva richiesto un riscatto di 15 mila sterline in contanti. Avvertito Scotland Yard, si organizza in fretta e furia un incontro con il presunto ladro. All’appuntamento si presenta un uomo, immediatamente arrestato, ma che si rivelerà solamente un complice che aveva accettato 500 sterline per fare da intermediario. Della coppa quindi ancora nessuna traccia.
Un cane salva la Coppa
Qui entrano in gioco David Corbett e il suo cane Pickles. David ha necessità di telefonare al fratello che sarebbe diventato padre da lì a pochi giorni. Ovviamente all’epoca non esistevano i cellulari, perciò David esce di casa per recarsi alla cabina telefonica più vicina. Decide di fare questa passeggiata in compagnia del suo cane, Pickles, un meticcio di quattro anni, che non appena messo il muso fuori casa e senza ancora il guinzaglio, sfreccia verso l’auto del vicino di casa. Lì in terra sotto la ruota anteriore c’era della carta di giornale che avvolgeva un oggetto pesante. David inizia a scartare il giornale e dal suo interno vede uscire una testa di donna e in basso delle scritte di Nazioni con accanto una data. Da appassionato di calcio si rende conto immediatamente di ciò che aveva tra le mani. “Eureka, la Coppa!”.
David insieme al suo fido compagno si dirigono verso la stazione di Polizia più vicina. Un cane aveva risolto il caso che aveva tenuto in scacco tutta l’Inghilterra per settimane. Al signor Corbett viene consegnata una ricompensa di 5 mila sterline e quando qualche settimana più tardi proprio l’Inghilterra si laureò campione del mondo, i due vennero invitati al banchetto di festeggiamento ufficiale, accolti come dei veri e propri eroi nazionali.
Il furto decisivo e l’erità di Jules Rimet
C’erano andati vicino i tedeschi prima e gli inglesi poi, ma gli unici a riuscire nel furto sono stati un gruppo di cinque brasiliani. Due di questi, la notte del 19 dicembre 1983, entrano nella sede della Federcalcio Brasiliana e si dirigono verso il nono piano, dove nell’ufficio del presidente Coutinho, è custodita la coppa, che dopo il mondiale messicano del 1970 ha preso fissa dimora in Brasile. Dopo aver legato ed imbavagliato le guardie e il presidente Coutinho, i ladri in tutta tranquillità escono dal palazzo certi che nessuno potesse fermarli e così effettivamente è stato. Pochi giorni più tardi arriva la notizia che nessuno voleva. La coppa dopo esser stata rubata è stata fusa e venduta al mercato nero per un quarto del proprio valore. I brasiliani autori del furto rimangono tutt’oggi le ultime persone ad aver visto l’originale della Coppa Rimet che è ormai perduta per sempre.
Jules Rimet non è stato solo il più longevo presidente della FIFA e l’inventore del torneo più importante in ambito sportivo. Un uomo di larghe vedute, di idee liberali, che voleva coinvolgere in questo sport il maggior numero di persone possibili, senza distinzioni di alcun tipo. Uno dei primi caldeggiatori del professionismo, quando ancora non era ben visto, soprattutto oltre manica, dove questo sport era nato. E’ stato un visionario e un rivoluzionario. Ci ha lasciati nel 1956, due giorni dopo il suo ottantatreesimo compleanno. Nel 1998 in occasione del mondiale di calcio organizzato dalla Francia, nei pressi del Parco dei Principi di Parigi, casa del PSG, gli viene intitolata una piazza. Nel 2004 diviene membro postumo della FIFA Order of Merit, il più alto riconoscimento della Fifa e nel 2006 nel mondiale tedesco, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, l’Equipe de France, la Nazionale francese, decide di omaggiarlo con uno slogan sul proprio pullman. “ Libertè, Egalitè, Jules Rimet”.