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Moto elettriche, quale futuro dopo il record di Max Biaggi

Lo scorso 3 novembre, in sella a una delle più potenti moto elettriche, Max Biaggi ha toccato i 408 km/h. Aggiudicandosi il record di velocità su un rettilineo di 3,5 km. Quali emozioni regala l’elettrico? Quali le nuove frontiere delle competizioni elettriche, Moto e Formula E?

Il Corsaro festeggia il nuovo record di velocità assieme al team Venturi nello scatto pubblicato il 3 novembre sulla sua pagina Instagram @maxbiaggiofficial

Record delle moto elettriche: Max Biaggi polverizza i 408 km/h

Max Biaggi, 49 anni, corre come il vento. Sulla pista dell’aeroporto francese di Châteauroux, il 3 novembre, ha raggiunto i 408 km/h, battendo il record di velocità su moto elettrica over 300 kg. Il Corsaro è sei volte campione del mondo e, con la Voxan Wattman Venturi, è riuscito a battere 11 record mondiali. È aerodinamica, affusolata e silenziosa quella che sfreccia lungo il rettilineo di 3,5 km. Oppure una trovata cinematografica appena uscita da Blade Runner. Ma non si tratta di esport. È tutto vero, e il motore è quello utilizzato dalla scuderia Mercedes in Formula E.

Proprio qui sta una delle differenze più lampanti fra motore tradizionale, che ha fatto la fortuna di interi distretti, e quello elettrico. Niente rombi: solo un sibilo, come se il veicolo stesse tagliando l’acqua. Grazie al motore “silente”, il pilota può avere una maggiore percezione dei dettagli, come l’attrito dell’aria e quello delle gomme sull’asfalto. Ma deve combattere contro le “forze sconosciute” che cercano di strapparlo dal veicolo e ribaltare la carena. Anche se la moto elettrica non rompe il muro del suono, potrebbe sembrare una testata nucleare con i suoi 367 CV. Il presidente della Venturi, il monegasco Gildo Pastor, ha scelto proprio Biaggi per battere il record di velocità. La prossima sfida è Salar de Uyuni, un lago di sale in Bolivia, nel 2021. Siamo sicuri che, sul bolide che attraverserà quella chiazza bianca ampia 11.000 km², in sella ci sarà “Mad Max”.

Matteo Ferrari, classe 1997, nel 2019 guadagna il primo posto nel campionato d’esordio di Moto E. in questo scatto condiviso sulla sua pagina Facebook, è visibile l’omino totemico della Michelin, i cui pneumatici sono in dotazione alle moto

Moto E, moto elettriche per uno sport recente

La prima edizione della FIM Enel MotoE World Cup si è svolta nel 2019 nell’ambito del Motomondiale. In questa occasione la quarta categoria motociclistica, ideata nel 2018, ha schierato 18 piloti. Sembra incredibile, ma la Moto E ha esordito 99 anni dopo l’ingresso di Tazio Nuvolari nel professionismo. E con grande curiosità da parte della cugina Formula E, già matura di qualche stagione di esperienza. Matteo Ferrari, italiano, è stato il primo a brandire la Coppa del Mondo. Ma non è l’unica presenza nostrana nelle competizioni. Sembra che la Moto E sia stata annaffiata con una forte dose di Made in Italy. Infatti, tutti i team utilizzano unicamente le moto costruite dalla modenese Energia Motor Company S.p.A. I piloti, in sella alla Energica Ego Corsa, possono raggiungere i 270 km/h con una potenza di 163 CV. Inoltre, l’impianto frenante è della bergamasca Brembo.

Nonostante la partenza col botto, a marzo 2019 la Moto E ha subito un duro colpo. Durante le prove a Jerez de la Frontera, tutte le moto posteggiate nella scuderia sono rimaste coinvolte in un incendio. Sembrava un brusco arresto, ma Energica è riuscita a ricostruirle tutte. Permettendo, in questo modo, lo svolgimento della gara dopo soli quattro mesi. Nonostante siano spesso associate alle competizioni maschili, la Moto E si arricchisce anche della presenza di una donna. Lei è Maria Herrera, classe 1996, che esordisce in Moto3 nel 2013 e conclude la prima edizione di Moto E al 14° posto, affermandosi 5° sul tracciato di Misano. Proprio il circuito romagnolo, dedicato a Marco Simoncelli, ha ospitato a settembre la seconda tappa dell’edizione 2020 del campionato mondiale MotoGP. Gli appassionati della Moto E stanno aspettando il calendario della prossima stagione, mentre ci chiediamo come evolverà la nuova frontiera green del motociclismo.

La ABB, multinazionale svizzero-svedese, è title partner del campionato dal 9 gennaio 2018. La fotografia è stata pubblicata sul canale Facebook di ABB Formula E

Formula E, quando i fan influenzano la gara

La Formula E, sua cugina, è nata nel 2011 in seno alla Federazione Internazionale dell’Automobile. Il primo genitore del campionato riservato ai motori elettrici è Jean Todt, presidente della FIA, ideatore della competizione. Accanto a lui vi è il fondatore e presidente di Formula E Holdings, lo spagnolo Alejandro Agag. La Formula E è cresciuta nel tempo. Infatti, nelle prime quattro stagioni la batteria permetteva di correre soltanto metà gara. Obbligando, quindi, il cambio batteria a metà E-Prix. I miglioramenti tecnologici non si sono fatti attendere. Oggi le monoposto possono percorrere l’intero tracciato di gara con una sola batteria. Le vetture, nel corso dei 45 minuti più un giro, possono utilizzare una potenza massima di 200 kW. Il campionato prevede due trofei: il vincitore della stagione 2019-2020 è Antonio Felix da Costa, mentre il premio come migliore scuderia è andato al suo team, DS Techeetah.

La novità più originale dell’E-Prix è sicuramente il “Fanboost”. Attraverso questo sistema i fan possono influenzare l’andamento della gara. Come? Nei sei giorni precedenti la gara, e fino a sei minuti dopo l’inizio, possono votare online il proprio pilota preferito. Regalando alle vetture una potenza extra. A partire dalla quinta stagione, lo sprint può essere utilizzato dai 5 piloti più votati. Come la Moto E, anche gli E-Prix beneficiano del contributo italiano. Il nostro Paese ha accolto il torneo a Roma, nel 2018, nel Circuito cittadino dell’Eur. Fra le scuderie più longeve vi è proprio la Venturi Grand Prix, legata alla Voxan Wattman Venturi cavalcata da Max Biaggi.

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