Il Pancrazio è la vera arte marziale occidentale

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Uno stadio pieno di gente, le luci soffuse, una gabbia nera al centro di tutto, l’entrata del campione, le urla del pubblico. E’ questo lo spettacolo a cui ci siamo abituati: vedere lottare due atleti per sapere chi si guadagnerà la gloria. È così dalle MMA alla lotta greco-romana. Ogni epoca ha la propria forma di lotta preferita: oggi sono le Mixed Martial Arts, nella Grecia antica era il Pancrazio.

lotta libera chamizo
Frank Chamizo campione italiano di Lotta Libera e bronzo a Rio 2016

Sangue e sabbia: le MMA ai tempi di Omero

Gli antichi egizi ci hanno lasciato in eredità precetti di matematica, geometria, astrologia e architettura, ma non solo. Grazie alle scoperte archeologiche, sappiamo che erano dediti anche a una forma di lotta. Più che guardare alla spettacolarità e all’agonismo sportivo, questa rappresentava la necessità di sopravvivere e sconfiggere il nemico. Per questo, possiamo presumere che usassero la lotta come allenamento militare e non come intrattenimento.

Molti secoli dopo, il sommo Omero parlerà della lotta nelle sue opere. Nelle due opere classiche più importanti, troviamo prove che le tecniche di lotta erano arrivate agli antichi greci ma con un significato diverso. Erano battaglie celebrative nel caso dell’Iliade e lotte di intrattenimento nell’Odissea. Questo permette di capire che i Greci davano un altro senso alla lotta (tranne gli Spartani, ovviamente). Un modo di temprare corpo e mente dei giovani, attraverso l’allenamento e la vittoria. Tale necessità di migliorarsi e confrontarsi diede vita al vero e proprio agonismo (dal greco agone “lotta”).

Il Pancrazio nelle Olimpiadi antiche

Da questa forma di agonismo, nacque una nuova disciplina, con regole e arbitri, che venne introdotta nei Giochi Olimpici nel 648 a.C.. Il Pancrazio (dal greco pankrátion “tutta forza), prevedeva il pugilato (Pygme) e la finalizzazione a terra (Pale). I combattimenti avvenivano nel momento più caldo della giornata. L’arena ricoperta di sabbia (detta Skamma), attutiva le cadute per far durare lo scontro il più possibile. Prima di gettarsi in un combattimento senza riprese, i lottatori di Pancrazio si fasciavano le mani ungendole di olio di oliva per evitare abrasioni e lividi. Lo scontro terminava solo in caso di resa, svenimento o morte e le regole erano poche e molto severe. Il trasgressore del regolamento veniva fustigato dall’arbitro come penalità per l’infrazione.

I campioni e i vincitori delle Olimpiadi venivano incoronati di alloro. Vincevano otri di olio d’oliva e oro, oltre a godere di fama eterna, tanto da essere rappresentati come semidei dai loro contemporanei. Persino Dario II, sovrano di Persia, decise di sfidare il campione Polidamante da Scotussa, vincitore della 93esima Olimpiade. Lo fece scontrare con la sua scorta personale: tre soldati noti come “gli immortali”. Lo scontro si concluse con il campione greco vincitore, due “immortali” morti ed uno in fuga. Fu proprio questo tipo di celebrità a portare il Pancrazio oltre i confini del Peloponneso, contagiando Etruschi e Romani, che lo riportarono in auge grazie alle loro grandi esibizioni e all’addestramento militare.

A dx dettaglio de Il pugile a riposo statua greca del IV sec aC.: con le orecchi a cavolfiore, tipiche dei lottatori

Quali differenze tra Pancrazio e lotta moderna?

Un paio di millenni dopo, il Pancrazio è ancora vivo a contendere lo scettro di lotta tra le lotte. Il Vale Tudo e le Mixed Martial Arts hanno contribuito a riesumare una disciplina che ha le radici nella culla della nostra civiltà. Oggi il Pancrazio è riconosciuto dalla United World Wrestling: la federazione internazionale che gestisce le attività della Lotta Libera, della Greco-romana, del grappling e delle lotte sulla spiaggia. Le gare odierne non hanno nulla a che vedere con le indicibili lotte di Polidamante. Nelle gare di Pancrazio Athlima (la forma di Pancrazio codificata in chiave moderna) infatti i colpi sono portati con controllo, come succede anche in altre arti marziali. 

L’antica arte marziale greca non è presente alle Olimpiadi moderne nella sua forma originale, per ovvie ragioni. La Lotta Greco-romana e la Lotta Libera, sono le due forme di lotta che nei giochi olimpici rappresentano l’eredità dell’antico Pancrazio. I lottatori moderni non saranno soliti fermare carri in corsa o combattere a mani nude contro i leoni ma hanno poco da invidiare all’antico Polidamante. La storia del più forte lottatore dell’antica Grecia, però, potrebbe insegnare qualcosa ai guerrieri odierni. Si racconta, infatti, che egli fosse in una grotta con alcuni amici, quando la roccia iniziò a franare. Il potente Polidamante riuscì a sollevare la pietra, salvando gli amici ma nonostante la sua forza, rimase schiacciato. Tutta la forza e la gloria del mondo non salvano un uomo ma le sue gesta lo faranno ricordare in eterno.

Scritto in collaborazione con Nicolò Masini

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