Si dimette da arbitra nel volley perché troppo grassa, secondo i parametri delle norme federali. Il messaggio di body positivity arriva da Martina Scavelli, 34 anni. “Ho deciso di amarmi un po’ di più”. E poi il messaggio a Paola Egonu, che ha più volte denunciato le offese razziali per il colore della propria pelle: “Tu sei nera, io sono grassa” .
Volley, regole con zero tolleranza
Martina Scavelli ha 34 anni è nata a Catanzaro ed è grassa. Le prime due sono informazioni anagrafiche, la terza è stata stabilita dalle norme Fipav. Infatti, Scavelli è un’arbitra di volley ma qualche giorno fa ha dato le sue dimissioni. Il motivo per cui lascia l’arbitraggio, lo ha spiegato in un lungo post su Facebook. Nell’epoca dell’inclusione e delle battaglie combattute da un divano, come quelle contro il body shaming, una persona lascia il suo lavoro perché considerata grassa. A stabilirlo le norme federali basate su indicazioni sanitarie. Secondo queste regole bisogna rientrare in determinati parametri antropometrici. I due parametri sono il BMI (l’indice di massa corporea) e la circonferenza addominale. Lei ha superato di poco i valori previsti per entrambi e di conseguenza ha ricevuto una penalizzazione di 3 punti nell’ambito del punteggio Dirigenti di settore. E’ stata inoltre esonerata dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti.
La penalizzazione la porterà a fine stagione a passare dalla serie B, dove arbitra dal 2017, al campionato regionale. Questo significa fare un passo indietro. “Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio.” scrive la Scavelli su Fb. “Le regole sono regole ma non sono sacre o immutabili. Sono sempre stata consapevole dei regolamenti legati all’attività di arbitro e ho mantenuto un comportamento scrupolosamente osservante delle regole, anche in merito ai parametri antropometrici. Mi sono sempre autodenunciata nel momento in cui ho realizzato di superare i parametri imposti. Mi sono sempre autosospesa. Ad oggi, però, non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere ‘calpestata’ da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza“. ha poi aggiunto.
Martina Scavelli a Paola Egonu: “Tu sei nera, io sono grassa”
“Ho deciso allora di dire basta – afferma ancora l’arbitra – per me e per tutti i grassi. Basta a delle regole che non sempre vengono fatte valere ‘erga omnes’. Basta a chi si basa sui numeri e sotterra le emozioni”. Così dicendo la 34enne di Catanzaro fa un’altra denuncia. Il fisico delle donne finisce nel mirino più di quello dei colleghi uomini. Secondo quanto sostiene l’arbitra per i big del volley maschile di serie A si chiude un occhio. E ancora: questi parametri da rispettare scrupolosamente non valgono per tutte le categorie impegnate nello sport. Il paradosso che ammonisce Martina è che i giocatori o gli allenatori possono essere “obesi”, citando letteralmente. Infine c’è anche un messaggio per Paola Egonu: “Tu sei nera, io sono grassa.”
La salute mentale è la cosa più importante e Martina Scavelli si è stancata di essere “pesata come una vacca” e insultata per un errore da arbitro con l’appellativo di “cicciona”. “Se commetto uno sbaglio perché devo sentirmi urlare che sono cicciona?”. Ecco di cosa è stanca Martina che presta la voce a un problema di più ampia diffusione nell’epoca dei valori inclusivi. Battaglie che vengono combattute più teoricamente che praticamente, forse. Intanto c’è chi ne soffre e chi sente minacciata la propria salute mentale. Così Martina non ha avuto dubbi. Si è dimessa scegliendo di amarsi.
La salute mentale, l’integrità di un individuo, la passione e il sacrificio di un essere umano valgono molto di più di qualche centimetro di troppo! Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme.