Il tifo nel calcio femminile

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I tifosi che riempiono gli impianti in cui le donne giocano a calcio sono diversi dagli ultras da stadio ma la passione e l’agonismo sono gli stessi. Il tifo nel calcio femminile

Il tifo. La storia lessicale del termine dice tutto, o quasi.

È domenica e all’ora di pranzo gioca la tua squadra del cuore. Non importa se piove, c’è il sole, nevica o la giornata promette bene. Si va allo stadio. Perché lì, in quella curva, in mezzo a gente con i tuoi stessi colori trovi il modo di uscire dalla routine giornaliera e vivere un momento di puro svago. Il tifo segue lo sport fin dalla sua nascita. Nel calcio regionale o provinciale, divide gente dello stesso quartiere. Ai mondiali unisce persone che parlano accenti talmente diversi da non essere certi di appartenere alla stessa lingua. Ma esistono diversi modi di vivere la partita, diversi modi di essere tifosi. Nell’immaginario comune il tifoso è colui o colei che, in curva, incita la sua squadra del cuore con urla, cori, applausi, ola, certelloni e coreografie.

Il termine “tifo” ha una radice sanscrita con il significato di “movimento”, “agitazione”. Nel greco antico si è tradotto con “fumo”, “vapore”. Poi “tifo” è stato indicato per descrivere una malattia caratterizzata da una febbre violenta che causa il delirio in chi ne è affetto. L’immagine di un tifoso che incita da uno spalto la propria squadra del cuore richiama proprio quello stato simile alla pazzia. Un furore cieco che a volte rende irrazionali. Ci sono molti esempi nella storia del calcio italiano di episodi violenti e scontri tra tifoserie avversarie e con le forze dell’ordine. Recentemente c’è stata una grande contestazione dei tifosi turchi contro i curdi. Si è giunti anche a conseguenze molto tragiche che sono rimaste impresse nell’immaginario comune e che tengono lontane le famiglie dallo stadio per alcuni eventi particolari, come i derby.

Non tutti i tifosi sono affetti dal tifo

Bisogna però uscire dagli stereotipi, come quello dall’ultras che lancia un fumogeno in campo per colpire il portiere avversario, e guardare il tifo nel suo complesso. Lo spirito del tifoso esiste ancora e, in alcuni campi, si mostra in maniera palese. Tra questi campi ci sono quelli in cui le donne giocano a calcio. Il calcio femminile in Italia è in forte sviluppo e l’affluenza del pubblico è in aumento. Negli ultimi anni sono nate due tifoserie ufficiali importanti: Roma Women fanclub e dominio bianconero. Altri gruppi organizzati esistono anche per il Milan, la Fiorentina e l’Inter. Si tratta di supporter che seguono la loro squadra in giro per l’Italia e si divertono ad incitare le ragazze che vestono i loro colori. Ma guai a denigrare le avversarie perché anche loro mettono sul terreno da gioco la stessa passione. I cori sono sempre a sostegno di qualcuno e non contro qualcun altro.

Il Tre fontane, il campo della Roma femminile, è un buon punto di osservazione per analizzare la composizione del tifo. L’impianto è suddiviso tra settore ospiti (ridotto e poco frequentato) e tifoseria di casa. Nella tribuna romana si posizionano in modo naturale, al centro, i tifosi più assidui armati di bandiere. Ai lati, gli altri appassionati che, in alcuni casi, tifano addirittura la squadra avversaria. Ci sono uomini, donne, bambini, ragazzi e ragazze. Le famiglie si godono una bella giornata insieme e nessuno resta deluso perché alla fine del match le calciatrici si avvicinano ai tifosi senza bisogno di particolari norme di sicurezza. C’è un romantico contatto diretto tra il tifoso e l’atleta che ricorda il calcio maschile ai suoi esordi. I tifosi “veterani” di entrambe le tifoserie si riuniscono a fine partita e commentano insieme, da vecchi amici, la gara appena terminata.

L’esperienza di Stefano, tifoso milanista che paragona il tifo nel calcio maschile e femminile

Viene fuori un modo sano di vivere il tifo, che non trascura l’agonismo in campo ma vuole evitare le derive più buie del calcio maschile. Stefano, un tifoso milanista che ha lasciato i gruppi organizzati del calcio maschile per dedicarsi a quello femminile ci racconta che “in Serie A non esiste il terzo tempo. I tifosi non possono essere amici e vengono scortati dalla polizia“. Lui, in prima persona, è finito in mezzo a una rissa quando andava allo stadio ma queste cose nel calcio femminile non succedono. “Mi sono trovato in mezzo ai tifosi della Juventus che ci hanno invitati a mangiare con loro“.

Il tifo nel calcio femminile sta cercando di imparare dagli errori e dagli orrori che hanno riempito le cronache dei giornali. Gli sfottò continuano ad esserci e si crede profondamente nella fede verso la propria squadra del cuore. Certo, è più semplice creare dei legami di amicizia anche con i tifosi avversari perché i numeri sono molto diversi. Tuttavia, si spera che anche quando l’affluenza aumenterà, rimarrà lo stesso spirito di passione e condivisione.

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