Il programma di Italia 1 ci ha ormai abituati al suo stile: la ricerca della notizia sensazionale e dello scandalo, i servizi con montaggi ansiogeni, gli effetti sonori e le interviste fatte a domande retoriche. Le Iene, nell’ultima puntata di ottobre (stagione 2019), hanno provato a raccontare gli e-sports. Il motivo per cui scelgono questo argomento è chiaro: sfruttare il riflesso di una emergente (in Italia) notorietà degli sport elettronici giocati a livello professionistico. L’intento divulgativo e di informazione riguardo gli e-sports non c’è, o almeno non si è visto nel servizio. Chi non conosceva gli e-sport non è stato maggiormente informato dal servizio delle Iene, se non sugli stipendi dei pro-player: evidentemente l’unico argomento che gli autori trovano interessante.
Iene e eSport come mucca e treno
Ok, le Iene sono un programma d’intrattenimento: non sono un telegiornale né hanno mai avuto il vero intento di informare ma solo di creare interesse intorno a questo o quell’altro argomento. Per questo gli e-sports si prestano bene al fiancheggiamento della iena Nicolò De Devitiis. Questi, infatti, hanno un pubblico giovane, lo stesso che (in teoria) rappresenta il target di riferimento della rete mediaset. Ma andiamo con ordine.
Il servizio inizia descrivendo come decine di migliaia di persone, escano di casa, paghino un biglietto e si ritrovino in uno stadio a vedere altre persone che giocano. Ma, aspetta un attimo: non è la stessa cosa che fa chiunque vada la domenica a vedere una partita di calcio, o di basket, o di baseball? E poi ci sono gli studi televisivi, i giornalisti e commentatori tecnici; ci sono gli spettacoli prima della grande finale mondiale; i concerti, gli sponsor e, ovviamente, gli stipendi.
Metodo Iene: Follow the money
Ora, capisco che a qualcuno potrebbe suonare strano pensare a un ragazzo di 18 anni che si allena, studia, gioca, vince e guadagna anche “10-15 mila euro al mese” con i videogiochi ma ovviamente la iena si riferisce, in modo generalizzato, a casi specifici. Vogliamo parlare dei 6 milioni annui che guadagna Donnarumma, il giovanissimo (classe ’99) portiere del Milan per allenarsi, vincere (poco) e giocare a calcio? In fondo gli stipendi degli sportivi sono misurati in base alle prestazioni ma anche al giro d’affari che possono generare all’interno della loro disciplina.
Il confronto non lo sto facendo io. Mi sto basando sul continuo bipolarismo proposto dalla iena De Devitiis: e-sports vs calcio. Capita quindi che nel servizio l’inviato intervisti il presidente di una società di gaming e uno dei suoi atleti. Gli chiederà a cosa gioca? Gli chiederà come si allena? Magari il pubblico potrebbe essere interessato ai suoi record? “Cosa devo dire, che pagano bene?”: sì, caro Dagnol96, dovevi dire solo questo. Poco importa se la Exeed, la società che lo ha ingaggiato, è stata la prima squadra di e-sports italiana sponsorizzata da Adidas. A proposito, sapete chi disegna le giacche delle Iene?
Le iene alla Milano Games Week 2019
“Ci sono giocatori, all’estero, che guadagnano anche 10 milioni di euro l’anno” dice uno degli organizzatori della Milan Games Week 2019, forse la più importante fiera di settore in Italia. La iena, quindi, decide di intervistare un pro-gamer internazionale: Jordan “CRIMZ” Herzog, dodicenne americano che ha lasciato la scuola per concentrarsi nella sua attività di pro-gamer. La sua specialità è Fortnite e, attualmente, CRIMZ dice di essere tra i primi 100 al mondo e nella top twenty americana.
Di pro-player, nel mondo, ce ne sono a palate e in ogni gioco che abbia un circuito competitivo di alto livello. C’è chi guadagna molto di più del giovane Jordan e chi ha anche prestazioni di più alto livello. Le Iene, però, decidono di contattare lui (e il padre) via skype. Il canovaccio dell’intervista è sempre lo stesso: quanto guadagni, perché hai lasciato la scuola, come studi? Alla fine dell’intervista la iena se ne esce con una domanda di cultura generale che dovrebbe dimostrare l’assenza d’istruzione del ragazzo. Alla domanda “quando è stata scoperta l’America”, infatti, CRIMZ fa uno strafalcione. Sicuramente ingiustificabile ma, quanti calciatori (per riprendere il confronto tanto caro a De Devitiis) saprebbero rispondere correttamente?
I commentatori come quelli veri di calcio
Girando per la fiera, la iena d’assalto assiste anche a diverse trasmissioni live dei giochi. Mostra il backstage con le telecamere “pazzesche”, gli operatori, la regia e i commentatori “come quelli di calcio veri“. Pensate a quante telecamere ci vogliono per riprendere una iena che fa un servizio come i giornalisti “quelli veri”. Dai pro-player si passa poi agli streamer, coloro che, sulle varie piattaforme on-line, trasmettono le proprie partite o commentano quelle dei professionisti.
Gli streamer sono dei punti di riferimento sia per il mercato che per i fruitori/spettatori. Sono tanti e ognuno ha il proprio stile e guadagnano anche parecchio tra monetizzazioni su YouTube o gli abbonamenti su Twitch. Su quest’ultimo, ad esempio, gli utenti possono decidere di donare 3 Euro ad uno streamer per vedere le sue trasmissioni senza le pubblicità. Quando l’inviato viene a scoprire ciò, partono i consueti conti della serva. A poco vale sottolineare che il pagamento è una scelta dell’utente e che tutte le trasmissioni, se ti guardi le pubblicità, sono disponibili gratuitamente.
Ma perché non dite che l’ha ucciso?
In dieci minuti di servizio non c’è alcun riferimento, ad esempio, al fatto che in molti Paesi (USA e Korea per primi) molte università mettono a disposizione borse di studio per gli atleti di e-sports. Non si parla del florido mercato degli sponsor o del forte impulso che, proprio queste competizioni, hanno dato all’industria dei videogiochi. Un accenno per nulla approfondito sui metodi di allenamento.
In fine la iena intervista due giovanissimi (sono stati oscurati nel servizio, quindi minorenni) spettatori di Fortnite. Li sfotte un po’ quando gli dicono che uno dei giocatori ha “killato” un altro: “ma perché non dite che l’ha ucciso?”. Per lo stesso motivo per cui possiamo esultare sia per un gol che per una rete, sarebbe stata la risposta giusta ma i giovani intervistati si sono fatti fregare da l’arguzia del mestierante.
Il quale conclude riportando uno studio di un non meglio precisato studio legale canadese, sui metodi usati dagli sviluppatori per creare più dipendenza nei giocatori: musichetta inquietante di Harry Potter e il servizio è confezionato.