Chi di voi, almeno una volta nella vita, ha barato? Chi non ha dato del “ladro” a un avversario o del “venduto” a un direttore di gara? Eppure, lo sport dovrebbe essere immagine di lealtà, fair play e rispetto verso i compagni, gli avversari e le regole. Ma c’è sempre qualcuno poco disposto a seguire le regole: ecco gli atleti (se così si può dire) che hanno violato regolamenti, raggirato arbitri o tentato di eliminare direttamente l’avversario.
Frederick Lorz il ladro delle scorciatoie
È il lontano 1904, a St. Louis in America, è in corso la terza edizione delle Olimpiadi moderne. Tra gli atleti provenienti da tutto il mondo, spicca un maratoneta americano di nome Frederick Lorz, muratore di professione. Dopo essersi aggiudicato la medaglia d’oro nella maratona, Frederick viene però accusato da altri partecipanti di aver barato: nessuno lo ha visto durante la gara.
Messo alle corde, Lorz ammise le sue colpe, confessando che a metà del tragitto i crampi e la stanchezza stavano avendo la meglio su di lui. Il presidente della sua associazione sportiva decise di assisterlo con un passaggio in macchina, lasciandolo a pochi chilometri dal traguardo. Frederick ne parlò come se fosse stato uno scherzo innocente, ma la federazione decise di allontanarlo, per poi riabilitarlo pochi anni dopo.
Arrivare in pole position ignorando di aver barato
Corrono gli anni ‘70 e il rumore dei motori della Formula 1 scalda i cuori delle folle. Tra i piloti dell’epoca si fa avanti un italiano: Vittorio Brambilla, detto anche il “Gorilla di Monza”. Il pilota è sostenuto dalla March Team, famosa casa costruttrice inglese che si è affermata nel campo della F1 solo da pochi mesi. Nonostante le sue abilità, Vittorio in sette anni di carriera ha conquistato un solo primo posto. Proprio per questo motivo, Robin Herd, meccanico ufficiale del March Team decide di forzare un po’ la mano della sorte.
All’epoca, i tempi per i giri migliori venivano calcolati da una semplice fotocellula. Durante il Gran Premio di Svezia del 1975, il signor Herd aiutò Brambilla e il suo team ad ottenere la pole position, semplicemente passando la mano davanti la fotocellula prima che passasse il bolide di Brambilla, facendo conquistare ad un italiano la pole position per la prima volta dopo 11 anni. La malefatta venne fuori anni dopo, solo quando Herd confessò di aver barato.
Flavio Briatore lo stratega di Singapore
Rimaniamo nella F1 ma andiamo avanti di qualche decennio. Flavio Briatore è il Team Manager di Renault dalla fine degli anni ‘90. Il giovane Nelson Piquet è il gregario del più navigato Alonso ed è in scadenza di contratto. Per ottenere il rinnovo è disposto a tutto. Durante il Gran Premio di Singapore del 2008, dalla dirigenza del team parte l’ordine che darà vita allo scandalo. Al quattordicesimo giro Piquet causa volontariamente un incidente di massa che costringe la safety car ad uscire sul tracciato. Questo impone agli avversari un lungo Pit Stop dopo l’incidente e consegnerà la vittoria nelle mani di Alonso.
Felipe Massa, primo fino a quel punto a bordo della sua Ferrari, conclude la gara in ultima posizione poiché in fretta e furia era partito dai box con il bocchettone della benzina ancora infilato nella vettura. L’anno successivo è lo stesso Piquet ha raccontare come la sua ex scuderia (che nel frattempo non ha rinnovato il contratto) aveva barato. Il team Renault viene radiato 2 anni dalle competizioni. Il meccanico Pat Symonds viene sospeso per 5 anni. Flavio Briatore fu invece sospeso a vita, per poi venire reintegrato a seguito di un ricorso in tribunale nel 2009.
