A distanza di oltre undici anni dall’ultima volta, gli Stati Uniti tornano ad avere due giocatori nei primi dieci della classifica mondiale del tennis maschile. Con Fritz e Tiafoe si può tornare a sognare?
Il successo di Tiafoe riporta gli Stati Uniti nei piani alti del tennis maschile
Se n’è parlato per tantissimi anni. Il tennis maschile americano, dopo un lungo periodo in cui aveva dominato la scena mondiale tra gli anni Settanta e l’inizio del nuovo millennio, era entrato in una fase di declino piuttosto importante. Nessun campione e nemmeno troppi giocatori di buon livello. Ma a partire dallo scorso anno qualcosa di buono si è ricominciato a vedere. A Wimbledon 2022, otto tennisti americani hanno raggiunto il terzo turno, risultato che a livello Slam non si verificava dagli US Open del 1996. Poi l’Open degli Stati Uniti, con la semifinale raggiunta da Frances Tiafoe, ha confermato i progressi che si erano già visti ai Championships. La nuova stagione, se possibile, ha migliorato ulteriormente le cose. All’Australian Open di quest’anno, sono stati addirittura tre i tennisti a raggiungere i quarti di finale, con l’emergente Ben Shelton ad affiancare Sebastian Korda e Tommy Paul (poi semifinalista).
La vittoria di Frances Tiafoe nel torneo ATP 250 di Stoccarda, sull’erba, ha certificato tutti i progressi messi in mostra dal tennis U.S.A. nell’ultimo anno e mezzo. Insieme a Taylor Fritz, già top 10 da diversi mesi e vincitore del Masters 1000 di Indian Wells dello scorso anno, anche Frances ha fatto il suo ingresso tra i primi dieci giocatori del mondo. Era dal maggio del 2012 che due giocatori a stelle e strisce non erano così in alto, con Mardy Fish nono e John Isner decimo. Ciò che fa ben sperare per gli appasionati americani è anche la quantità di giovani tennisti che stanno crescendo velocemente. Oltre al già citato Shelton (20 anni), ci sono Brandon Nakashima (21), Sebastian Korda (22) e Jenson Brooksby (22), tutti ben piazzati nel Ranking ATP.
Due americani in top 10 nel tennis maschile. E’ abbastanza?
Nonostante gli ottimi risultati ottenuti recentemente dal tennis statunitense maschile, resta comunque da capire se il fatto di avere due giocatori nei primi dieci sia un parametro adatto a stabilire la salute dell’intero movimento. E soprattutto questo traguardo può bastare agli americani? Non bisogna dimenticare che il pubblico a stelle e strisce era abituato ad avere costantemente giocatori in lotta per la prima posizione della classifica mondiale. Anche le finali all american agli US Open erano piuttosto frequenti fino a vent’anni fa. Avere due ottimi giocatori, ma comunque non dei fuoriclasse, potrebbe quindi non essere abbastanza, nonostante il recente periodo di buio totale.
In ogni caso, i numeri del tennis U.S.A. sembrano essere buoni anche analizzando fasce del Ranking più basse. Ci sono undici giocatori statunitensi in top 100 e altri due nei primi 110 del Ranking ATP. E i primi dodici giocatori americani della classifica mondiale hanno tutti meno di 30 anni. Potrebbe quindi non essere una semplice illusione quella di rivedere un movimento a stelle e strisce in grado di ottenere risultati ancora più importanti di quelli raggiunti recentemente. Il torneo di Wimbledon, considerando quanto successo dodici mesi fa e le caratteristiche di molti dei giocatori americani, potrebbe essere una grande occasione.