Home STORIE DI SPORT Clara Cesarini e i cervelli (sportivi) in fuga

Clara Cesarini e i cervelli (sportivi) in fuga

Clara Cesarini è una atleta fin da quando era bambina. Da piccola, lo sport e gli allenamenti erano solo il modo di sfogare l’iperattività. Ferma non ci sta nemmeno adesso. Dopo una vita da atleta di Pentathlon moderno, ha iniziato la carriera di allenatrice raggiungendo ottimi risultati. Ha studiato, si è formata, ha raccolto esperienze e ha colto l’occasione giusta per crescere. Peccato che, come spesso accade in molti ambiti, questa opportunità è venuta da lontano. Lontano da casa, lontano dagli amici, lontano dalla famiglia. Un altro dei cervelli in fuga.

clara cesarini
A destra, Clara Cesarini, allenatrice scherma per la nazionale giovanile tedesca di pentathlon moderno

Cervello in fuga

La proposta di allenare la nazionale giovanile tedesca è arrivata nel 2019 ma era un po’ che mi corteggiavano.” Così inizia la chiacchierata tra me e Clara Cesarini, ragazza cresciuta tra Roma e ovunque la portassero le gare di Pentathlon moderno. Oggi è una allenatrice. L’abbiamo conosciuta durante una trasferta con la sua squadra: una gara che per lei era un ritorno a casa. Come molti della sua età, però, torna lì dove è iniziato tutto, vestita di colori diversi. Nero, rosso e oro sono bei colori. Sulle maschere da scherma stanno anche molto bene ma, sinceramente, vederli indosso a una atleta italiana fanno un certo effetto.

Gareggio ancora tra le italiane – mi dice Clara, quasi per giustificarsi – ma solo di scherma.” La sua specialità è la spada, l’unica arma da scherma presente del pentathlon moderno. “Sono invece allenatrice dal 2010, quando iniziai prendendo, insieme a un collega, la squadra giovanissimi del centro federale di Monte Libretti.” Un periodo e un gruppo a cui Clara Cesarini è molto legata, si capisce da come ne parla. “Piano piano questo gruppetto ha iniziato a fare risultati. Sempre senza una lira ma eravamo sicuri del nostro lavoro. L’apice è stato nel triennio 16-18 in cui le tre ragazze che allenavamo hanno vinto europeo e mondiale a squadre. Una di queste, qualificata per le olimpiadi giovanili.

Il passaggio dall’Italia alla Germania

Finito il ciclo positivo – continua Clara – ero in un momento di stallo. La squadra era cresciuta e molti atleti avevano già fatto il salto di categoria. Trovare un ricambio generazionale non era affatto semplice.” D’altronde, i giovani atleti del pentathlon non crescono di certo sugli alberi: è una disciplina dura, è dispendiosa sia economicamente sia per il tempo che richiede e poco attrattiva per i giovanissimi. “Mi sentivo ferma e senza prospettive: una situazione per me estremamente anomala.”

Come detto, però, arriva la chiamata di un tecnico della nazionale tedesca, conosciuto in qualche gara internazionale. Clara vola a Berlino, fa un colloquio alla federazione tedesca e viene assunta. In una giornata, con due voli di poche ore, aveva ottenuto quello che ha cercato per anni: vivere facendo il lavoro che ama e per cui si è preparata. “In Italia ci ho provato più volte. Quando gareggiavo ho fatto diversi concorsi a titoli sportivi ma anche lì, vuoi per punteggio, vuoi per età, vuoi che mi ero appena sposata, veniva sempre preferita qualche altra atleta.”

Cosa ha trovato Clara Cesarini in Germania

Come tanti ragazzi, una volta espatriata, Clara Cesarini ha potuto sperimentare e confrontare le esperienze in due Paesi profondamente diversi. “Le differenze che saltano all’occhio sono nell’organizzazione.” Come non aspettarselo? “La vita degli atleti, soprattutto quelli più giovani, è molto più serena di quella che poteva essere, ad esempio, la mia alla loro età.” Come chiunque abbia fatto sport agonistici durante l’adolescenza sa, destreggiarsi tra lo studio e gli impegni sportivi non è facile. Si fanno molte assenze. Si saltano allenamenti per studiare e si disertano compiti in classe per le gare. I ragazzi sono portati a vedere le due cose come due vertici di una corda che viene costantemente tirata in direzioni opposte.

Ho vissuto gli anni del liceo sempre di corsa. Uscivo prima da scuola per gli allenamenti. Quasi tutti i fine settimana c’erano gare o raduni. Mai una gita scolastica, mai un viaggio con i compagni di classe. L’anno della maturità ho rischiato di essere bocciata per le assenze: i voti alti e la mia faccia tosta convinsero i professori ad ammettermi.” Oggi esistono i licei a indirizzo sportivo, i ragazzi sono più “liberi” di destreggiarsi tra gli impegni. In classe, studiano più anatomia e scienze motorie ma la scuola non è strutturata per affiancare e sostenere l’attività sportiva. “Le ragazze che alleno hanno la giornata organizzata: studio, lavoro, studio e ancora lavoro. La settimana è scandita, conoscono gli orari degli allenamenti e le date delle gare con il giusto anticipo. Hanno il tempo di studiare e di allenarsi. Frequentano una scuola che è veramente fatta per gli atleti.”

L’esperienza di Clara Cesarini

L’organizzazione del lavoro è parte importante della vita dell’atleta. Sapere quando allenarsi e quando riposare, quando dover preparare un esame o una gara, è fondamentale. “Permette di rimanere concentrata sull’obiettivo.Ora che ha passato i 30, Clara se ne rende conto. Prima la sua iperattività la portava a fare tutto, troppo. “Crescendo ho imparato a capire il valore del riposo e dell’organizzazione. Anche la concentrazione sulle gare ‘minori’ durante un quadriennio olimpico è importante. In Italia si lavora soprattutto in prospettiva olimpica, spesso considerando le altre gare come di passaggio.” Giusto che le federazioni puntino all’oro olimpico, il riconoscimento è sicuramente più ambito di altre competizioni. Ma per un’atleta, a detta di Clara Cesarini, è diverso. 

Per noi, anche vincere un campionato italiano è una grande soddisfazione. Per 4 anni ti aggrappi al sogno olimpico, a cui però si qualificano solo in 2. È sempre tutta una rincorsa.Una rincorsa verso un sogno di gloria per sé stessi e per i propri colori ma che spesso diventa l’unico obiettivo. Tutto ciò che viene prima e ciò che verrà poi, hanno poca importanza. “In Germania, gli atleti preparano le singole gare, le sentono importanti tanto quanto noi allenatori e la stessa federazione. Così siamo tutti portati a fare un ottimo lavoro, sempre.Clara si sente finalmente gratificata per la propria esperienza, i propri studi e sacrifici. “Non posso negare che da allenatrice ora sto bene. Sono soddisfatta e gratificata. Ricopro un ruolo importante di una grande federazione e guadagno molto di più di quando allenavo in Italia. Mi sento molto più tranquilla.”

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