“Golazo” lo chiamava Pochettino. Il soprannome non c’entra nulla con le origini nordiche di Eriksen ma il mister glielo diede perché segnava gol meravigliosi. E’ considerato uno dei giocatori più forti del calcio danese. Talento puro, ambidestro e classe sopraffina sono le principali caratteristiche del centrocampista oggi al Manchester United. Carriera iniziata nell’Ajax, proseguita poi in Inghilterra (Tottenham e Brentford) con una breve parentesi nella Milano nerazzurra. È da sempre stato considerato un predestinato, non a caso ha vinto per tre volte il premio come “talento danese dell’anno”. È iniziato il suo secondo Mondiale e, 528 giorni dopo il possibile dramma, Eriksen vuole completare la sua rinascita.
Dalla tragedia sfiorata alla rinascita
Il nome di Eriksen non è solo legato ai trofei vinti e alle magie in campo. Tutti, o quasi, ricorderanno la tragedia sfiorata durante l’Europeo. Mentre era in campo contro la Finlandia, si era infatti accasciato improvvisamente al suolo a causa di un malore: soccorso tempestivamente e operato d’urgenza, si è salvato per miracolo. I medici gli hanno impiantato un defibrillatore cardioverter. Il danese ha raccontato qualche mese dopo la sua esperienza e il suo obiettivo ad una tv locale: “Sono morto per cinque minuti Il mio ‘goal’ è giocare il Mondiale in Qatar. Voglio giocare. Questa è stata la mia mentalità da sempre. È un obiettivo, un sogno. Sono in perfetta forma“.
Detto fatto, la rinascita di Eriksen si è completata con la convocazione per la spedizione in Coppa del Mondo. Convocazione più che meritata viste le ottime prestazioni con il Brentford e con il Manchester United. La nazionale danese vuole continuare a sorprendere dopo la semifinale ottenuta nell’ultimo campionato Europeo. Eriksen ha dovuto abbandonare la Serie A perché secondo il regolamento non avrebbe ottenuto l’idoneità sportiva e in questi giorni è tornato a parla dell’addio al club nerazzurro: ”Il mio obiettivo era tornare in Italia. Ma non si poteva fare. L’Inter è un buon club e mi è dispiaciuto andarmene, ma questo è il calcio. L’Italia e l’Inter mi hanno dato delle buone sensazioni e la mia famiglia stava benissimo a Milano”
La Danimarca di Hjulmand vuole sognare
La Danimarca è abituata a regalare delle bellissime storie calcistiche. L’europeo del 1992 vinto da ripescata ne è la prova lampante. Si è affacciata al mondo dei grandi un po’ tardi. Infatti la prima comparsa in un Mondiale arriva nel 1998 in Francia arrivando ai quarti di finale. Ancora oggi è il miglior risultato nella competizione. Quest’anno, sulle ali dell’entusiasmo dell’estate del 2021, la squadra allenata da Hjulmand vuole provare a raggiungere almeno gli ottavi come nel 2018. Il girone non è proibitivo. A parte la corazzata francese le altre avversarie sono Australia e Tunisia.
Squadre nettamente inferiori rispetto a Eriksen e compagni. L’esordio ci sarà il 22 novembre contro i nord-africani. Poi il 26 la sfida con i Campioni del Mondo in carica e per finire il 30 contro i ragazzi di Graham Arnold. In porta ci sarà il solito Schmeichel. Davanti all’ex Leicester Kristensen, Christensen, Kjaer e Maehle. In mezzo i compagni di reparto del numero 10 sono Delaney e Hojbjerg. Davanti tridente composto da Olsen, Dolberg e Daamsgaard.