Home CURIOSITÀ Dove può arrivare l’odio social? Nel mirino degli hater Musetti e Berrettini

Dove può arrivare l’odio social? Nel mirino degli hater Musetti e Berrettini

Matteo Berrettini attuale numero 23 al mondo. Ph. Credit: ATP

Sembra che insultare e scagliare le proprie frustrazioni sugli atleti sia diventato di “moda”. Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti, ma non solo, ne sanno qualcosa. L’odio social è sempre più diffuso.

Lorenzo Musetti
Lorenzo Musetti alle Next Gen ATP Finals. Photo Credit: IG Musetti

Odio social: i casi di Musetti e Berrettini

L’accessibilità che i social hanno concesso a tutti, la capacità di poter raggiungere qualsiasi tipo di persona rappresenta il nocciolo della questione. Se da un lato per fan in erba o per veri appassionati potersi confrontare con i propri idoli è solo che positivo dall’altro lato bisogna sempre considerare come l’audience non sia uguale. Ci sono ad esempio scommettitori incalliti, utenti che vivono in funzione del fantacalcio e altri che provano un sadico gusto nel criticare, sempre dal proprio divano di casa. Si è sempre detto come l’Italia sia un paese di allenatori e in parte questa ironica affermazione è vera. Tutti sono esperti e tutti si sentono in diritto di dire la propria. Attenzione, ci sono comunque critiche costruttive e altre scagliate per il gusto di ferire. Le parole possono far male e sanno essere taglienti più di un rovescio lungolinea.

Qualche giorno fa dalle stories di Instagram Musetti ha scritto: “Penso che non sia sano e corretto, dopo una sconfitta, ricevere così tanti insulti gratuiti e minacce nei confronti di familiari e persone che si amano. Siamo tennisti professionisti, amiamo il tennis e viviamo per questo. Ma siamo anche persone con sentimenti e con alti e bassi, come tutti. Lavoriamo ogni giorno per migliorarci. Sono sicuro che i veri appassionati di tennis possano capire la mia decisione a proposito della limitazione ai commenti”. Troppe sconfitte per il carrarino, vero, ma che non possono e non devono giustificare insulti. I primi a essere insoddisfatti sono gli stessi atleti per cui, quello sport che per il pubblico intrattiene, è un lavoro.

Lo sa anche il collega Berrettini accusato di pensare troppo a pubblicità e all’amore con la nuova fiamma (Melissa Satta) che dalle pagine di Repubblica si è dovuto “giustificare”: “ Sto avendo una relazione sentimentale come tutti gli altri ragazzi della mia età. Normale. E anche qui mi spiace che una cosa totalmente positiva, che è un sentimento poi, venga girata come una distrazione professionale. Posso dire? È irrispettoso parlarne così, mi spiace che venga letta così. Fortunatamente non da tutti”.

L’azzurra del nuoto sincronizzato Linda Cerruti. Ph. Credit: IG Cerruti

Non solo tennis: Cerruti e Fiamingo vessate dagli hater

Per ora si è parlato molto dei due tennisti azzurri visto che stanno faticando, ma da quando ci sono i social si potrebbero fare mille esempi. Linda Cerruti venne ricoperta di insulti sessisti dopo una foto con alcune medaglie in una posa tipica del suo sport, il nuoto sincronizzato. Non ci ha pensato due volte e ha denunciato per cyberbullismo. Se infatti molte volte si lascia correre spesso è anche giusto porre l’accento sulla gravità della situazione e dire che questo odio diventa appunto bullismo.

La spadista Rossella Fiamingo al Festival Dello Sport, post Tokyo ha raccontato: “I leoni da tastiera ti aspettano sempre al varco. Dopo la sconfitta ai quarti della gara individuale ho fatto l’errore di aprire Instagram ed ho trovato commenti di ogni tipo. Alcuni non posso proprio dirli, ma già leggere ‘fai schifo’ o ‘vai a fare la velina’ è stato pesante. A volte è difficile trovare la tranquillità per tornare in gara”

Purtroppo non c’è più un limite. Se i social hanno tanti benefit, tante sono le conseguenze in base all’uso che se ne fa. Negli ultimi anni si sta cominciando a parlare di salute mentale e di pressione che subiscono gli atleti. Purtroppo anche questi condizionamenti esterni, che fanno parte del gioco, influenzano. Il confine è stato valicato, poco o nulla si può fare se non denunciare e rispondere a fatti.

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