Nessuno italiano è riuscito ad entrare nel cuore degli inglesi come lui. Dalla Sardegna alla corte di Sua Maestà. In un periodo in cui gli hooligans incalzavano prepotentemente, Gianfranco Zola ha messo tutti d’accordo, facendo rinascere l’amore per lo sport e cambiando per sempre il calcio britannico.
Il primo periodo sardo
5 Luglio 1966, ad Oliena, un comune di 6000 abitanti in provincia di Nuoro, nasce Gianfranco Zola, uno dei più forti fantasisti che il nostro Paese abbia prodotto. Sin da bambino mentre corre per le tortuose strade sarde, si intravede in lui una capacità quasi innaturale di rapportarsi con la palla. A 14 anni entra nelle giovanili del Corrasi, una piccola squadra della sua città, dove mostra le sue vere doti calcistiche. Nel 1986, a 20 anni esatti, Gianfranco riceve la chiamata della Torres, la più antica società sarda con sede a Sassari. Nella seconda città isolana rimarrà 3 anni, vissuti tutti da protagonista tra la Serie C2 e la C1, sfiorando, per soli 3 punti, l’impresa della promozione in Serie B nel 1988-1989.
Gianfranco Zola: Napoli e Parma
Nell’ambiente calcistico si iniziava a parlare di questo talento che con i suoi dribbling e le sue magistrali punizioni stava deridendo le difese di ogni categoria. Se lo aggiudicò il Napoli, grazie ad un’intuizione di Luciano Moggi, per 2 miliardi di lire. L’impatto dell’ormai 23 enne Zola con Napoli fu traumatico. Avendo vissuto in realtà molto piccole, spesso rurali, come quelle della Sardegna, il caos e la velocità del capoluogo campano lo misero a dura prova. Al suo primo anno tra i “grandi” Gianfranco ha la fortuna di avere un maestro d’eccezione, alto su per giù come lui e con le stesse caratteristiche: brevilineo, abile nel dribbling e nei calci piazzati. Quest’uomo di nome fa Diego Armando e il cognome non c’è bisogno di scriverlo.
Alla sua prima stagione in Serie A, seppur da riserva, conquista il suo primo e unico scudetto in carriera mentre negli anni successivi prenderà per mano la squadra, realizzando 36 gol in 136 presenze. Nel 1993-94 si trasferisce a Parma per 13 miliardi di lire, soldi utili a risanare il bilancio del presidente Ferlaino. Zola in Emilia sboccerà definitivamente: conquistando Supercoppa e Coppa Uefa, battendo in finale Milan e Juventus.
Il tentato rapimento di Gianfranco Zola
L’avventura di Zola con i ducali avrebbe potuto prendere una piega ben diversa da quella che passerà alla storia. E’ il 1994 e il suo Parma vola in campionato raccogliendo consensi anche in giro per l’Europa. Nello stesso periodo un gruppo di criminali, capeggiato da Fabrizio Maiello, ex promessa del Monza con un passato nella malavita, progetta un rapimento. La vittima designata era proprio Gianfranco Zola, personaggio di spicco della squadra. Il piano consisteva nel rapire il calciatore sardo per 24/48 ore circa e chiedere un riscatto miliardario al patron Tanzi.
Sembrava un colpo facile e con rischi moderati se non fosse per la gentilezza proprio della vittima stessa. Il gruppo aveva studiato i suoi movimenti al termine della sessione di allenamento e decisero di seguirlo con due macchine. La fortuna volle che quel pomeriggio Gianfranco si fermò per fare rifornimento e quando si accorse delle due auto che lo stavano seguendo, si avvicinò con il sorriso che lo ha sempre contraddistinto. Ignaro di tutto, li scambiò per dei tifosi e chiese loro se volessero un suo autografo. I rapitori spiazzati rinunciarono al piano come raccontato da Maiello stesso. “E’ in quel momento che ho pensato ‘ma cosa sto facendo? Ma lasciamo stare’ Abbiamo scambiato due parole, gli ho detto che ero un tifoso del Napoli e gli ho chiesto un autografo”.
God save the Magic Box
Nel Novembre del 1996, a causa di alcune incomprensioni con il nuovo allenatore del Parma, Carlo Ancelotti, Zola lascia l’Italia. Direzione Londra, sponda Chelsea. Ad attenderlo ci sono Gianluca Vialli e Roberto Di Matteo. Il feeling tra Zola e il regno di Sua Maestà è immediato. Nel campionato che da pochi anni ha preso il nome di Premier League, Gianfranco è come una ventata di aria fresca. In un calcio fatto esclusivamente di palla lunga, lui riporta l’amore per la poesia. Alla sua prima stagione conquisterà una Coppa d’Inghilterra e il titolo di miglior giocatore dell’anno. Negli anni successivi tra i tanti trofei, alzerà una Supercoppa Uefa e una Coppa delle Coppe, realizzando il gol decisivo contro lo Stoccarda. In ogni stadio tutti gli amanti di questo sport gli rendono omaggio perché uno come Gianfranco Zola da quelle parti non lo avevano mai visto.
A conferma di ciò, nel 2004 viene nominato dalla Regina Elisabetta II Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico. Due anni più tardi viene inserito nella Hall of Fame del calcio inglese, unico italiano in lista, e nel 2007 viene votato miglior calciatore della storia del Chelsea. Non male per un ragazzo partito da Oliena. Nel 2003 dopo aver salutato con un commovente giro di campo Stamford Bridge, fa ritorno nella sua Cagliari, promettendo di riportarla in Serie A. Promessa ovviamente mantenuta in un solo anno. La sua carriera terminerà il 29 maggio 2005, in uno Juventus-Cagliari, in cui l’unico baluardo cagliaritano sembra essere sempre lui. A 39 anni realizza una splendida doppietta, che purtroppo non servirà a nulla nel 4-2 finale.
Oggi, Gianfranco si divide tra qualche panchina e le TV nel Regno Unito, dove partecipa da opinionista. Lavoro che gli permette di rientrare spesso nella sua vecchia casa anche se alle volte con qualche difficoltà. Nel 2016 uno steward, non riconoscendolo, non lo fece accedere allo Stamford Bridge, per fortuna Rio Ferdinand, ex pilastro del Manchester United mise subito le cose in chiaro. “Ragazzo ti conviene farlo entrare, forse non lo sai ma questo campo è suo“. E lo sarà per sempre. Gianfranco Zola, il “Made in Italy” che funziona.