Amir Nasr-Azadani, uno come tanti

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Età 26 anni, professione giocatore di calcio. Si chiama Amir Nasr-Azadani, e ora si parla di lui perché da fine novembre è stato condannato a morte dal regime iraniano.

I fatti

Amir Nasr-Azadani ha 26 anni e fino al 2020 ha giocato a calcio nei campionati professionistici iraniani. Il suo ruolo è un terzino a cui piace attaccare, la rottura di un crociato pone fine alla sua breve carriera. La sua parabola si realizza e si esaurisce in soli 5 anni, a 25 anni e con meno di venti presenze nella Persian Gulf Pro Amir lascia il calcio. Ma se la stampa ha smesso di parlarne come giocatore, ne ha ripreso a dare notizia da fine novembre per un drammatico evento. E’ stato arrestato, con le accuse di tradimento e condannato a morte dal Tribunale di Isfahan, città a 350 chilometri a sud della capitale Teheran.

Lo scorso 17 novembre l’agenzia di stampa iraniana Tasnim, legata al corpo dei Guardiani della Rivoluzione islamica (Irgc), riportava la notizia dell’uccisione, durante una giornata di proteste ad Isfahan, del Colonnello dell’Irgc Esmail Cheraghi e di due volontari basiji Mohsen Hamidi e Mohammad Hossein Karimi. Tre giorni dopo, in un notiziario pomeridiano dell’agenzia statale Irna, viene lanciato un breve servizio: nel video compaiono quattro individui bendati e rivolti contro il muro, come fossero in attesa di un’esecuzione. Tre di loro, dice il servizio, sono i “terroristi” appena arrestati per il triplice omicidio di Isfahan, che “hanno confessato”. Poche ore dopo si apprende che tra quei tre c’è Amir Nasr-Azadani, 26 anni. Insieme a lui altre 46 persone rischiano di andare al patibolo.

Amir Nasr-Azadani, la sua storia è quella di tanti

Alcuni ex atleti e calciatori iraniani, tra cui Ali Karimi e Mehdi Mahdavikia, hanno chiesto il rilascio del ventiseienne. Infatti, alcune fonti riservate, citate da IranWire, Amir-Azadani sostengono che Amir avrebbe partecipato alle proteste anti-regime in corso nella sua città natale, ma non sarebbe mai stato presente nell’area in cui è stato commesso il fatto. La sua famiglia sarebbe stata “indotta” dalle autorità a non rilasciare dichiarazioni e poi informata del destino di Azadani. Gli appelli alla clemenza susseguitisi includono anche quello ufficiale della FifPro, e si completano delle dichiarazioni di diversi ex giocatori. Si teme molto in questi giorni in quanto gli attivista hanno paura che il regime potrebbe approfittare della distrazione natalizia del mondo. Motivo di allarme è che nella piazza Shahid Alikhani di Isfahan – città natale del calciatore – è stata allestita una pedana per le impiccagioni.

Amir Nasr Azadani non è il primo sportivo e probabilmente non sarà nemmeno l’ultimo vittima di questo regime. Tra fine settembre e novembre almeno altri cinque tra calciatori ed ex calciatori sono stati arrestati in relazione alle proteste in corso. L’ex capitano del Persepolis, Hossein Mahini è stato arrestato con l’accusa di aver “incitato le proteste”, per poi rilasciarlo su cauzione. Il giorno seguente la stessa sorte è toccata a Kaveh Rezaei, attaccante titolare proprio del Tractor Sazi, reo di aver espresso simpatia per i manifestanti su Twitter. E poi ancora Hamidreza Aliasgari, Voria Ghafouri – fermato dagli addirittura mentre si trovava al campo d’allenamento – e Parviz Broumand, ex capitano dell’Esteghlal accusato di aver “guidato le rivolte”. Poi c’è a chi è andata peggio.  È il caso di Mohammad Ghaemifar ucciso da 40 colpi tra schiena e collo.

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