Il Decreto ministeriale del 26 ottobre aveva nuovamente chiuso i battenti alle attività sportive non agonistiche. La sospensione ha lasciato tanti con l’amaro in bocca. Infatti dopo il primo lockdown i gestori delle attività sportive avevano investito tempo e denaro per la messa in sicurezza delle strutture. Come si sono riorganizzati? Ce lo raccontano loro stessi.
La riapertura delle attività sportive dopo il primo lockdown
Ce lo ricordiamo: il Dpcm del 9 marzo aveva sospeso tutti gli eventi e le competizioni sportive. Inoltre, aveva comportato la chiusura di palestre, centri sportivi e piscine. Era quindi iniziata la ‘caccia al runner’, il nemico pubblico ora sostituito con la categoria sociale dei giovani. Le strutture sportive sono rimaste chiuse fino al 25 maggio. Ma altre, nonostante il valore sociale dello sport, hanno potuto riaprire solo a luglio o settembre. “Abbiamo avviato la ristrutturazione dell’impianto sin da marzo spendendo 14mila euro – spiega Luigi Masciocchi, presidente di Aurelia Nuoto, la prima società per numero di atleti nel Lazio. “Misuriamo la temperatura all’ingresso, verifichiamo il distanziamento negli spogliatoi. Abbiamo messo i pannelli divisori nelle docce. Un lavoro perfetto. I Nas hanno fatto controlli nei nostri impianti in tutta Italia e non ne hanno trovato uno fuori regola. E ora mi chiudono“.
L’Associazione sportiva ospita gli allenamenti della campionessa Rachele Bruni e, in passato, di Kim Rossi Stuart e Raoul Bova. Nonostante il prestigio, le entrate si sono ridotte del 40%. “Le autorità avrebbero dovuto restituirci il 60% delle spese – continua Masciocchi. Ma nel cassetto fiscale abbiamo trovato un rimborso del solo 9%“. Non sapevate se il 3 dicembre avreste riaperto nuovamente. “Abbiamo sospeso tutte le attività associative. Non posso sostenere costi maggiori delle entrate, altrimenti falliamo tutti“. Come si sente? “Vessato. Ho 40 dipendenti: 32 devono restare a casa“.
La chiusura colpisce solo alcune attività?
La sensazione è condivisa anche da Remo Cassella, maestro di Brazilian Jiu Jitsu alla scuola Nemeos. “La nuova chiusura di fine 2020 ha sottostimato l’impatto sulle persone. Noi sportivi siamo considerati lavoratori di serie B“. Classe 1989, presta grande attenzione al significato emotivo dell’attività motoria. “Lo sport dovrebbe esser messo al pari di tutte le altre attività. È importante praticarlo per la nostra sanità fisica e mentale. Ai ristoratori si concede di lavorare fino alle 18.00, mentre non c’è la stessa apertura nei riguardi delle palestre. Mi sento amareggiato”. Parliamo dei fondi di sostegno. “Ho ricevuto quelli di marzo e aprile in quanto lavoratore a partiva Iva, ma non in quanto sportivo”. Un paradosso? “La categoria degli sportivi è ‘vessata’ perché non siamo inquadrati bene a livello fiscale. Possiamo beneficiare dei contributi solo se lo sport è l’unica fonte di reddito“. Ma non è sempre così. “In questo modo viene tagliato fuori il 90% dei collaboratori sportivi. I quali difficilmente riescono a pagare l’affitto lavorando unicamente nello sport. È stata una manovra ‘furbetta’ che non ha permesso di erogare i fondi a tutti“. Tuttavia a luglio sono tornati quasi tutti gli allievi e in autunno abbiamo avuto parecchi nuovi iscritti.
Una situazione non condivisa da Mario, proprietario della storica palestra Club Urbani. “Dopo la riapertura di settembre il 60% degli utenti non è tornato. Anche perché il pubblico adulto, iscritto soprattutto a ginnastica posturale, deve preservare maggiormente la propria salute“. Quale significato assume il Dpcm del 26 ottobre? “Per noi la nuova chiusura è un colpo forte sia dal punto di vista economico che morale. Tutto il personale è a casa. Molti allenatori sono demoralizzati. Temono che non riusciranno più a lavorare. Alcuni di loro tengono corsi online e all’aperto“.
La didattica online: un appiglio per molti istruttori
“Abbiamo interrotto tutti i corsi, come ci è stato prescritto dalle norme, e ci stiamo concentrando sulla didattica online che avevamo avviato durante il primo lockdown – ci racconta Morena Petrolati della scuola di ballo Feel That Swing. L’online non ci permette di supportare tutte le spese della nostra attività, ma è un modo per mantenere vivo l’interesse di tutti“. Nei mesi scorsi la scuola ha permesso il ballo in coppia solo fra congiunti. Per tutti gli altri, sessioni di ‘solo‘ in presenza. Obiettivo: coniugare la didattica e la necessità di distanziamento fisico. Per fortuna il jazz lo permette! “Abbiamo sentito la responsabilità di sostenere l’interesse degli allievi che, in ogni caso, contano sulla continuità dell’insegnamento“.
Il Dpcm del 3 novembre ha confermato la sospensione delle attività sportive stabilita il 26 ottobre. Bar e ristoranti continueranno a restare aperti solo fino alle 18.00, mentre i cittadini hanno l’obbligo di rimanere nelle proprie abitazioni dalle 22.00 alle 5.00. Il Decreto ristori ha introdotto un’indennità di 800 euro ai collaboratori sportivi impegnati in determinati rapporti di collaborazione per il mese di novembre, mentre il “Fondo per il sostegno delle associazioni sportive dilettantistiche e delle società sportive dilettantistiche” ha stanziato 50 milioni per il 2020. Gestori e proprietari devono abbassare la saracinesca, ma i mezzi di trasporto sono pieni – anche se la capienza massima si è abbassata al 50%. Sul punto è intervenuto il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti il 1° novembre a “Mezz’Ora in Più” su Rai 3. Specificando che la chiusura, lungi dal voler punire le attività, avrebbe l’obiettivo di decongestionare il traffico ed evitare il protrarsi di ulteriori e ben più gravi sospensioni. In questi tempi è il virus a decidere. Tuttavia, sta a noi impegnarci a rimanere uniti e a erogare maggiori sostegni alle attività sportive più colpite.