Alexandar Georgiev, la muraglia vivente
Georgiev è un atleta dei nostri tempi, nato in Bulgaria e allenatosi in Russia, è l’unico giocatore bulgaro a giocare nella National Hockey League americana (NHL). Il suo ruolo è quello di portiere per una delle squadre più importanti, i New York Rangers. A fare scalpore è stata la sua ultima partita con i rivali storici dei Rangers, i Washington Capitals, disputata nel marzo 2019. La partita è combattuta fino alla fine del terzo tempo, con il punteggio fermo sul 2 a 2. Georgiev sta conducendo una gara strabiliante, mettendo a segno 37 parate su 39 dischi di gomma sparati ad altissima velocità verso di lui.
Il match giunge quindi alla fase degli Shootout (l’equivalente dei calci di rigore nel calcio) e Alexandar Georgiev si trova a duellare con Alexander Ovechkin, capitano dei Capitals, per la rete decisiva. Ovechkin parte dalla metà campo (i rigori nell’hockey si tirano in movimento) con fare tentennante e imprevedibile, giunto davanti alla porta, finta un tiro e inganna Georgiev. Quindi, preso dalla rabbia e dalla disperazione, il portiere scaglia il proprio bastone da Hockey, verso Ovechkin, disturbando il tiro. Questo basterà agli arbitri per decretare il gol valido e quindi la vittoria dei Capitals sui Rangers.
“Tony” Margarito Montiel, pugni di cemento
Soprannominato anche ‘El tornado de Tijuana‘, Antonio ‘Tony’ Margarito Montiel è stato uno dei pesi welter ad aver vinto più titoli nel mondo della Boxe. Con 27 incontri vinti e 2 persi per KO, Margarito sembrava inarrestabile. Ma la sua fortuna smette di girare nel 2009, quando incrocia l’allenatore dell’americano Shane ‘Sugar‘ Mosley che scoprì come il pugile avesse barato per tutto il tempo.
Nell’armadietto del messicano viene trovata una scatola contenente le fasce che i pugili utilizzano sotto i guantoni. Queste però sono coperte da una soffice polverina bianca: semplice gesso che, miscelato al sudore dell’atleta, diventa vero e proprio intonaco. Nel frattempo, sul ring, Sugar Mosley è impegnato a mandare al tappeto Margarito, che incolperà della sconfitta i suoi dolori di schiena e la disidratazione. Sia lui che il suo allenatore, Javier Capetillo, verranno allontanati definitivamente dalla Boxe Americana per poi ritirarsi del tutto nel 2010.
Anche Maradona ha barato, la mano de dios
Città del Messico, Mondiali di calcio del 1986, l’Argentina sfida la gloriosa Inghilterra nei quarti di finale. La partita finisce 2 a 1 per l’Argentina ma quella vittoria significa qualcosa di più profondo: quei due gol avrebbero cambiato la storia del calcio. Il primo lo segna un certo Diego Armando Maradona, la famosa “Mano de Dios”. Maradona, in area, si rende conto della palla alta, davanti a lui c’è solo il portiere a cui basterebbe allungare le braccia per afferrare il pallone. Diego salta sapendo di non poter vincere sullo slancio dell’avversario, quindi, barando, riesce a toccare la palla con la mano destra infilandola in rete.
Il secondo gol entra nella storia, invece, per essere tutt’ora l’azione più bella mai giocata in un mondiale. Diego Maradona, partendo dalla propria metà campo, dribbla sei avversari, portiere compreso. Ma Diego Armando ha barato anche in un altro episodio, accaduto durante i Mondiali di Italia ‘90. Maradona, sempre con la mano provvidenziale, nega il gol all’Unione Sovietica, vincendo 2 a 0 al San Paolo di Napoli e regalando alla sua amata Argentina l’ingresso al mondiale. Nessun fallo di mano gli viene contestato in entrambe le occasioni. Questi sono gli atleti che volevano vincere ad ogni costo, hanno barato e ingannato, tradendo tutto ciò per cui lo Sport si batte: un mondo onesto in cui tutti possono vincere se davvero lo meritano. E tu da che parte stai?