Wimbledon, rivoluzione d’autunno: concesso intimo scuro

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Una rivoluzione in chiave femminista quella che avviene a Wimbledon: sarà concesso alle atlete di indossare intimo scuro, purché sia a tinta unita, durante il ciclo mestruale.

July 1922: French tennis player Suzanne Lenglen competing in the women’s singles tournament at Wimbledon which she went on to win. (Photo by Topical Press Agency/Getty Images)

Wimbledon, da oggi un asterisco in più

Oggi il sito di Wimbledon ha un asterisco in più, quello che aggiunge una precisione non trascurabile. Le donne potranno indossare dell’intimo scuro che non sia più lungo della gonna o dei loro pantaloncini. Obiettivo centrato. Le atlete del torneo più famoso del tennis potranno finalmente sentirsi meno a disagio se nel periodo di gioco sono nella fase mestruale del loro ciclo. Sembra una piccola conquista ma è ogni passo è una rivoluzione. Finalmente addio disagio e addio pericolo di una resa minore. “L’ All England Club, dove si gioca il torneo sull’erba più famoso, abbraccia il cambiamento nella speranza che aiuti le giocatrici a concentrarsi sulle prestazioni” ha infatti detto Sally Borton, amministratrice delegata del club.

Dal sito si legge che quelle regole di abbigliamento vanno seguite dal momento in cui si entra in campo, ma da oggi eccezion fatta per le giocatrici donne a cui è concesso di indossare sotto l’uniforme un intimo più scuro, purché sia a tinta unita. Un cambiamento rivoluzionario se si pensa da quanto vigeva questa regola, l’800. All’epoca gli abiti sudati nelle competizioni sportive non erano ben visti nei club inglesi. Così venne stabilito che l’unico colore ammesso era il bianco, al massimo il crema. E piccole variazioni potevano essere concesse solo in piccoli lembi di tessuto. Piccoli, non come le suole delle scarpe. Quest’ultime, ma arancione fluo, costarono una multa salata al 7 volte campione a Wimbledon Roger Federer. Correva l’anno 2013.

1922, 2022 gli anni dei cambiamenti

Una regola cambiata molto ma molti anni dopo. La questione è saltata agli onori della cronaca la scorsa estate durante il torneo. Una protesta proprio fuori i cancelli dell’All England Club fu organizzata da Gabriella Holmes: si scagliava contro l’arcaico dress code che non tutelava le donne. Così le manifestanti indossavano provocatoriamente gonne bianche e pantaloncini rossi. Il gesto richiamava la scelta della tennista russa Tatiana Golovin che nel 2007 indossò biancheria intima rossa durante le sue partite a Wimbledon, scatenando i media. Non venne squalificata ma non eccelse nel risultato. A riprova di quanto dichiarato nei giorni scorsi dalla Borton. Un cambiamento sperato e richiesto anche un paio di settimane fa dall’ex capitano della Fed Cup britannica, Judy Murray. L’ex atleta oggi allenatrice di tennis ha detto che è un’esperienza traumatica e ha chiamato in causa anche il mondo maschile del tennis.

Un appello che è arrivato poco prima della rivoluzione d’autunno. Verrà ricordato questo novembre del 2022. D’altronde se per ogni persona o cosa (soprattutto nello sport) esiste un numero fortunato, per Wimbledon sarebbe il 22. Infatti se quest’anno corrente è l’anno della svolta femminista, il 1922 avvenne un’altra rivoluzione dell’unico Slam giocato sull’erba. Venne costruito a Church Road il nuovo campo centrale di quello che nel secolo successivo sarebbe diventato il torneo più prestigioso del mondo. Intorno a quel Center Court nacque e si sviluppò Wimbledon come lo conosciamo oggi. Era l’edizione 42 del torneo e si trasformò. 100 anni dopo un’altra grande, e gradita, rivoluzione.

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