Gianluca Vialli: addio grande campione

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Tragico lutto nel mondo del calcio italiano. Dopo una lunga malattia si è spento a 58 anni l’ex attaccante di Juventus e Sampdoria nonché icona della Nazionale, Gianluca Vialli. Qualche settimana fa si era ritirato a Londra per curarsi, ma non ce l’ha fatta. Indimenticabile il suo abbraccio con l’amico ct Mancini dopo la vittoria ad Euro 2020.

Gianluca Vialli alza al cielo la Champions League

La sua carriera tra la Samp dei trionfi e l’ultima Champions vinta dalla Juventus

Nasce a Cremona, il 9 luglio 1964. Attaccante dal grande fiuto del gol, era dotato di velocità e forza fisica. Nel corso della carriera, da esterno d’attacco rapido e sgusciante, migliorò fino a diventare un’apprezzata punta di peso. Inizia la gavetta nella Cremonese, nel 1980. Il ragazzo, però, è forte e si vede. Di lui si accorge la Sampdoria, che lo acquista nel 1984. Qui inizia l’ascesa del campione. Con i blucerchiati tre Coppe Italia, tra l’85 e l’89, diventando il giocatore a realizzare più reti in un’unica edizione del trofeo. Dopo la Coppa delle Coppe, con quella storica Sampdoria Gianluca conquista anche lo scudetto nel 1991. Formidabile quel roaster. Oltre a Vialli, capocannoniere della Serie A quell’anno, il mister Boskov poteva contare su giocatori del calibro di Lombardo, Vierchowod, Pagliuca e Toninho Cerezo. In attacco, a fare coppia con Gianluca, c’era il compagno Roberto Mancini. I due rimarranno amici per tutta la vita, incrociando spesso le loro carriere.

Un duo offensivo di assoluto livello. Mancio e Vialli fecero sognare milioni di tifosi, regalando prestazioni ancora oggi indimenticabili. Furono soprannominati ‘i gemelli del gol’. Altro anno dorato il 1991. La Sampdoria, da Campione d’Italia in carica, va in Champions League. Considerata da molti la cenerentola del torneo, grazie ad un Vialli in forma top, fece faville, arrivando in finale contro il Barcellona. Meritava quella Coppa, ma a volte il Dio del Calcio non è clemente. Vince il Barça. Nel 1992, il passaggio alla Juventus, dove continua a segnare caterve di gol e conquistare trofei. Vince la Coppa Uefa, poi Scudetto e Coppa Italia. Nel 1996 il tanto agognato trionfo Champions, formando con Ravanelli e Del Piero un tridente tra i migliori di sempre in Italia. La sua carriera continuerà poi al Chelsea, prima come giocatore poi come allenatore. Tra Fa Cup, Coppa delle Coppe e Coppa di Lega, Gianluca è diventato un’icona per i Blues, amatissimo dalla gente di Londra.

L’abbraccio tra Mancini e Vialli dopo la vittoria a Euro 2020

L’amore per l’Azzurro Nazionale e l’intesa infinita con il Mancio. Gianluca Vialli, grande campione

Inutile girarci intorno. Dopo la morte di Siniša Mihajlović, lo scorso dicembre, tutti noi speravamo che Gianluca potesse farcela. Pregavamo che superasse la malattia come aveva fatto nel 2017. Non volevamo accettare l’ennesimo lutto di un calciatore amato da tutti. E invece così non è stato. Quel campione invincibile, sempre in prima linea a scagliare la palla in rete, a correre per tutti e mostrare i muscoli per un’intera carriera, ha ceduto alla fragilità e alle avversità. Profonda la tristezza tra i tifosi che l’hanno sempre amato. Grande dolore nel mondo del calcio, per il quale Gianluca Vialli ha fatto e dato tanto. Le sue gesta rimarranno indelebili negli annali di questo sport, perché è stato un vero campione con il pallone tra i piedi. Anche il suo modo di pensare e comunicare rappresenterà sempre un esempio da seguire: “Spero che la mia storia possa servire a ispirare le persone che si trovano all’incrocio determinante della vita. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente”.

Per Samp, Juve e Chelsea ha vestito i panni del campione ed anche per la Nazionale Italiana è stato un punto di riferimento. Partecipò ai Mondiali del 1986, con Azeglio Vicini in panchina, poi fu perno dell’attacco azzurro ad Euro ’88. Fa faville anche ad Italia ’90 in coppia con Schillaci, però, poi, con l’arrivo di Sacchi sulla panchina dell’Italia, nono vedrà più il campo. Poco male, perché lui l’azzurro ce l’aveva dentro. Rimarrà sempre legato a quella maglia, che tornerà ad indossare nel novembre del 2019, quando la FIGC lo nomina capodelegazione, insieme all’amico di sempre Roberto Mancini. Come in tutte le tappe della sua carriera, anche in questa esperienza vince. Sarà, infatti, figura fondamentale per il trionfo della squadra azzurra ad Euro 2020. Indimenticabile il suo abbraccio con il Mancio dopo la finale vinta.

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