Quando parliamo di Allen Iverson non possiamo limitarci alle sue gesta sui campi NBA. Parlare di lui significa descrivere un personaggio con mille sfaccettature, un uomo rivoluzionario che è partito dal niente ed è riuscito ad affermarsi ai livelli più alti. Per gli americani A.I è stato non solo un modello di sport, ma soprattutto un esempio di vita. La conferma che con determinazione e volontà anche le situazioni più disperate possono avere una speranza di riscatto. Iverson è la risposta agli schiaffi della vita.
Allen Iverson, ‘The Answer’: la rivoluzione nella NBA dei giganti
Il suo soprannome è ‘The Answer‘. Iverson è la risposta alla vita che nel percorso gli ha posto davanti enormi ostacoli. Nato ad Hampton, in una città molto povera della Virginia, Allen cresce con una mamma molto giovane e si appassiona al Football americano. Non sembrava esserci spazio per il basket che lui considerava troppo soft. Sua mamma lo convinse a provare la pallacanestro e tutto cambiò. Era evidente che fosse quello il suo destino. In pochi, però, si sarebbero immaginati che un giovane ragazzo di 1.83 cm avrebbe rivoluzionato il gioco, dominando nella lega più prestigiosa al mondo. Un tragico episodio stava per distruggere la carriera di A.I. Durante l’ultimo anno di scuola venne arrestato in seguito ad una rissa in una sala da bowling. Condannato ingiustamente, il giovane ragazzo venne allontanato da molte università. Nessuno sembrava più credere in lui, tranne John Thompson, all’epoca head coach della squadra di Georgetown.
Iverson lo considera tutt’ora una delle persone più importanti della sua carriera: “Mi ha salvato la vita, mi ha dato una chance quando nessuno lo ha fatto. È stata la migliore fonte di ispirazione per me. Gli importava di me come persona, al di là del basket”. Grazie a lui Allen Iverson ha avuto la possibilità di rilanciarsi come giocatore e come uomo e nel 1996 viene selezionato come prima scelta assoluta al Draft dai Philadelphia 76ers. Il primo playmaker dopo Magic Johnson ad essere selezionato come prima scelta assoluta. Con il suo ingresso in NBA tutti capirono il perché del suo soprannome. Iverson era la risposta alla mancanza di una vera stella nella lega dopo il momentaneo ritiro di Michael Jordan. Era iniziata l’era di ‘The Answer’.
Icona culturale e simbolo di Philadelphia
Al termine della sua prima stagione in NBA vince il premio di Rookie dell’anno. Il primo assaggio del suo talento è stato il crossover su MJ, gesto tecnico sublime rimasto nella storia del gioco. In seguito vincerà un premio MVP nel 2001, due MVP dell’All Star-Game e 4 titoli di miglior marcatore dell’anno. Non ha vinto il titolo NBA, ma ha sovvertito le gerarchie della pallacanestro americana. Nessuno poteva credere che un ragazzo della sua statura potesse dominare su avversari molto più grossi di lui. Kobe Bryant lo aveva definito “L’avversario più difficile che abbia mai incontrato”. Allen ha guidato una rivoluzione. Adesso molti ragazzi di bassa statura sanno che possono fare la differenza grazie al suo modello. Un merito che gli ha conferito Charles Barkley: “Vedo un sacco di gente piccola di statura che indossa la maglia numero 3 e so perché lo fa”. Un’altra rivoluzione l’ha portata nel ‘dress code’. A quei tempi il suo modo di vestire e di esprimersi rappresentavano qualcosa di mai visto prima. Grazie a lui oggi il legame tra NBA e moda si è radicato.
Il suo impatto a livello culturale lo ha reso una rockstar, un’icona per intere generazioni. Forse, però, l’aspetto più emozionante della carriera di Iverson è il rapporto con la città di Philadelphia che lo ha adottato dal primo giorno in cui è stato scelto. Allen Iverson ha ridato credibilità alla franchigia dei Sixers, costruendo un legame di sangue con la tifoseria, quasi simbiotico. La gente di Philly si identificava in lui e nella sua storia di vita e Allen si è sempre comportato come uno di loro, dimostrando il suo amore ogni volta che metteva piede sul parquet. Entrato a far parte della Hall of Fame, ha giurato amore eterno alla franchigia dei Sixers: “Mi avete permesso di sbagliare ed essere me stesso, questa città è diventata la mia casa per sempre“. Non tutti hanno avuto l’onore di vederlo giocare, ma chi ci è riuscito deve ritenersi privilegiato. Allen Iverson ha ribaltato le regole del gioco e ha scritto una pagina indimenticabile di sport e di vita.