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Palermo Football Conference: la figura del direttore sportivo

Pantaleo Corvino alla Palermo Football Conference

La figura del direttore sportivo nel calcio è cambiata in maniera netta negli ultimi anni. Questo è uno dei principali temi affrontati nella giornata del 21 marzo durante la Palermo Football Conference svoltasi nel capoluogo siciliano. Tanti personaggi di spessore hanno dato il loro punto di vista: da Pantaleo Corvino a Giorgio Perinetti, da Massimiliano Mirabelli a Stefano Capozucca, con la partecipazione di Andrea Stramaccioni e altre personalità di spicco del mondo del calcio.

Capozucca e Mirabelli Palermo Football conference (21-03-2023)

Football Conference, la figura del direttore sportivo oggi: da Corvino a Capozucca

La figura del direttore sportivo è cambiata molto nell’ultimo decennio. Se fino a dieci anni fa aveva grande autorità e rilievo, soprattutto nelle decisioni di calciomercato, adesso i presidenti tendono a mantenere i pieni poteri. Inoltre è cresciuta molto la figura del procuratore, sempre più nel vivo nelle trattative di calciomercato. “Anni fa il direttore sportivo era più al centro del progetto tecnico. Non è vero che lo spazio si è ridotto a causa dei procuratori, ma più a causa dei presidenti -ha raccontato Stefano Capozucca durante la Palermo Football Conference –Oggi il ds è più che altro un gestore di gruppo, ha minor potere decisionale e anche meno responsabilità. Oggi i direttori sportivi intervengono molto meno in ambito di trattative”.

Su questo argomento è intervenuto anche Massimiliano Mirabelli, attuale direttore sportivo del Padova, che tra il 2017 e il 2018 è stato il ds del Milan. “Bisogna cercare di ritrovare la centralità del ruolo. Una volta le società si parlavano di più, oggi c’è meno dialogo tra le parti e la figura del direttore sportivo sta perdendo sempre più valore e questo sicuramente non va bene”. Un altro tema affrontato con grande competenza da Mirabelli è quello dei settori giovanili e della possibilità di pescare anche dalle categorie minori: “Le società italiane guardano sempre all’estero ma spesso in casa nostra abbiamo giocatori di livello che non vengono lanciati. Non bisogna avere paura di andare a pescare dalle categorie inferiori come la Serie B e la Serie C. A volte si possono trovare giocatori davvero bravi”.

Andrea Stramaccioni (Palermo Football Conference 21-03-2023)

Football Conference, da Perinetti a Stramaccioni: il mondo delle nuove generazioni

Sul ruolo del direttore sportivo c’è stato anche il parere autorevole di un veterano come Giorgio Perinetti. Un maestro che nella sua carriera ha avuto il merito di scoprire giocatori come Paulo Dybala e Josip Ilicic. L’attuale d.s. del Brescia ha lanciato un segnale alle nuove generazioni che si approcciano al mestiere di direttore sportivo. “Bisogna sempre fare una scrematura per selezionare i collaboratori ideali. Io ho cercato di dare delle opportunità ai giovani che si sono proposti con serietà e sacrificio. All’epoca anche io ero giovane, ambizioso e appassionato e sono riuscito a farmi notare. Il calcio non ha orari, non ci sono pause e oggi è molto difficile trovare persone che abbracciano questa professione senza pensare subito alla notorietà e al denaro. La tecnologia al giorno d’oggi ci supporta molto nelle scelte ma un vero direttore sportivo deve comunque vivere il campo per capire se un giocatore ha valore. Certe sfumature e dettagli le riscontri solo dal vivo“.

Andrea Stramaccioni, invece, ha portato la sua esperienza di allenatore partito dal basso, arrivato ad allenare l’Inter post-Triplete. L’attuale commentatore DAZN si è soffermato proprio sul calcio italiano di oggi, spaziando dai settori giovanili, agli allenatori, fino ai nuovi modelli societari. Ho sempre pensato che il gesto tecnico e la tecnica di base siano il centro di tutto. Ho allenato campioni come Milito, Sneijder, Di Natale che passavano intere sessioni di allenamento a migliorare la tecnica di base. Questa è la risposta a quello che ho sempre pensato. Se lo fanno questi grandi giocatori devono farlo tutti e questa mentalità deve partire dai settori giovanili“. Sul tema delle società moderne, invece, si è espresso così: “Sono un po’ nostalgico. Credo che oggi le società siano più business rispetto a quelle del passato dove c’erano dei presidenti legati al proprio club in maniera viscerale e questo dava sicuramente qualcosa in più”.

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